Boldi & De Sica: Controversia internazionale
Per avere uno spunto che faccia discutere,arrabbiare,o più semplicemente accennare un’idea dentro e intorno al cinema dobbiamo aspettare la scintilla giunta da lontano. Si pone così il match ingaggiato dai media dopo l’articolo del
New York Times redatto dal corrispondente Jason Horowitz sul 40° anniversario di
Vacanze di Natale,il capostipite dei Cinepanettoni. L’articolista,non un critico come qualche svagato anchorman tv ha sostenuto,scrive un pezzo esauriente su cosa hanno rappresentato per il pubblico italiano i film vacanzieri dei Vanzina. Racconta con efficace dosaggio ai lettori d’America che non conoscono il fenomeno quale compleanno si festeggiava e quali deduzioni offra l’evento
“Il film dei Vanzina ha dato origine a commedie natalizie allegramente volgari e stereotipate non adatte all’esportazione che hanno guadagnato una fortuna,ora niente si avvicina al colosso cinematografico e culturale una volta chiamato Cinepanettone”. Horowitz rammentando certe implicazioni ancora dirà
,” Erano film per appassionati che amavano una fetta di cultura nazionale durante l'edonista e spensierata fine del secolo”. Riportando inoltre pareri noti espressi dagli opinionisti domestici pronuncerà .
“Per i critici riflettevano il consumismo,le battute razziali,le gags triviali e il sessismo da showgirl dell’era Silvio Berlusconi ma adesso produttori e fan cercano di capitalizzare la nostalgia e riabilitarli come classici di culto dell’umorismo da toilette”. Un normale avvicendamento di fatti,giudizi,che qualunque spettatore sensato o critico non distratto avrebbe sottoscritto,ma l’articolo di uno dei più importanti giornali del mondo ha riverberato un riflesso non certo solare sullo stato della cultura italiana. La comicità dei cinepanettoni risalta una delle tante punte di iceberg che mostrano come effettivamente all’estero il termometro del cinema italiano segni un prestigio intorno allo zero. Indubbie questioni da riflettere ma che da noi vengono sottovalutate se non completamente sottotaciute. Bisogna considerare che negli anni le tematiche,il conformismo e le tipicità vuote dei film nazionali hanno avuto molte responsabilità nell’accompagnare il paese (al pari di altre ammalianti sirene) verso una rapida involuzione. Tutta una serie di processi dal valore rovesciato che in tanti aspetti hanno aiutato a pensare al ribasso,spingono ad una visione volgare del bagaglio conoscitivo rendendo più light le domande di sapere della collettività. Per effetto assurdo sono stati senz’altro di buon auspicio e propedeutici agli attuali assetti politico istituzionali. Mentre Governo e ministero della cultura cominciano a guardare al cinema quale contenitore per supposti
percorsi d’identità nazionale,il report del NYT ha scatenato l’inferno chiamando in armi,non casualmente,il coro mediatico che è sembrato impermalito per presunta lesa maestà.
Alessandro Sallusti: Ora recensisce film
Non poteva mancare la tv eretta a bastione,fortezza inviolabile del non passa lo straniero,così il programma del prime time di
Retequattro dedica uno spazio insolito al cinema che viene presentato come uno schiaffo all’Italia. Antonello Sarno scaglierà la prima pietra contro il quotidiano Usa colpevole secondo lui di,
”Approssimazione e scarsissima attenzione alle cinematografie dei paesi amici”,ma non è vero perché solitamente dà spazio e recensisce con capacità i migliori film europei. La foga di Sarno termina con una ciliegina da ricordare ai posteri rispolverando una vecchissima disputa tra cinema italiano e americano tuonerà nell’etere.
”Boldi e De Sica non sono inferiori a Jerry Lewis”. La replica in studio fa pensare al riequilibrio delle opinioni. Antonio Caprarica dice
:“ Il report è una critica politica all’Italia rappresentata in quei film,stabile per due decenni sul trionfo della volgarità e nell’auto indulgenza su vizi e difetti degli italiani”. Risposta robusta,però irrompe Alessandro Sallusti (
Il Giornale) che stigmatizza l’interlocutore,in primis mettendo addirittura in dubbio l’autorevolezza del media newyorkese,a seguire agitando un cocktail da novello critico,
” I cinepanettoni possono mettere d’accordo divertimento e arte”,affermerà,il cui strambo significato è conosciuto soltanto dal suo autore. Gli intervenuti danno sensazione di conoscere relativamente problemi e connessioni del cinema,non è una novità in televisione dove manca ovunque un buon programma in materia. Gianni Riotta (
La Repubblica) tenta di disinnescare l’
affaire circoscrivendolo a questione fuori da ogni follia di politica internazionale dicendo,
“ Sono solo film commedia datati” nei quali l’accusa
“Sessista” assumerà l’unico rilievo di verità sostenibile. Dalla sponda cartacea in difesa della sovranità non conoscono pause,a
Libero sottolineano che oltreoceano
“Hanno dato il via a una sorta di condanna del cinema nostrano”. Eppure giorni dopo la pellicola
Io Capitano verrà candidata all’Oscar da quello stesso background disegnato come nemico. Siamo in un paese sfortunato dove la cultura viene tenuta in ostaggio erigendoci attorno rozzi machiavellismi usati unicamente in favore dell’appartenenza ed evitando di approfondire con il dibattito che fa crescere. Se poi la conoscenza non prospera e non può apportare necessari distinguo c’è rischio di cadere nel magma indistinto della confusione. In tal modo anche
Il Fatto Quotidiano si pone con Davide Turrini per insospettata trasversalità nel gruppo dei patrioti d’assalto, oltretutto confondendo e rimescolando i cinepanettoni nella storia gloriosa della commedia all’italiana.
“Sono cinema comico realistico che risiede nella tradizione inimitabile dei Monicelli,Risi,Zampa”.dichiarerà con discutibile sicurezza. Le caratteristiche delle storie di Monicelli e Risi amalgamano sapientemente dramma con commedia dell’arte,quelle dei fratelli Vanzina e altri Parenti (Neri) stanno rigide nel distinguibile format della farsa. Non hanno nemmeno la profondità di sapide parodie,nel genere rappresentano un mezzo d’intrattenimento grossolano e di facile adesione. Tuttavia paragonarle a quei grandi personaggi determina l’idea di un commento frettoloso che nella sostanza fa trapelare un grave errore di analisi. Il match odierno conferma che le posizioni del pensiero sovrano si dilatano e possono attecchire ben oltre i confini della fazione svuotando l’oggetto cinema,facendolo sembrare un teatrino per il solito consenso indifferenziato.