L’esclusione de “La Prima Cosa Bella” dall’Oscar mette a nudo il cinema italiano
Si scatenano i commenti. Natalia Aspesi “Gli Oscar premiano spesso tremende bufale”
Andrea Martini “Davvero vogliamo mettere Virzì con Inarritu ?”
a cura di FRANCO FERRI

La Prima Cosa Bella
All’indomani della decisione presa dall’Academy di non inserire
La Prima Cosa Bella di
Paolo Virzì fra i 9 titoli che si contenderanno l’ingresso nelle nomination del 25 gennaio,si è registrata quasi unanime nella stampa italiana una reazione glaciale che nella compostezza di prassi ha però evidenziato lampi stizziti di polemica. “
L’Italia del cinema come la nazionale di calcio in Sudafrica ai campionati del mondo”,lancia il sasso nello stagno Giorgio Carbone da
Libero. Nelle pagine del
Corriere della Sera si leggerà che Maurizio Porro pensava di arrivare in finale con il film scelto dalla commissione Anica,ma se ciò non potrà accadere la colpa ricadrà sui padroni di casa. “
Certo l'Italia della bella commedia sentimentale di Virzì non è quella folk che piace agli yankees (la pizza e spaghetti di Julia Roberts in Mangia,prega,ama)” ma
,continua Porro,”
siamo un Paese che omaggia la famiglia senza retorica,scavalcando spazio e tempo”. Per Alessandra Mammì dell’
Espresso il fulcro della sconfitta risiederebbe nell’impossibilità di aver potuto trovare un film importante a causa di una presunta non coesione della commissione selezionatrice e di litigi all’interno del cinema italiano.

Natalia Aspesi
Considerato che tutti ci girano intorno senza mai affrontare il problema con efficace analisi,cerchiamo in qualche modo di rendere chiara la via che porta a Hollywood valutato che anche Natalia Aspesi (
Repubblica) con saccente snobismo autoconsolatorio dice,”
Non è un dramma,gli Oscar premiano spesso tremende bufale”. La prima cosa bella riversa specificità che sono tipiche delle pellicole italiane di oggi,schematicamente elementari,molto chiuse all’evoluzione del mezzo perciò lontane da riferimenti che possono esprimere universalità condivisa in buona parte del cinema internazionale. Possiedono relazioni con una serie di canoni culturali veramente distanti da un disegno efficace sulla società,sugli uomini quanto modernamente interfacciato nella struttura racconto. Nel caso della storia con la Sandrelli
si comprende un mirato e nostalgico sguardo verso il passato che rende inattiva e forse anestetizzante la funzione del presente. Se la osserviamo da un punto di vista strettamente cinematografico risulterà visibilmente piatta senza spunti narrativi di rilievo mostrandosi nei panni di un realismo superficiale che si omogeneizza con il trend televisivo. Non sarà insensato avvicinarla ad una scansione che prevede sonorità e sound (la metafora prestataci dalla analisi musicale rende meglio l’idea) vicina al sentimentalismo edulcorato tipico della telenovela.

Giorgio Carbone
L’aspetto legato ai sentimenti deve aver giocato un brutto equivoco sui rappresentanti dell’Anica,evidentemente sicuri che miele e lacrime avrebbero fatto presa all’Oscar-game.Una configurazione del genere appartiene ad un’ideale del premio hollywoodiano risalente ad almeno mezzo secolo fa,oggi la kermesse segnando negli anni i cambiamenti del cinema a livello globale,stabilisce uno dei migliori rapporti fra mercato e cinefilia senza reticenze. La vicinanza stretta con i livelli di mutamento è riuscita a valutare molto bene l’effetto di nuovi linguaggi,tematiche del divenire umano,estetiche innovative. Se diamo un’occhiata agli scored degli anni passati troveremo premiati film e professionalità che avrebbero nobilitato anche grandi festival che,al contrario,sono spesso in preda ad eccessivi riguardi per la conservazione di schemi culturali manierati. Restando nell’ultimo decennio si è avuta una buona affermazione del cinema europeo con opere da Francia,Spagna, Austria,Bosnia,Germania sebbene Maria Pia Fusco affermi che per riuscire all’Academy Awards gli autori italiani e europei devono tenere in miglior conto,”
la sensibilità degli americani molto meno sofisticata di quella italiana ed europea”(!?). L’evidenza viene scavalcata dal pregiudizio perché,secondo la Fusco
,Gomorra fu scartato da un‘edizione dell’Oscar dal momento che..”
i critici americani uscivano dalle sale non sapendo orientarsi fra i vari episodi”. Insomma per l’opinionista di
Repubblica l’America è popolata da recensori dilettanti che scambiano una virtù per un disvalore. Peccato che l’incastro narrativo di
Gomorra era veramente approssimativo e confuso,condizione riconosciuta pure da un certo Oliver Stone. Il pianeta del cinema italiano,compresa la stragrande maggioranza della critica,rimane impermeabile al confronto e alla competizione con l’esterno preferendo l’immagine colorata di una domestica oasi felice. La logica del criterio meritocratico non farebbe pensare che ai nastri di partenza dell’83°edizione del premio Oscar ci potessero essere lavori migliori de
La prima cosa bella ? Sulle colonne del
Giorno,Andrea Martini incalza esplicitamente.”
Ma davvero vogliamo mettere Virzì con Inarritu ?”...”Al cinema italiano sempre più provinciale…manca la fantasia di Inarritu(Biutiful) o la forza drammatica di Susanne Bier”(In un mondo migliore).