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Ice Cube & Co. sfidano il pubblico e vincono
Straight Outta Compton entra nel cuore indignato di chi vuol essere sorpreso
Film potente e diretto che seduce i critici ma può metterne alcuni ko in poltrona

A cura di FRANCO FERRI

Straight Outta Compton: Il rap nel film
Straight Outta Compton: Il rap nel film
L’appuntamento con Straight Outta Compton era per i cinefili italiani un momento con una pellicola divenuta in breve molto importante. Un film sorprendente campione d’incasso negli Usa con 160 milioni di dollari battendo,produzioni a grande marketing che ha rimesso in moto l’esigenza del cinema come specchio della società. Un rituale immediato che risulterà una sfida diversificata vincente nel super competitivo mercato del cinema tale da servire gli stanchi,miopi commentatori tipo Antonio Monda. Colui che non tanto tempo addietro sosteneva l’inadeguatezza della cinematografia americana nel produrre lavori che sfidavano il pubblico con proposte controcorrente. Giovanna Grassi sul Corriere della Sera afferma che il film,“ Diventa una sorta di bandiera contro le ondate di razzismo che recentemente stanno attraversando l'America.” La lancia gettata da Straight Outta Compton entra diretta nel cuore di ogni spettatore indignato di questo pianeta ma il racconto ellittico tra sociale,biografico,musica,purtroppo non sta trovando feeling con il pubblico italiano. La storia pur venendo recepita con buoni risultati nei paesi dove finora è uscita non riuscirà a trovare da noi i consensi registrati in Francia o Germania,sarà impossibile che raggiunga il mezzo milione d’ingressi. Se ne dispiace Daniela Catelli di Comingsoon.it,” In Italia il film esce in sordina e senza particolare risalto ”.Ragioni ben diverse attraversano il paese che difficilmente ne fanno accogliere d’incanto il substrato e il messaggio profondo,come pure una scarsa attitudine ormai cronica a comprendere istanze tipiche del cinema affrescate nelle lotte,in cui la canzone torna al centro della spinta progressiva. Il progetto voluto da Ice Cube riallaccia la nascita di un fenomeno socio musicale come il rap e lui stesso afferma,” Vedendo il film si pensa anche al fatti di Ferguson. Per me arrivare alla sua realizzazione è stato un lungo sogno ”. Ieri e oggi diventano un unico tempo,un’area d’azione e libertà che guarda allibita sotto i colpi d’arma da fuoco degli agenti contro disarmati di colore. “«Straight Outta Compton» rischia di alimentare l' avversione contro gli agenti,compromettendone la sicurezza”. Dirà così Alessandro Gnocchi sul Giornale che continua,” Le critiche sono rivolte anche allo studio Universal,accusato di realizzare profitti giocando con la sicurezza degli agenti ”. Poi se l’industria sfida il pubblico con una proposta tutta nuova da vedere qualcuno se ne lamenta,ma a questo punto è preferibile la full immersion con la splendida,potente sequenza del concerto dei N.W.A a Detroit,quando un cordone di agenti teme l’attacco e le strofe di Fuck the Police,inibita e censurata,che al contrario scatenerà un senso di liberazione e determinazione.

Paolo Guzzanti
Paolo Guzzanti
Paolo Guzzanti sempre dal Giornale invece sostiene grande ammirazione per la filigrana libertaria della pellicola. “E’ grandioso,con la società americana squartata come un pollo alla diavola,fra il documentario proibito e il talento musicale del gruppo che aprì la storia del Rap.” Guzzanti prosegue mostrando calore introspettivo,“ Il film incassa perché la marea razziale si ingrossa perché l'intolleranza, le aggressioni e gli omicidi a sfondo razziale si sono moltiplicati negli ultimi anni del governo Obama,come se la classe afroamericana suburbana non ne potesse più di attendere la rivoluzione”.Dal punto di vista strettamente analitico il film osserva nell’insieme il sorgere di una coscienza rinvigorita sotto la pelle dei diseredati d’America che dopo vent’anni sta dilagando nel continente. Giovani talentuosi mettono a frutto il loro profondo desiderio di rappresentare il mondo circostante nelle rime arrabbiate di strada,creando uno star system alternativo alle etichette discografiche storiche che cambierà la visione e i ritmi dei rituali collettivi. Nella biografia c’è anche la rilettura caratteriale dei vari Ice Cube, Eazy-E, Dr. Dre,ma nell’ego non vengono taciute,rissosità e qualche difficoltà di troppo davanti alle vite di corsa. Dalla sregolata sequenzialità,disarmonica delle loro gesta si svela tutta una somma di valori e disvalori. L’esuberanza si carica di entropia con forza ineguagliabile,la sessualità unita all’eccesso dei propri conflitti individuali e pubblici trovano sbocco fondendosi in una cascata fatta di genialità che cambia per sempre il modo di cantare e far ascoltare parole e musica. Non c’è la biografia monocorde a senso unico di un periodo che ha fatto conoscere al mondo originali strade fascinose. In questo però Roberto Nepoti su La Repubblica ci va dritto,” Era legittimo sperare in qualcosa di più di una success story agiografica,un po’ elefantiaca nella sua durate di due ore e venti:dove, in fondo,non succede granché ”. Anche l’altro giornale di Roma,Il Messaggero,nell’opinione di Francesco Alò sembra orientato su aspetti parziali senza riconoscere sfumature stilistico narrative che nel film esistono eccome. Prevale l’indirizzo di non disorientare l’eterna moderazione nella società che é imposto dagli editori della carta stampata vicina al potere. Non dimentichiamo pure la disabitudine di tanti recensori nazionali al film anticonvenzionale che al momento opportuno gioca brutti scherzi mettendoli ko in poltrona. La diversità di un film che ha gran successo nel mondo fa comunque trovare pronti i critici più cinefili,Carlo Valeri da Sentieri Selvaggi dice.” Gary Gray dona al film un ritmo forsennato,l’amicizia di quartiere si frantuma sotto i colpi di un sogno americano governato dal successo e dal dio dollaro,la narrazione ha il merito di non ripulire i protagonisti dalle proprie ambiguità,il confine tra arte e criminalità si fa impalpabile”. Conclude gli interventi Giulia Valdan D’Agnolo de Il Manifesto,mettendo su Straight Outta Compton l’effigie di film più vero e anticonformista della stagione nonostante l’indifferenza peninsulare,” Istantanea di un momento incredibilmente creativo della black art,caratterizzato da un frontalità anti-establishment che oggi non passerebbe mai.”
10 ottobre 2015