Primo Piano
Crossfire
Film Joker
Box Office World
Premi & Festival
Trova Cinema
La Vetrina
In Sala
Scrivici
Verdone rispolvera l'arte di arrangiarsi
Si ride con “Posti in Piedi in Paradiso” ma Germi e Scola sono distanti
Affetto e buonismo sovrastano la neutralità di una critica dalla bussola retrò

A cura di FRANCO FERRI

Carlo Verdone
Carlo Verdone
Carlo Verdone in un’ideale di immagine speculare è ancora in grado di suscitare per buona parte della critica lo stesso fascino,incondizionatamente nostalgico,rappresentato dal cinturone a borchie di Jim Morrison che Ulisse Diamanti venera nel suo negozio di dischi old style creato per Posti in Piedi in Paradiso. Al pari delle star del rock classico si ha sempre impressione di una nitida ed energica memoria dei suoi successi ruggenti e quando porta sulla ribalta l’hit più recente difficilmente affetto o complicità generazionale retrocedono in secondo piano rispetto all’analisi neutrale. Lo stesso Carlo ci suggerisce uno zoom di lettura del film,“ Credo che la commedia dia il meglio di se quando si cimenta con questo tipo di tematiche,alla maniera di Monicelli, Germi,Scola e Pietrangeli “,lasciando intravedere sospetto e giusta distanza dal cinema attuale dove,“ Sono molti i registi italiani che si defilano,che hanno paura di fotografare la realtà. lo non potrei mai lavorare facendo finta che il disagio in cui viviamo non esista “. 

Marco Giallini nel film
Marco Giallini nel film
Le testimonianze dei recensori non si fanno aspettare attestandosi in una sostanziale approvazione fin troppo acritica del manifesto di Verdone,se Gianluigi Rondi su Il Tempo fa risvegliare acuti dimenticati in archivio,“ Carlo Verdone ci dice cose serie. Però divertendoci. Come ai tempi migliori della grande commedia all'italiana ”,Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera ripropone le stesse atmosfere con due grammi di retorica,” Con gli anni Carlo Verdone dà l'impressione di affinarsi sempre di più. Come il vino buono. Confermandosi,in una stagione davvero mortificante per il cinema popolare italiano (certi successi al botteghino gridano vendetta) “. Lasciamo perdere la polemica e il J’accuse qualunque sul cinema italiano,mentre al contrario andrebbe ingaggiato un coraggioso,circostanziato mea culpa sull’irresponsabile alone di protezione che i critici hanno adottano da anni verso i film nazionali,divenendo responsabili in prima persona sull’aggravamento del male per mancanza di cure. Restando a Posti in Piedi in Paradiso,la soluzione di una sceneggiatura,con qualche bug,assemblata sull’asse di tante scenette offre da un lato qualche divertente spunto nello stile tipico dei suoi lavori ma in angolo inverso lascia poca attenzione ai tempi e ai ritmi molto importanti nella commedia.

Paolo Mereghetti
Paolo Mereghetti
La predilezione per i caratteri e per una spiccata elaborazione dei personaggi romaneschi lo avvicinano al taglio tradizionale che fu di Monicelli,Scola,come anche di Risi,ma nel medesimo istante lo allontanano perchè costoro adottavano strutture di racconto che mettevano in evidenza l’ambiguità comica e drammatica dei personaggi di fronte e dentro un versante. Giallini,Favino e la Ramazzotti,lo stesso Verdone,sono costruiti in verbo caratterista,esprimono un senso teatrale della commedia ma il loro rapporto con l’oggi depressivo procede in un focus che finisce per debordare in patetismo,ultima spiaggia di una sentimentale simpatia mostrata dagli autori verso i poveri derelitti assolutamente elusiva dei modelli di riferimento storico. La risata era brutta sporca e cattiva,però Michele Anselmi de Il Riformista si accontenta di una maschera e ride, “ Soprattutto col cialtronissimo Segato interpretato dal tinto Marco Giallini,l'attore cesella coloritamente un ruolo da commedia all'italiana,tra Vittorio Gassman e Franco Fabrizi,le sue battute sono destinate a trasformarsi in tormentoni stracult.”  

Carola Proto
Carola Proto
Si parla di crisi economica e soprattutto dei suoi effetti dannosi ma i piccoli uomini di Verdone non ne appaiono soltanto le vittime ma rappresentano l’intima e infida anima decadente di coloro che hanno nel sacco i comportamenti e le passività propedeutiche alla crisi stessa ma nel film c’è solo rappresentazione manichea. La quale invece fa eccitare Alberto Crespi che sull’Unità scrive,“Non è un semplice film comico: semmai una commedia dal contesto amaro o piuttosto una tragedia con momenti esilaranti,come non sarebbe dispiaciuto a Molière e Eduardo ”. Fra le altre sviolinate meglio riuscite,aggiungendo il dubbio che forse abbia visto o pensasse ad altro film,c’è quella di Carola Proto opinionista del Web in Comingsoon.it  aggiunge,” Verdone sfodera i suoi artigli da gattone e dissacra veri e falsi miti squisitamente contemporanei,a cominciare dalla proverbiale carità cristiana e dalla cieca fiducia in uno stato assistenzialista.” L’ultimo Verdone entrerà senza meno nell’empireo del box office ma per quello vero,il paradiso può attendere.