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Il Meglio e il Peggio del mese
LA ZONA D’INTERESSE di Jonathan Glazer
Sceneggiatura di Jonathan Glazer

Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus

Si svolge nei primi mesi del 1942 mentre il nazionalismo della Germania pare raggiungere facilmente gli obiettivi che si era prefisso e tra questi il perverso progetto di deportazione e annientamento dei facenti parte la comunità ebraica. I trasferimenti in strutturati lager,di uomini,di donne e bambini,di intere famiglie,venivano gestiti a modo di tecniche logistiche,senza destare particolari sospetti le permanenze di umani nei campi furono dichiarate necessarie in zone d’interesse per la società. L’appellativo di soluzione finale sarebbe giunto solo in anni successivi quando la triste realtà prenderà il sopravvento,il campo di Auschwitz diverrà simbolo e macabro cimelio di una ideologia dalle logiche imperdonabili. La vicenda ambientata accanto al luogo in cui furono uccise quasi tre milioni di persone stabilisce un suo punto di vista alternativo che però non altererà la verità. Il soggetto e tutto quello che accade si sposta nella bella villa adiacente il grande lager abitata dal comandante Rudolph Höss e dalla sua famiglia. Quanto succede oltre il muro di confine del campo non verrà mai visualizzato,ma lascerà al fondo di rumori facilmente comprensibili un fondamentale indirizzo interpretativo del film stimolando il lato sensoriale verso un deciso approdo dal rilievo distonico. Si odono frastuoni simili a quelli di una fabbrica,transiti di treni,voci,urla,qualche sparo,ma potrebbe essere il sottofondo di una città nell’ora di punta o il baccano durante una festa paesana. Almeno questo potrebbe pensarlo la famiglia Höss assorta nell’idillio con il loro paradiso terrestre al compimento propagandistico e pratico di elitaria borghesia tedesca in avanscoperta nelle regioni della Germania est. La protagonista dominante è la consapevolezza indifferente dei familiari nel coprirsi occhi e mente di fronte al genocidio ben sapendo che l’oscura tragedia in atto sta peraltro facilitando la loro vetta sociale. Avvertiamo passo dopo passo che la sintassi della pellicola come pure la derivata sintesi non potranno produrre prioritariamente una lettura politica o sociologica delle circostanze,ma restituiranno un quadro sconcertante e convulso con capacità di concepire uno schema archetipo. Il male come la storia ha tramandato,i modelli di riferimento e la riconoscibilità tipologica della sua folle dimensione,cui eravamo abituati,perdono l’immaginario consueto. La malvagità in quanto azione prende altra forma,si maschera nei progetti sociali,diviene sottile non facendo rilevare l’alterazione dei valori morali,evidenziando semmai una strategia del fare indirizzata su presunti bisogni di avanzamento della collettività. L’escalation malefica assume perciò un connotato distinguibile osservando nel particolare i cinici silenziosi,atteggiamenti dei suoi attori che accolgono decisioni dall’alto senza avere alcuna incertezza. La volontà di quel male in ogni caso distruttiva per merito di Jonathan Glazer travalica quell’epoca storica per diramarsi in viva fisionomia interiore che porge un senso teorico ma di compiuto insegnamento,forse anche nel nostro disattento mondo contemporaneo. In La Zona d’Interesse contano molto le dissonanze,stridenti incroci di realtà bucolica e l’imprevedibile movimento dello stesso reale che sposta congiunzioni,disegni. Nella zona d’interesse vedremo una lunga carrellata mentre il comandante svolge lavori sul bellissimo giardino della residenza che esalta la natura,dal quale la prospettiva si fonde nel confine tra recinzione e la sinistra,austera visione delle costruzioni di Auschwitz. Nella zona collaterale ha luogo l’elaborazione del surreale dalle profondità,quando mito ed emersione oscura fanno presagire che l’ingannevole vacanza da sogno non sarà più la stessa e gli eventi potrebbero nutrirsi di legittima rivalsa.