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La ragione del tifo oscura il valore dei film premiati
La sconfitta del cinema italiano a Cannes ferisce l’orgoglio degli opinionisti
Alla sbarra la giuria presieduta da De Niro colpevole di aver ignorato Moretti & Co.
L’urlo di Marco Bellocchio ”Se Gianluigi Rondi fosse stato presidente…”

a cura di FRANCO FERRI

Robert  De  Niro
Robert De Niro
Questa edizione del festival di Cannes è appena terminata ma senza ombra di dubbio consegna agli annali un palmares fra i migliori delle ultime annate. Nonostante tutto i commentatori hanno preferito ad un’attenta analisi cinefila la solita parziale difesa in tono ultrà del cinema italiano,che ancora una volta esce battuto da una grande competizione internazionale. Habemus Papam di Nanni Moretti  e This must be the place di Paolo Sorrentino erano i titoli con i quali si giocava un’aspettativa forse un po’ troppo grande. Siamo stati aperti sostenitori del film di Moretti,almeno in rapporto al panorama italiano,ma bisogna considerare ed accettare che in un gioco di confronto,nel luogo di una competizione allargata ci possano essere film anche migliori. La stampa estera in genere ha apprezzato Habemus Papam ma nel complesso ha evidenziato le caratteristiche di un’opera non da podio.

Gloria  Satta
Gloria Satta
Sul film di Sorrentino i giudizi internazionali hanno avuto un peso di medio livello con discese in basso anche notevoli. “This must be the place” scrive Le Monde”non convince e offre il più insipido e inetto viaggio negli Stati Uniti mai realizzato da un regista europeo.”  Per Liberation è “Un'opera indefinibile,spassosa ma vuota,molto bella nella forma ma goffa nei significati storici a cui si riferisce”. Peter Bradshaw dell’inglese The Guardian risulta molto diretto affermando che,“This Must Be the Place non è il miglior film di Sorrentino”. Tood McCarthy su The Hollywood Reporter preferisce soffermarsi sull’interpretazione di Sean Penn,“Cheyenne banalizza l'Olocausto”,scrive,”La sua performance è eccessiva tende ad assomigliare a Johnny Depp in Edward mani di forbice”.

Roberto  Silvestri
Roberto Silvestri
Al contrario già pronto in trincea il fortino del made in Italy affilava le parole e sotto l’acuto di Alberto Crespi dell’Unità risuonerà che“This must be the place è bellissimo”. Gloria Satta sul Messaggero sentenzia ,“Molti sono pronti a scommettere sul film di Sorrentino”, Curzio Maltese per Repubblica dichiara certissimo,” Le novità del festival sono italiane”.Le previsioni atmosferiche sulla Croisette vedono solo cielo azzurro e il vento che tira in favore di Sorrentino non pone dubbi. Su Il Tempo leggiamo queste righe forse un po’grottesche,“In attesa della Palma d'Oro il regista napoletano continua intanto a parlare in italiano circondato da star internazionali”. L’unica voce fuori dal coro appartiene a Roberto Silvestri del Manifesto,”Il racconto ha il cuore artificiale”,dice,”quando si arriva all'osso l’architettura narrativa si sgonfia,con salti di dettaglio inspiegabili”.

Curzio  Maltese
Curzio Maltese
Il clima è ben diverso dopo la premiazione,così Paolo Giordano su Il Giornale lancia una suggestiva ipotesi,”Senza dubbio,qualcosa avrà pur pesato l’assenza di italiani in giuria”. Se questa è l’aria che tira Fabio Ferzetti,alla stregua di un tifoso in curva che voleva per forza un rigore dall’arbitro,scrive sul Messaggero,”Saremo maliziosi,ma ogni volta che c'è un presidente della giuria americano,chissà perché vince un film americano”. La sua collega,Gloria Satta non fa sconti,”La giuria guidata da Robert De Niro prende a schiaffi il cinema italiano”. Di nuovo in scena l’inviato di Repubblica Curzio Maltese,non esattamente uno specializzato di cinema,ma la sua verve trova il coraggio di una televendita scolpendo sul marmo francese un commovente epitaffio,”I film italiani sono stati i più applauditi dal pubblico,sono in grado di conquistare il pubblico in giro per il mondo”. Continua Maltese con navigato spirito retorico,” La rinascita italiana è partita proprio da Cannes,con i premi a Gomorra e Il Divo,complice la pugnace presenza in giuria di Sergio Castellitto”. Quest’ultimo passo è decisamente un autogol del prode Curzio perché mette in luce ambiguità considerevoli di una passata edizione del festival.

Marco  Bellocchio
Marco Bellocchio
A fargli compagnia senza imbarazzo sarà Tilde Corsi (produttore) la quale con disarmante tranquillità dice.”Certo,un italiano in giuria avrebbe difeso i nostri come fece nel 2008 Sergio Castellitto contribuendo a far premiare”Gomorra” e “Il Divo”. Anche l’anno scorso quando Elio Germano si aggiudicò (a metà con Bardèm) la Palma del miglior attore,il fervore della giurata Giovanna Mezzogiorno si era rivelato fondamentale”. Alberto Barbera (direttore museo del cinema di Torino),anche lui in giuria con la Mezzogiorno nel 2010,afferma.”Un po' di spirito di parte non guasta,è chiaro che la voglia di difendere il proprio Paese c'è”. La filosofia dell’inciucio viene disinvoltamente custodita,anche in trasferta qualcuno è sempre disposto a celebrare le tipicità nazionali. Marco Bellocchio avrebbe risolto il tutto dimostrando fiuto raffinato per le giuste cause e afferma su La Stampa,”Se a Cannes,invece di De Niro ci fosse stato,che so,un Rondi con una dimensione più ecumenica,le decisioni sarebbero state tutte diverse”. In modo marcato si evidenzia che alla lobby sta a cuore solo l’interesse del cinema anteponendolo alla priorità di un cinema interessante,ma propaganda e scorciatoie non servono per far diventare una cinematografia,campione del mondo.