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“Crash” cinema evoluto nel suo stato di grazia
Esistenzialità dove i protagonisti sono nel percorso di un karma rinnovatore

Il regista  Paul  Haggis
Il regista Paul Haggis
Paul Haggis a proposito di Crash ha raccontato la personale motivazione che lo ha spinto a realizzare la pellicola. Avendo subito un furto d’auto alcuni anni fa,provò ad immaginare le intime motivazioni,le reazioni e le relazioni di amicizia degli sconosciuti ladri. L’idea  fondamentale nello sviluppo della storia è stata quella di intrecciare le vite di svariati personaggi cogliendo una quotidianità reale che cercasse di captare quel disagio sociale molto pregnante in USA dopo l’11 settembre.”In una Los Angeles testimone voce di un’America dilaniata e come non mai vicina a una New York in passato assai lontana”,insiste Haggis,”dove si insinua sempre più la diffidenza e la paura reciproca,era necessario seguire a ruota i personaggi della storia durante la giornata per filmarne gesta e risvolti”. Il tema centrale è fornito da una impostazione di massima che suggella il ripetersi di un concetto caro a Cesare Zavattini, il teorico del neorealismo; Cinepresa che marca a tutto obiettivo i movimenti del protagonista registrando ciò che avviene attorno lui. Per la verità Paul Haggis con senso dell’evoluzione cinematografica concreto vira l’asse realista già in sede di scrittura e con una sterzata che probabilmente ha fatto storcere la bocca ai cineasti del realismo statico e conservatore molto diffuso dalle nostre parti,innesta la mescolanza dei generi.

L’azione quotidiana dei protagonisti viene intrisa da tocchi di psicodramma fornendoci una identificabilità dove la parabola esistenziale non trova mai congiunzioni con aspetti moraleggianti.(altra caratteristica tipica del realismo storico). L’ambiguità dei caratteri tocca corde che trovammo nei western del disvalore alla Sam Peckinpah  e nei racconti noir di Raimond Chandler. Le notti di Los Angeles non sono evocazione Junghiana in stile Collateral semmai Crash per la sua percezione di urto comunica un cupo quanto illuminante affresco della società odierna. L’asciutto cinismo determinato da tanti risvolti umani,a volte meschini,a volte ipocriti ,concedono semmai un riesame in controluce fatto di accadimenti personalizzati. Ogni protagonista sembra percorso da un piccolo karma della quotidianità. In questo frangente ci pare abbia più somiglianze,non solo per location e narrazione asimmetrica,con Magnolia di P.T.Anderson  forse il film più importante degli ultimi dieci anni. Se questo ultimo in chiave magico surreale esaltava la metafisica di una vitale rinascita attraverso la filosofia pragmatica del Karma, la storia diretta da Haggis sembra,e non certo come limite,stabilire una concretezza esistenziale per i vari segmenti di storie dalla quale trasformare e riequilibrare le zone nere della natura umana.

 

                                   2005 © CINEMA & CRITICA