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L’insostenibile istinto della serialità
Inferiore alle attese “Breaking Dawn parte 1” sottratto all’analisi critica
Il tramonto del giudizio si trasformerà nell’alba del pregiudizio ?

A cura di FRANCO FERRI

Protagonisti in 'Breking Dawn parte 1'
Protagonisti in 'Breking Dawn parte 1'
L’interesse accende i fari nei momenti in cui un film pone le basi del suo successo in qualcosa di travolgente che amplifica l’empatia con il pubblico ponendo condizioni di leggibilità oltre il binario cinematografico e riferibili ad ogni segmento della comunicazione. I quattro episodi della Twilight Saga parlano finora chiaro,in un crescendo che,da New Moon a Eclipse,aveva saputo abilmente evitare la trappola della serialità insita nel primo racconto miscelando con originalità cinefila le sembianze di generi differenti,mettendo in risalto le condizioni naturali e antagoniste degli esseri. Si poteva riconoscere un marcato spessore estetizzante che sovrintendeva amore e odio sottolineandone gli aspetti ambigui mai disgiunti da una pulsante forma di diversità. Breaking Dawn non pare intenzionato ad essere un piccolo prototipo di scoperta rispetto ai suoi predecessori,preferisce i canoni istituzionalizzati lasciando in garage quel sottofondo anarchico e archetipo che animava i protagonisti nei precedenti episodi. Rapporto di coppia,matrimonio,famiglia codificano condizioni conformi alle regole,che in termini di sceneggiatura significa ritorno ai capisaldi della serialità con buona pace del racconto stimolante.

Maurizio Acerbi
Maurizio Acerbi
Forse ci siamo dilungati un po’ troppo perché come suggerisce Michele Anselmi sul Riformista,” film del genere sono sottratti per principio al giudizio della critica ”. Niente critica e opinionisti per questa roba ? Siamo dell’idea che tutto va analizzato,criticato e dibattuto,probabilmente ci sarebbe più attenzione per il cinema e meno pressapochismo generalizzato. A meno che il tramonto del giudizio non si tramuti nell’alba del pregiudizio autorizzando formule mediatiche non esattamente cristalline. Sul Giornale Maurizio Acerbi dice la sua sulla prima parte di Breaking Dawn,” Romeo e Giulietta in salsa social-network ”..”Una sceneggiatura che in comicità batte di anni luce gli ultimi tre cinepanettoni “. Mettere insieme Shakespeare e spirito del new media sarebbe stato estremamente stimolante come dire classicità e contemporaneità allo stato puro,ma non risiedono nella sceneggiatura della Rosenberg e della Meyer. I problemi di questo plot non vengono accerchiati dal critico e fare paragoni disomogenei e arbitrari con i cinepanettoni di tradizione nazionale appaiono una strizzata d’occhio gratuita all’imminente uscita del nuovo Parenti-De Sica.

Valerio Caprara
Valerio Caprara
Continuare a sostenere l’inutilità della recensione per questa pellicola scandita da svariate penne perché fra la maggioranza giovane del pubblico,che va a vedere la Twilight Saga,nessuno leggerebbe critiche è la vera nota comica del momento. Certamente in senso traslato è vero che lo spettatore giovane non va a leggersi vecchi modi di capire un film e dovrebbe far riflettere sullo stato decadente di quella stampa identificabile come old media. Non serve snobismo mentre ritrovare acutezza e libertà di analisi servirebbe a comprendere senza lacune gli ingredienti del cinema visti in una dinamica di umori e cambiamenti che verificano anche condizioni storiografiche. C’è in questo frangente la visione personale di colui che si sente alieno imbarazzato davanti ad un prodotto per lui estraneo ma sa con forza riprodurne amara sintesi agganciando presente e passato nella splendida sincronia visiva di uno specchio cinefilo. Il riferimento è tutto per Valerio Caprara che sulla pagina del Mattino scolpisce la sua opinione su Breaking Dawn parte 1. “ Certo è difficile entrare in argomento quando non si ha l'età adatta “...“  Il nobile e aggressivo genere dell'horror non c'entra più nulla,le metafore nichiliste latitano e Pattinson-Stewart  nonostante i traffici carnali,sembrano agli occhi del vecchio cinefilo la versione trendy dei Rock Hudson e Doris Day poco o nulla sessuati.