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Il pessimismo cosmico ha trovato un'efficace cura ?
Jim Jarmush ci porta a lezione di vita con"Broken Flowers" facendoci scoprire nuovi orizzonti

Bill Murray con Jim Jarmush
Bill Murray con Jim Jarmush
In tempi di tecnologia e computer dominanti inviare un messaggio scritto con una vecchia macchina può sembrare una forma di eccentrico quanto insolito anacronismo. L’idea di passato che l’azione implicitamente suscita è il corpo centrale con cui Jim Jarmusch  elabora Broken Flowers,offrendoci una versione assai riuscita dei suoi stili atipici venati di anticonformismo ed originalità narrativa. Protagonista è Don (Bill  Murray) un cinquantenne in fase depressiva,portabandiera di un’apatia eufemisticamente poco vitale. Già uomo di successo in campo informatico,appena abbandonato dall’ultima donna,viene raggiunto da una strana lettera di indecifrabile provenienza dattiloscritta probabilmente da mani femminili che lo informa con sorpresa di essere padre. Così inizia una indagine difficoltosa ma studiata e raziocinante sulle sue passate relazioni sentimentali. Fra le pieghe della vita di ciascuna donna (Sharon Stone,Tilda Swinton,Jessica Lange,Frances Conroy) può celarsi il rebus e con molte chance la risoluzione dell’impasse odierno. Amalgamato tra la commedia intrisa di humour glaciale e il thriller decisamente stilizzato,Jim Jarmusch fa proseguire Don nel viaggio a ritroso della propria vita con un programma perfetto che inversamente offrirà una specificità e una chiave di lettura soprattutto ancorata nei significati psicanalitici.

Sharon  Stone
Sharon Stone
La presenza di Murray con la tipicità di uno stile ironico e drammatico allo stesso tempo,rimanda alla memoria recente di Lost in Traslation. Opportunamente dal film di Sofia  Coppola,Broken Flowers pare proseguire un ideale capitolo nel quale poter rappresentare ipotetiche risposte alle forme di moderna incomunicabilità che il buon Bill esplicita egregiamente. Senza rivelare nulla di un epilogo inaspettato e da godere,è ugualmente giusto osservare come esca dalla pellicola il fondamento per cui raccogliere e rielaborare il passato spesso incerto di tutti noi: E’ opera inutile e non costruttiva. Jarmusch vuole affermare che soltanto il presente conta ed è un background personale,aggiungiamo noi,necessario  per raggiungere potenziali effetti benevoli sul futuro che verrà. Egli attraverso una storia dalla fluidità più ampia che in precedenza,continua a filmare personaggi i cui parametri non sono mai in odor di banalità ma vengono segnati da essenze concrete spesso disperate e poetiche. Nel bel finale la cinepresa gira vorticosamente intorno a Don,sia in soggettiva che nel controcampo prospettico facendoci balenare la determinazione dell’attuale suo disagio ma anche indicando il possibile raggiungimento di una nuova dimensione proprio attorno a lui.

 

                               2005 © Cinema & Critica