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La strage di Piazza Fontana continua a dividere
Il film di Giordana è una rivisitazione didascalica dei tragici giorni del ‘69
La disputa su “Romanzo di una Strage” concentrata su motivazioni politiche

A cura di Franco Ferri

Una scena da 'Romanzo Di Una Strage'
Una scena da 'Romanzo Di Una Strage'
Per la prima volta le pagine di un capitolo ancora bruciante della storia italiana scorrono vivide nel contesto interpretativo del cinema civile. La strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 resta emblematica non tanto per i dubbi e i misteri che ancora l’avvolgono,ma in un certo qual modo segna nel dramma un importante periodo nel quale il paese viveva e svilupperà ancora per diversi anni una fase evolutiva della società,che si qualificherà indubbiamente come il più grande faro di libertà della sua storia. La trasposizione cinematografica a distanza di molti anni dovrebbe rendere giustizia ad una verità condivisibile che al contrario non si concretizza,anzi le barricate tendono ad erigersi dividendo nuovamente uomini e idee come allora. Forse le stesse radici sommerse di quel tempo trovano terreno fertile anche adesso e riagganciare l’epoca per una rilettura morale e coscienziosa è stato il principale compito di Marco Tullio Giordana che motiva la scelta.

Marco Tullio Giordana
Marco Tullio Giordana
” Ho avuto la necessità di farlo non per ragioni politiche,ma perché è un momento della nostra storia che i giovani oggi conoscono poco e male,ho sentito ragazzi considerare piazza Fontana tra gli episodi del terrorismo,addirittura attribuirlo alle Br.”
Il film si offre per una rivisitazione didascalica molto aderente e scrupolosa intorno ai personaggi e alle documentazioni che seguirono l’evento. La scelta delinea un affresco asettico che non fa trasparire emozioni di parte preferendo lo sviluppo su protagonisti emblematici come l’anarchico Pinelli e il commissario Calabresi. Se da un versante la vicenda narrata si adatta ad uno stile docu-fiction da History Channel,dall’altro manca lo spessore figurativo interfacciato da grande schermo,alla Oliver Stone per intenderci,che avrebbe fornito alla pellicola un vigore enorme calandosi nel contesto sociale e di costume di quegli anni rimasto completamente assente. Non dimentichiamoci che in quel quadro la cultura che va da Herbert Marcuse fino a Beatles e Rolling Stones aveva fatto breccia nei giovani italiani aiutando ad affermare valori emergenti ma l’oscura strage,di profondo significato conservatore,intendeva al contrario fermarli.

Dario Fo
Dario Fo
Nel Romanzo di una Strage trova in ogni caso spazio una teoria complottista che fa riferimento a una presunta doppia esplosione nel palazzo della banca. Come vedremo accenderà dispute e consuete divisioni,mettendo purtroppo in secondo piano un dibattito non meno interessante sugli elementi puramente cinematografici. Le motivazioni politiche spingono molto meglio di quelle estetiche,mettendo in luce la propensione strumentale di molti commentatori nell’usare il film di Giordana. Su La Repubblica,Curzio Maltese scrive. “ Il film lascia perplessi nell'estendere il mistero ai fatti storici “...” E’ falso però che non si siano chiarite le responsabilità. nessuna doppia pista bipartisan,a cavallo fra anarchici e neo fascisti “. La tesi delle bombe (una anarchica dimostrativa e una mortale di matrice fascista ) fa polemizzare anche Dario Fo sull’Espresso. Il Premio Nobel del resto è stato in prima linea culturale durante quegli anni con spettacoli dichiaratamente sovversivi e schiettamente afferma. “ Ci furono una bomba fascista vera e una stragista da settori oltranzisti di Nato,Usa,forze armate italiane e neofascisti veneti  “...“ La pellicola però rischia di confondere le idee “.

Giuliano Ferrara
Giuliano Ferrara
Da un altro polo politico,Giuliano Ferrara su Il Foglio fa divagazioni erranti sul significato del tempo illustrate con inusitato dono della prolissità,prende distanza dal fantasma di Piazza Fontana ma al momento opportuno in beffa a morti e coscienze spara con agghiacciante cinismo,” Che palle la strage di stato “. Un punto di vista in chiave attualizzante preso fra le pieghe del film,ce lo fornisce Cristina Piccino su Il Manifesto. “ C 'è un riferimento centrale in «Romanzo di una strage» che ci conduce al presente: la Grecia. Allora era il golpe dei colonnelli che la destra eversiva italiana sfruttando molteplici connivenze politiche,voleva importare nel nostro paese. Oggi il colpo di stato della Bce che lì ha messo in atto il suo laboratorio privilegiato. La coincidenza fa pensare  “. Per gli opinionisti di cinema quest’oggi messi in secondo piano dallo straripamento ideologico resta il telegrafico plauso di Fulvia Caprara su La Stampa, “Asciutto,rigoroso,privo di tentazioni retoriche, «Romanzo di una strage» corre verso il finale,secco come lo sparo che il 17 maggio 1972 spezzò la vita del commissario Calabresi ”. Non di solo politica vivono le polemiche forti,ritornano per una causa legata al primato del cinema,e Goffredo Fofi con articolato temperamento ne sostiene il grado sul supplemento domenicale del Il Sole 24 Ore.” Come mai il cinema e la televisione italiana non sono in grado di proporre altro che panettoni da povero pamphlet giornalistico,al posto di un buon cinema ?... ” Com'è possibile che ci si possa accontentare di parodie di ricostruzione storica come questa,da opera dei pupi,da filodrammatica e da sceneggiata,da museo delle cere,da gara paesana di imitatori,tra santini e macchiette e tra opposti buoni e opposti cattivi ? ”