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Coronavirus: L’horror che ha chiuso i cinema
Tra chiusure e paure l’afflusso del pubblico al cinema calava subito a - 69%
Prima dello stop definitivo dell’8 marzo gli incassi erano praticamente azzerati

Cinema e teatri chiusi per Coronavirus
Cinema e teatri chiusi per Coronavirus

Sembra l'annuncio di un film da brivido che catalizza fin dall'uscita l'interesse e tutta la voglia d'immergersi del pubblico. Una storia di paure annunciate che vanno avanti imperterrite senza un volto riconoscibile,dove non sapremo mai chi sarà la prossima vittima e l'azione rappresenta il punto di forza visionario di una vicenda dalle tinte un po' metafisiche. L'invisibile fa cambiare la pelle alla realtà,peraltro in apparenza sempre la stessa per quanto oggettivamente pervasa da fasi angosciate,è l’inquietudine che avanza. Una scheda film che di sicuro convincerebbe tanti spettatori ad andare al cinema senza riserve,una pellicola potenzialmente campione al botteghino come pure di grande presa nei festival tematici. Resterà una sceneggiatura inerme forse stimolante che non sarà mai proiettata al cinema. Mentre il vero film smuove i suoi capitoli dentro il reale del quotidiano,rappresentando in modo sintomatico e kafkiano la comunicatività e certe speculari reazioni ancestrali di rilevante dimensione che sembrano effettivamente prestate da una cinematografia di alto bordo. Coronavirus,l’evento del momento,pur assumendo similitudini impressionanti con i trailer da blockbuster è un horror che invece di riempire le sale le svuota fino a farle chiudere probabilmente perché non accetta competizione sul tema adrenalinico. Cerchiamo di rendere surreali le questioni scottanti e gli effetti di questa nefasta situazione che ha colpito in maniera grave il paese evitando strumentalismi apocalittici,anche se poi andremo ad analizzare con attenzione dati allarmanti e i drammatici provvedimenti susseguitesi in cui è stata staccata la spina all’intero comparto settoriale. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo è accaduto di tutto da quando le istituzioni decidono giustamente di far chiudere in norma precauzionale le attività di pubblico spettacolo nelle regioni del nord più coinvolte dal temuto virus. A catena le distribuzioni cinematografiche decidono di bloccare film importanti in lancio nel weekend di fine mese,e i cinema che restano aperti regolarmente negli altri territori d’Italia devono comunque mantenere in programma pellicole ormai sfruttate senza alcuna novità da proiettare. La mappa della penisola vede il confine tra schermi aperti e chiusi a cavallo dell’Appennino,in pratica il cinema stop inizia dalle province di Pesaro e Rimini in su,lasciando intuire d’incanto quali numeri solo pochi giorni dopo sarebbero comparsi al box office. Se focalizziamo sui primi dieci film vediamo che al 1° marzo sono stati venduti 352.750 biglietti,del resto le serrate nelle regioni settentrionali iniziavano lunedì 24 febbraio mentre nei sette giorni precedenti (dal 17 al 23 febbraio) le presenze ammontavano a 1.139.070,in giornate peraltro in assenza di film da incassi sostenuti. La differenza macroscopica scriverà in percentuale -69%,rimarrà una tendenza interlocutoria fino a domenica 8 marzo,quando al provvedimento governativo di definitiva chiusura,gli schermi andranno a tratteggiare per allegoria un altro dei tanti passi silenziosi e lugubri di un clima che ha raggelato le città. Per la statistica gli spettatori tra il 2 e l’8 marzo saranno appena 121.500 unità nella Top 10 rappresentando addirittura -66% rispetto al molto negativo di una settimana prima. Purtroppo resterà nella memoria di tutti,é l’eccezionale cui non sappiamo dare la giusta definizione ma crediamo siamo innanzi a giorni che passeranno alla storia.

11 marzo 2020