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Il Meglio e il Peggio del mese
FOOD FOR PROFIT di Giulia Innocenzi, Pablo D'Ambrosi
Sceneggiatura di Giulia Innocenzi, Pablo D'Ambrosi

Con -

Un viaggio negli abissi che in pochi osano oltrepassare ma se c’è qualcuno con la volontà e il coraggio di andare a destinazione con fermezza capiremo come la camera da presa,i suoi obiettivi focali,possano ingaggiare e riprendersi un senso di verità ormai calpestato alle nostre latitudini. Questo docufilm sa aprire orizzonti di interesse e denuncia riempiendo uno spazio vuoto che nessun audiovisivo italiano ha saputo o voluto fissare da tempo immemorabile. Il codice sorgente da cui deriva ha nobile genealogia in quell’isola felice del giornalismo,Report il programma di Rai 3,che vede in qualità di rappresentanza redazionale la stessa coautrice del film,Giulia Innocenzi. L’inchiesta di stampo progressivo non fatica ad entrare negli stilemi tipici del cinema anzi guadagna punti utilizzando sprazzi di tecnica narrante che concedono un discreto passo al sapore di thriller. Senza dubbio la parte più avvolgente è l’indagine che alla stregua dei migliori reportage si avvale di carte e documentazioni incalzando di volta in volta quasi fossero elementi di una solida sceneggiatura che portano all’emersione di uomini spietati dentro capitoli articolati. Infatti ce ne saranno a iosa perché lo stile diretto,sicuro d un report affidabile dovrà giungere per forza a sciogliere laccioli e nodi fondamentali non prima di aver registrato reazioni anche imprevedibili,di chi preferisce non rivelare orribili segreti. Per gli spettatori si prospetta la giusta intensità corroborata da un invito al sapere e alla partecipazione di dettagli salienti,riuscendo ad aprire le nostre porte interiori,facendoci comprendere che quanto stiamo vedendo ci appartiene senza riserve. Del resto non ci sarebbe tanto rumore per nulla,la questione al centro del documentario è di quelle sottotaciute dai media mainstream che preferiscono girarsi piuttosto di mostrare gli orrori degli allevamenti intensivi di animali. Sono l’anello più basso di una catena guidata dall’industria delle multinazionali alimentari che incanala i propri flussi finanziari a partire dalla congiunzione lobbista nel cuore pulsante dell’Europa a Bruxelles. Diviene un percorso speranzoso ma famigerato (dal Veneto,al Lazio fino a vari territori europei),per incontri e occasionali incresciosi episodi nei quali le domande pretendono risposte adeguate e vere ma possono perturbare la dura scorza di cattive coscienze. Il microfono può dar avvio ad aspri salutari duelli,e capiremo subito la diametrale differenza tra i soliti porgitori di microfoni che giornalmente aspettano qualunque risposta dagli interlocutori senza proferir loro alcun interrogativo. Il disegno naturalista del film ha buon esito e rifrange una valenza etica aprendo a una chiave di lettura politica che d’inverso le forze politiche nelle sedi normative hanno preferito seppellire. Il liberismo a tutti i costi pare generare un prezzo spropositato in ragione dei più alti livelli di CO2 emessi nell’atmosfera. Gli allevamenti sono molto più inquinanti degli idrocarburi ma il fatto passa spesso in secondo piano,e se poi si concedono troppi pass alle sperimentazioni genetiche che permettono di avere surplus di carne avremo un quadro non triste ma mostruoso. Rimarrà nella memoria la sequenza che descrive le eliminazioni programmate di animali che non raggiungono il peso utile al commercio,il tutto attraverso mano d’opera omertosa a basso salario. Per il film l’indignazione non è un imprinting pubblicitario,non è un moto passeggero ad uso tranquillizzante,ma dispone un’opzione di indirizzo ben delineato per riappropriarsi di una nuova fase di civiltà. Food for Profit ha una levatura per poterlo definire il primo film di cinema civile in questo paese dopo tanti anni di abulia narrativa e scelte produttive che hanno compiaciuto e soddisfano il Potere. Grazie al grande schermo trova felice esito di pubblico e fa condividere stima riuscendo a sollevare quanto si proponeva;un acceso dibattito.