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APRILE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone
Sceneggiatura di Mario Martone,Ippolita Di Majo

Con Elio Germano,Michele Riondino,Isabella Ragonese,Anna Mouglasis

Leopardi non è stato certamente un progressista nel termine più moderno di considerazione ma i suoi studi classicisti,uniti ad una sensibilità come poche,hanno forgiato uno stile poetico che trova posto rilevante anche in quell’ottocento improntato di illuminismo. Tutto ciò nonostante fosse in disaccordo con i fautori dell’unità d’Italia,forse a causa del proprio dilagante materialismo pessimista dal quale traeva scarsa fiducia di progresso nella rivendicazione della libertà politica. Non sappiamo con precisione quale spirito della sua opera possa vivere nel ventunesimo secolo a parte la funzione storicizzata,qualche espressività cosmica dei versi e l’idealizzata,struggente,malinconica poetica dei sentimenti. Sicuramente le ragioni profonde del suo viaggio interiore,propedeutiche al patrimonio letterario che ha saputo proporre,sono state vissute paradossalmente come un divertimento,un’alternativa a tutto il resto è noia e una fuga dal borgo selvaggio, tali da farci notare una forma di evoluzione in avanti senza ostacoli nel tempo. Lo studioso di verità compie da sempre il miracolo creando nel silenzio fuori da tante logiche imposte di volgarità intellettuale,quando poi nel tempo odierno i borghi selvaggi si sono moltiplicati avendo come estremo inganno astratta e impalpabile collocazione nella mappa del vivere,certamente il leopardismo,assoluto di magnificenza intima,potrebbe trovare rinnovato interesse. Martone vorrebbe provare l’ebbrezza da volo poetico del poeta marchigiano riconducendola alla sensibilità odierna però trova innanzi un ostacolo di non poco conto che andava risolto con altri stili di cinema. Se intendiamo esprimere l’osmosi tra la vita quotidiana e quel particolare momento della scrittura che genera il sublime,la chiave non può essere risolta con una tendenza sommariamente realista ma deve incontrare al pari di una musica il momento in cui causa esistenziale e anelito artistico s’intersecano innescando scintilla comunicante. Qui,anche altre operazioni del genere trovarono risoluzione ottimale,invece il film usa le immagini senza per questo accendersi d’immaginario. Cerca la sintesi  biografica,la cartolina agreste,il bel monumento davanti ai quali Giacomo Leopardi,scandisce o scrive celebri versi ma rimarrà non espressa la meta creatività del poeta. L’impatto globale appare quello del teatro filmato,tuttavia talune caratteristiche del poeta interpretato da Elio Germano finiscono per divenire eccessivamente caricaturali nella fisicità perché sopra le righe alla pari della rudezza declamatoria dell’attore. Non avremo da questa pellicola un’idea nuova e rovesciata sul poeta,tanti aspetti per la natura di format fiction scuola Rai Uno finiscono per annacquarsi oppure divengono involontario kitsch come la sequenza della fuga dal bordello napoletano. In definitiva assisteremo allo spettacolone colorato senza sussulti,inseguiti dall’onda modaiola di gran bellezza che riempie di intenti solo formali,divenuta per il cinema italiano una leggiadra,comoda ricetta per evitare la sostanza.