Paragoni stonati per Bernardo Bertolucci
Bernardo Bertolucci ha lasciato un’eredità molto personale che eleva le caratteristiche dei suoi film ad uno spessore da caposcuola. L’elaborato rapporto con le storie e con le sequenze più rappresentative sono il frutto sofferto di un’immersione profonda nelle tendenze culturali che ha attraversato in vita. Sapeva estrarre dai fermenti vissuti,dal dibattito delle idee,dall’immedesimazione in una pagina letteraria o nell’ossessiva rilettura della storia del cinema,quell’impressione di affresco che era alla base di una coesione linguistica nelle pellicole girate. Rimarrà un autore atipico nel panorama cinematografico italiano per la completa e filologica adesione alle idealità partecipate che seppe sviscerare e agitare facendole divenire il centro delle sue creazioni. Poteva perciò determinare con grande acume i capitoli e le peculiarità dei personaggi assicurando loro predominanze strutturali,gradazioni tonali e tutti quei caratteri descrittivi che di solito appartengono al lato sensibile dei romanzieri. Nel contempo assorbirà dalla pittura i capisaldi simbolici della composizione di un quadro,l’intrusione nel significante dei volti e nelle potenzialità compositive di altri elementi espressionisti che contribuirono alla formazione di un immaginario dal forte movimento trasfigurante. Un aspetto che ha permeato in svariati profili,assumendo particolare sottigliezza descrittiva quando il temperamento drammatico contempla un esistenzialismo crudele dalle tinte astratte (
Ultimo Tango a Parigi) o nel calarsi lirico di grande ascendenza etico politica quando all’iconografia della storia serve il colore e la figurazione del mito,(
Novecento). Partecipe e protagonista nei fatti di un cinema dal linguaggio internazionale era l’ultimo profeta che l’Italia poteva esibire nell’’agone sofferente dell’arte per immagini. Se il Re muore si celebra l’opera della vita e in questo l’Ultimo Imperatore andandosene rimette in gioco opinioni da prima pagina e pellicole da retrospettiva. Sul nome di Bernardo Bertolucci si celebra l’encomio all’artista e l’elogio funebre,ma nelle raffiche mediatiche andremo a scoprire l’uso improprio,la disarticolazione di una filmografia per talune parole stonate,inadatte,magari sputate superficialmente forse venate di speculazione collaterale. Gianni Canova su
Skytg24 afferma che l’opera di Bertolucci lascerà eredi nel cinema italiano,
”Personaggi e somiglianze si ritroveranno nei film di Luca Guadagnino”. I pareri buoni o cattivi che siano devono avere almeno un sincero affondo intellettuale,ma in quella corsa al ribasso ormai lanciata tutto appartiene al rango dell’opinionismo elevato agli onori mediatici da quando le fake news hanno aperto il fuoco sulla verità. Il Canova è un critico che solitamente adegua il giudizio cerchiobottista,l’analisi prefabbricata a scopi di marketing,sui quali il tg e le rubriche del canale informativo di
Sky preferiscono livellare gli orizzonti del cinema. Non vogliamo credere che il nome di Luca Guadagnino venga tirato in ballo per propagandare in modo subliminale l’uscita imminente di un film (
Suspiria). Restiamo convinti che il paragone Bertolucci-Guadagnino in termini di valore assoluto resti insostenibile e forzato per chiunque. Il primo é un autore completo nel senso più archetipo e originario del termine,l’altro è un mestierante che ha bisogno della scrittura degli altri e della notorietà da clonare per puntellare le basi dei suoi film. Difatti per rendere accettabile,
Chiamami col Tuo Nome,ha dovuto servirsi della sceneggiatura di un big,James Ivory che non a caso ha vinto l’Oscar,mentre i remake del celebre
La Piscina (
A Bigger Splash) e dell’horror di Dario Argento rivisto e corretto (
Suspiria) non sono a sostegno di una carriera da prototipo. Se vogliamo restare nel match cerchiamo al microscopio qualche eventuale punto di contatto,ma ci par di capire che l’affermazione di Gianni Canova sia capziosa e un po’ furbetta. Sostenendo l’improbabile parentela tra due registi agli antipodi il critico sembra aggrapparsi a una dichiarazione di ammirata stima,l’identificarsi in simbiosi verso Bernardo Bertolucci,che lo stesso Guadagnino rese nel documentario,
Bertolucci on Bertolucci. Anche così nascono i giudizi e le patine autoreferenziali che oggi troppo spesso assumono elevato spessore. Però dobbiamo ammettere che Bertolucci e Guadagnino hanno oggettivamente un lato pratico in comune delineato dalla preferenza nel realizzare storie in lingua inglese,tuttavia il percorso globale dei due non può ammettere altri raffronti. Bertolucci calava avvenimenti,l’amore e i personaggi,nei contesti anticonformisti in cui le diversità erano connaturate alle battaglie personali che ciascuno intraprendeva,dove l’agire era figlio biologico di una condizione lacerante. I protagonisti nei film di Guadagnino non rivelano filologia esistenziale,catarsi di habitat,non sembrano adombrati da contraddizioni di sostanza,non amano il sogno e l’incubo della trasgressione. Ambientazioni e background condensano l’idea di schemi preordinati come fossero una manierata estetica,che probabilmente per scelte lacunose dei film finiranno per rivelare d’inverso la difficoltà di uscire da uno sguardo tipicamente borghese. I diversi che descrive aderiscono allo status della convenzionalità e del politicamente corretto,parenti stretti dell’attuale convivio. Tendono ad esprimere sentimenti da cioccolatini e sequenze blande adattabili ad ogni tipo di serialità edificante. Preferiamo ricordare Bertolucci senza inutili paragoni,resterà inimitabile.