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I critici rompono il patto di non aggressione ai film italiani
Comencini & marito furibondi con la stampa per le reazioni a “Quando la Notte”
La giuria di Venezia premia “Terraferma” che raccoglie ostilità trasversali

a cura di FRANCO FERRI

Avevamo lasciato Cannes con l’assordante incitamento per i colori nazionali che i recensori cinematografici,con buona pace della cinefilia,hanno scolpito nei media. A distanza di qualche mese ci aspettavamo analogo stile nel casalingo Festival di Venezia ma così non è stato. Con ogni probabilità la kermesse francese sfoggia un appeal molto particolare,avvolgente come rappresentasse l’essenza stessa di tutto il pianeta cinema esibendo uno charme da campionato del mondo. La nutritissima pattuglia che ha rappresentato il cinema italiano in laguna è servita a mantenere calda la passione dei critici casomai per motivi opposti. La proiezione di Quando la Notte della Comencini si può tranquillamente posizionare come il caso clou di Venezia 68 per la profonda rivolta sia del pubblico che della stampa.

Riccardo Tozzi e Cristina Comencini
Riccardo Tozzi e Cristina Comencini
Il film è stato apostrofato con vigore, soprattutto i protagonisti sono stati presi di mira anche da Natalia Aspesi su Repubblica,giornale solitamente vicino al gotha domestico del cinema,che guarda caso nei giorni seguenti ha molto ammorbidito la situazione. Un po’ tutti hanno tirato al bersaglio contro il brutto film,chi più ne ha più ne metta,Maria Rosa Mancuso sul Foglio scrive,Peggio di“Quando la notte” c’è solo il romanzo da cui è tratto (scritto dalla stessa Cristina Comencini). Dura e sconsolata sarà la risposta della regista ai fischi e urla della sala,La reazione è stata inaudita ma l’intervento del marito Riccardo Tozzi,nonché produttore della pellicola,ha punti di originalità non comuni nell’arringa di difesa. “Non bisogna aver Ietto i manuali sulla psicologia di massa di Goebbels e Lenin per capire che un lavoro di destabilizzazione fatto da alcuni cambi la percezione del film. È stata praticata una violenza”. Bisogna comprendere la psicologia di certi uomini di potere abituati alla perenne lusinga quando improvvisamente cala la notte e i punti di riferimento si mescolano all’oscurità divenendo i luoghi del labirinto di un complotto perfetto .

Boris Sollazzo
Boris Sollazzo
Tozzi avverte clima di tradimento ma la tappa veneziana mette in moto un clima diverso dal solito verso le produzioni di casa. “Ci sono troppi film italiani a Venezia”…”la presenza«azzurra» in tutte le altre sezioni fa sì che la Mostra offra al mondo un'immagine distorta: sembra,leggendo il catalogo,che il cinema italiano sia il più importante e creativo del pianeta”. Questi pensieri provengono da L’Unità per mano di Alberto Crespi,considerazioni attente di un critico che in genere ha sempre mostrato indulgenza a tanto cinema nostrano. Vista dal piedistallo dei premiati Venezia 68 mostra ancora polemiche che bersagliano un film inaspettatamente insignito del Premio Speciale Della Giuria,Terraferma di Emanuele Crialese. La storia ha nel suo interno un compimento unitario che giustifica e restituisce una chiave drammatica. Troppi commentatori si divincolano sul tema dell’immigrazione, accettandola o meno,però in quel preciso momento si dimenticano del cinema come succo saliente e semantico.” In Crialese i migranti sono trasformati nei simboli di una minaccia” scrive sul Corriere della Sera Paolo Mereghetti mentre Massimo Bertarelli del Giornale suggerisce alla platea televisiva una bizzarra considerazione sul realismo.”La scena del salvataggio in acqua da parte di un pescatore non è credibile perché si sarebbe dovuto togliere i pantaloni”.

Infine L’Unità non si appassiona affatto e comunica che “In Terraferma le tragedie rimangono sullo sfondo”. Il Leone d’Oro a Kozurov ha fornito impressione di una continuità della mostra con il cinema intellettuale,fra i critici tradizionalisti c’è molto entusiasmo,Fabio Ferzetti sul Messaggero scrive,”con tanti film di genere in concorso,temevamo di assistere a una conferma dello status quo: una Giuria particolarmente equilibrata ha evitato questa tentazione puntando con coraggio sui titoli migliori ”. La giuria è tirata in ballo in modo non tenero da Boris Sollazzo su Liberazione “Carnage: regia e interpretazioni da antologia,nessun premio. E qui il dilemma è d'obbligo: giuria distratta o bacchettona ? ” Il non premio a Roman Polanski che ha fatto tanto arrabbiare porta Cristina Battocletti (nella foto a destra) de Il Sole 24 Ore ad affermare, “E’ stato ignorato un film come “Carnage”,in cui la genialità del regista fotografa la pochezza contemporanea nel perimetro di un salotto”.