Primo Piano
Crossfire
Film Joker
Box Office World
Premi & Festival
Trova Cinema
La Vetrina
In Sala
Scrivici
Owen Wilson e il golpe ingannatore
No Escape è una fiction di aspirazione politica senza aderenza con la realtà
Forzature e speculazioni danno la carica agli autori e agli opinionisti

A cura di FRANCO FERRI

Owen Wilson in una scena del film
Owen Wilson in una scena del film
Il film diretto da John Erick Dowdle,scritto insieme al fratello Drew,poteva passare tranquillamente inosservato se non avesse lasciato dietro di sé una scia che alimenta polemiche. No Escape – Colpo di Stato è la storia di una famiglia americana trasferitasi per lavoro nel sud est asiatico,quando un improvviso golpe ribalta ogni prospettiva mettendo a dura prova le vite di tutti gli stranieri presenti in quel paese senza nome. I rivoluzionari danno caccia serrata agli hotel internazionali pieni di ospiti,per loro il destino appare segnato da inequivocabile ferocia. Jack capo della famiglia Dwyer (Owen Wilson) organizza la fuga da quell’inferno,cercando di salvare moglie e figli ma i corridoi dell’hotel sono un labirinto senza fine,ciascuna stanza o angolo può nascondere salvezza come moltiplicare insidie con i ribelli indigeni che assomigliano a zombie assetati di sangue. Anche chi non avesse visto il film può capire dalle brevi righe di trama il clima surriscaldato che si adagia in un’ipotesi geopolitica prestata alla fiction più in voga. I fratelli Dowdle in fondo se lo sentivano,solo qualche anno fa avevano diretto un finto documentario in salsa horror,The Poughkeepsie Tapes,che in qualche modo trasmette all’odierno lavoro il senso delle loro preferenze. Tuttavia,No Escape vorrebbe rappresentare nelle emozioni più epidermiche l’indignazione politica,quell’intimo e raggelante richiamo nazionalista alla stirpe d’origine che pretenderebbe una patente socio culturale. Pensavamo che certi manifesti dopo l’era Bushiana fossero andati in pensione,allo stato attuale invece la pellicola si autocandida a pin up della ruggente campagna elettorale di Donald Trump. Difatti sfogliando i giornali nostrani un portavoce autorevole della destra,Libero,batte le mani riassaporando dalle sequenze del film un mito glorioso del passato,”Patriottismo alla John Wayne”. Dal punto di vista cinematografico il lavoro non può pretendere alcuna funzione imaginifica,dibattimentale,strettamente attualizzante o verosimile per il semplice fatto che quegli avvenimenti narrati nel film non sono mai accaduti. Dirà Natalino Bruzzone nel Secolo XIX,” Ha i bagliori più accessibili del glorioso Bmovie dove si badava al sodo ". Se la fiction non fa riferimento alla realtà perde capacità identificativa,diviene un gioco di carta,speculativo e contro ogni disegno di traslazione mitologica. Giovanna Grassi su Il Corriere della Sera afferma,”Ha le ambizioni di un libello politico di stampo americanista”.

Sergio Sozzo
Sergio Sozzo
Roberto Nepoti se la prende più a cuore e dalle righe de La Repubblica dichiara,” Esempio di thriller paranoico,un film imbarazzante. i rivoluzionari sono rappresentati come assassini compulsivi e stupratori. Forse il film faccia parte di una campagna per scoraggiare gli americani dai viaggi all’estero?” Il regista prima di partire per una vacanza in Tailandia,nel 2006,c’era stato un colpo di stato militare che non mise affatto in pericolo l’esito e la tranquillità del soggiorno,ma John continuava a chiedersi come sarebbe andata se la situazione fosse stata diversa. Anche il protagonista Owen Wilson sempre a suo agio con la surrealtà,in questo caso del tutto opportunistica,cerca di dare al film sembianze di credibilità socio politica,perciò ricorda. “Il conflitto tra gli Stati Uniti e il Sudest asiatico è sempre in atto”,e tanto per essere più convincente cita,forse senza crederci,Apocalypse Now,” Viaggio tragico in una guerra,in tante guerre che ci sembrano lontane ”. Nel film troviamo Pierce Brosnan nel ruolo di un personaggio particolare che in un certo momento dovrebbe giustificare il senso di colpa,la confessione auto flagellante nel plot troppo sbilanciato a senso unico. Sergio Sozzo di Sentieri Selvaggi gli dedica una window di colore,” Irresistibile parodia di un James Bond in pensione ai confini del Commonwealth a svernare con intrighi di stato,camicie tropicali e vizio della bottiglia,poi lo script è costretto a farlo sentire in colpa con dieci minuti di sparata sui danni irreversibili della politica estera disumana delle diaboliche corporation occidentali ”. A prima vista No Escape – Colpo di Stato potrebbe sembrare un plebiscito a pollice verso,un esercito di smile che hanno perso il sorriso e invece a qualcuno è quasi piaciuto nel messaggio rassicurante che in fondo vuol comunicare,Daniela Catelli di Comingsoon.it non si fa prendere dal pessimismo cosmico,” Nonostante una confezione rozza,il film riesce nel suo intento di apparentare la famiglia protagonista allo spettatore medio americano,terrorizzato da popoli lontani che parlano lingue sconosciute”. Al contrario gli spettatori americani non si sono riconosciuti nel messaggio della pellicola e non concedono al titolo il tanto aspirato successo al boxoffice.