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Martone, Leopardi e l’equazione del ribelle moderato
Media: Cori roboanti e bugie da ridere per sdoganare un film imperfetto
Il Giovane Favoloso: Biografia colorata che ripropone il nazional-retorico

A cura di FRANCO FERRI

Elio Germano é Giacomo Leopardi
Elio Germano é Giacomo Leopardi
La sensazione più immediata che suggeriscono le recensioni e in genere l’informazione su Il Giovane Favoloso è quella di un’uniformità di giudizio distante da apparire la risultante di un’attenta lettura del film ma sembrano dettare l’agenda di un preoccupante conformismo. Marketing e pubblicità si celano dietro apparenze culturali per sdoganare un prodotto che deve essere imposto in ogni modo tributandolo con attestati di qualità. Per questo tv,giornali e critici si muovono come un apparato omogeneo e se non hai facoltà di libero e ampio giudizio per contrastarli sei fregato. Quando costoro si uniscono per promuovere un film nazionale pare di assistere al teatrino dei politici nel momento in cui vogliono incantare l’opinione pubblica con tormentoni mediatici pieni di nulla. In effetti esiste un trait d’union politico-economico tra quel cinema,l’indomabile casta che va sempre favorita con leggi generose e cospicui finanziamenti legati ai risultati del botteghino,pareri favorevoli e premi all’ingrosso. Tanto si fa per gli amici eccellenti senza dimenticare che il tutto è foraggiato con denari provenienti dalle tasse di inermi cittadini. L’attualità focalizza il caso del film di Mario Martone che portando sullo schermo Giacomo Leopardi ha visto la benedizione di talune intenzioni che non sono poi risultate da valutazioni oggettive così intrise di qualità. Potremmo intitolare il viaggio odierno nelle opinioni,dalla penna allo schermo,un passaggio senza intermediazione artistica grazie a recensori poco analisti. Stefano Masi,volto di Rai News 24,impegnato solitamente in servizi fast food sulle uscite settimanali,uno che scambia facilmente i film con i trailer,dice:”Il film di Martone sprizza d’intelligenza ovunque”,poi la nostra curiosità s’affievolisce non avendo il cronista tempo e voglia di spiegarci qualcuno dei tanti aspetti d’ingegno. Il punto più ribattuto de Il Giovane Favoloso era di presentare al pubblico odierno un grande poeta in veste rinnovata,moderna,una specie di ribelle o come afferma Alessandra De Luca su Avvenire,lasciandoci la punta di un sorriso,”Contemporaneo come una rock star”. Il film improntato su uno stile realista non fa emergere con passione e comunicatività la poetica o un presunto fervore iconoclasta. Anzi in determinati passaggi in cui dovrebbe nascere il carattere che genera la diversità assistiamo a fasi che mostrano un personaggio tutto sommato moderato alle prese con se stesso ed in difficoltà con il circostante. Niente di veramente nuovo a parte slogan di propaganda. Non serve appellarsi ad improbabili declamazioni della poesia per comunicare una personalità geniale,rientriamo nel campo didascalico,restiamo nello status quo del fondale colorato e della riedizione perpetua del format nazional retorico. Sarà un caso ma oltre venti imprese marchigiane insieme alla regione Marche hanno investito nel film due milioni e trecento mila euro per attrarre attenzione sul loro territorio.

Roberto Saviano
Roberto Saviano
Michele Anselmi su Il Secolo XIX aderisce perfettamente all’appeal del colore,”«La Ginestra» (poesia),detta da un Leopardi devastato,ormai prossimo alla fine,dopo l'eruzione del Vesuvio vista da Torre del Greco. E davvero si resta come ammutoliti da tanta bellezza.” Riemerge la sindrome illuminante da grande bellezza,la ricetta di falso d’autore che continuerà a devastare il cinema italiano in preda a canti irregimentati. L’operazione più furba ha invece voluto abbinare l’opinione di un personaggio legato a battaglie molto diverse per quanto distante da analisi ed estetica cinematografica. Roberto Saviano su L’Espresso scrive molto contraddittoriamente con sintassi da antico telegrafo,” Il film è lungo. Come tutti i film di Martone.Verrebbe voglia di consigliare al regista dei tagli.” . Presenta poi bugie stratosferiche,” Leopardi per tutta la sua vita sogna un'Italia unita”. Difatti molta della sua verve intellettuale viene documentata in scritti epistolari che disilludevano per pessimismo archetipo da quell’idealità del XIX°secolo. Cerca poi l’affondo da applausometro per Martone, ”E’ riuscito nell'impresa di non mostrare un Leopardi filosofo del dolore,perché il suo corpo era pieno di dolore.”  Non si accorge che per quasi tutta la vicenda Leopardi è incarnato con eccesso al limite del caricaturale? Questo marca alla radice l’aspetto verista del film senza però entrare in osmosi con la profondità dell’animo di Leopardi. L’interpretazione di Elio Germano per Fabio Ferzetti sul Messaggero é “Intellettuale e misurata”,ma entriamo nella grotta del dubbio,nella surrealtà di aver visto forse due film con storie divergenti quando Maurizio Porro del Corriere della Sera definisce la performance,” Strepitosamente insofferente ”. La realtà artistica e strutturale de Il Giovane Favoloso non si misura soltanto con i roboanti cori casalinghi. Ricorda Giorgio Carbone su Libero che“ A Venezia il film è stato bocciato di brutto dai recensori inglesi che hanno visto tutti i loro poeti {Keats,Shelley,Byron) portati al cinema e filmati come Dio comanda ”. In ultimo fa meditare la riflessione pragmatica di Maurizio Assalto su La Stampa,” Ho confidato nelle recensioni più che favorevoli ma mi sono dovuto ricredere,mi è sembrato un film-Bignami,una sequela di stereotipi,di personaggi e situazioni tagliati con l'accetta che lo rendono finto,per questo non convince e quando recita «L'Infinito» sono momenti imbarazzanti “
1 novembre 2014