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Il Grande Match con le Cine Opinioni
Parole al vento, Il profumo dell’Oscar selvatico
Figuracce estreme dopo che Io Capitano è stato sconfitto nell’ambita corsa
A Ceccherini e Sabrina Ferilli non piace l’affermazione della Zona d’Interesse

A cura di Franco Ferri

Ceccherini e Ferilli. In mezzo alla tempesta
Ceccherini e Ferilli. In mezzo alla tempesta
La Notte degli Oscar conserva un fascino immenso possedendo nel suo intercorrere quasi secolare la medesima,avvincente tensione delle maggiori competizioni sportive. Allo stesso modo lascia echi,rilancia passioni quasi fossero elettriche,esaltate sentenze da convivio in un bar dello sport che testimoniano le gioie riflesse della vittoria o il nefasto riverbero di una sconfitta. In quest’ultimo caso il mancato ricevimento della statuetta cinefila può trasformarsi nella sortita più becera che si tuffa nel parolaio offensivo dopo una sonora batosta dei propri beniamini. Sembra assurdo che una competizione di sostanza prevalentemente artistica venga affrontata con uno spirito limitativo la cui unica essenza rovescia il prestigio dell’Oscar riducendolo al farsesco teatrino di un cortile rionale. C’è una consuetudine rozza,primitiva e decisamente anticulturale in questo paese di non accettare il merito altrui (quello oggettivo) e con esso sottostimare la derivante agiata di poterne assimilare proprietà positive. Resta un fondamento inestinguibile per ogni opera d’ingegno che mostri un nuovo percorso e venga riconosciuta degna di un progresso educativo. Se poi questo viene associato al quantum visionario di un film,al profondo senso di una storia e alla potenza comunicativa nata da un significante,conosceremo un meccanismo attraente che sa avvicinare le genti abbattendo quei confini ristretti segnati dalla geografia. Per questo il cinema va posizionato in una categoria magari utopica ma sempre meglio osservabile corrispondente all’idea di un mondo aperto in continua costruzione,nonostante difficoltà,che gli Oscar decifrano per impegno e raggio di prospettiva. Il premio quale Miglior Film Internazionale assegnato a La Zona d’Interesse è meritato e giusto,alla pellicola che più di altre tra la cinquina ha disegnato con espressionismo un messaggio rinnovato nell’autentica drammaticità. Non avremmo fatto tali aperte considerazioni se all’indomani si fosse diffuso un dibattito costruttivo sui verdetti,ma qualcosa di indecente,vergognoso,è accaduto permettendoci purtroppo di distinguere la faccia notturna di una notte tanto speciale,ovvero fiutare l’inebriante profumo dell’Oscar selvatico. Non potevamo non aggiungere al nostro match coloro che non sono dei comuni opinionisti di strada ma dei vip,gente di spettacolo o addetti ai lavori,che dovrebbero masticare le cose di cinema ed invece hanno finito per innalzare una figuraccia estrema. Così parlarono Massimo Ceccherini e Sabrina Ferilli poco prima dell’affermazione de La Zona d’Interesse. “«Io Capitano» è il più bello della cinquina. Solo che non vincerà,forse,perché vinceranno gli ebrei“,dirà Ceccherini,mentre l’attrice a rinforzo del comico pare doppiarlo sostenendo,”Se dovesse vincere l'Oscar «La Zona di Interesse» so perché vincerebbe,non certo perché è un film migliore di «Io,Capitano».Io tifo Italia,io tifo Garrone”. Seppur in stile ruspante che potrebbe indurre al sorriso amaro fanno rabbrividire le parole adombrate. Da un lato appaiono come la battuta del cavaliere mentre cadeva da cavallo dicendo agli altri che tanto sarebbe sceso comunque,dall’altro si riportano il pensiero e la storia indietro,ingenuamenteforse pensando di far breccia sulla politica in auge. Sappiamo del resto quanto ha bisogno il cinema italiano di copiosi finanziamenti pubblici e strizzando magari l’occhio ad un ministero competente si auspica sempre la fatidica stretta di mani fra amici.

Con maggiore aderenza a certe risultanze osserviamo semmai un traboccante qualunquismo che dei noti personaggi esprimono a ruota libera mostrando un’evidentissima carenza di conoscenza nella disciplina da cui traggono risorse. Se avessero seguito La Zona di Interesse in quasi un anno di trionfi di critica e successi ai box office mondiali potevano sapere in anticipo che la storia non avrebbe avuto rivali alla notte del Dolby Theatre. In parole semplificate e comprensibili contano i risultati per andare sul tetto del mondo,il film di Jonathan Glazer assomiglia in questo al Manchester City che imponendosi ovunque non stupisce se poi vince la finale di Champions League. Però nel cinema non serve il tifo calcistico ma la sensibilità che scopre,rendendo vicina e omogenea anche la vicenda realizzata lontana da casa propria. Il volonteroso film di Garrone non ha stabilito nel giro internazionale una pari permeabile grandezza che conquisti rispetto al competitor. Anzi sull’argomento se c’è qualcuno che dovrebbe arrossire per ciò che ha detto a causa di un lampante conflitto d’interessi risulta proprio l’attore toscano. Ceccherini è co-sceneggiatore di Io Capitano,finendo per apparire tanto scorretto con un avversario in gara viene spontaneo chiedersi perché non abbia risolto lui stesso in sede di scrittura quelle lacune presenti nel film che forse avrebbero dato all’avventura narrata un altro passo? Sono le zone grigie che lasciano strascichi,non fanno miracoli,non costruiscono con autorevolezza un originale messaggio,forse aveva timore della verità? Al contrario La Zona d'Interesse realizza una zona nuova e interessante guardando in faccia alle zone nere estraendo un fondo metafisico importante che quest’anno non ha avuto rivali. Con parole scritte al guanto di velluto s’interessa all’argomento Massimo Gramellini nella personale rubrica ospitata da Corriere.it. Indicando soprattutto l’attrice costruisce con garbo un fendente che in verità lascia il segno intenso,”Pazienza per Ceccherini,ma ci si è messa pure Sabrina Ferilli,una che sembrava allergica ai luoghi comuni. Vedere un film prima di giudicarlo in certi casi aiuta. Si scoprirebbe che «La Zona di Interesse» non è un film sugli ebrei,come sostiene l’arguto Ceccherini,ma su una famiglia che vive a ridosso di un lager senza curarsene. Racconta la miopia del nostro sguardo,la meschineria di chi non alza mai la testa dalle proprie rassicuranti certezze”. L’Oscar per certo non ha sbagliato consegna e se la delusione resta spessa per Io Capitano dobbiamo ricordare come il film di Garrone abbia subito nel contorno mediatico un umiliante strascico che non meritava. Sul banco degli imputati torna la disinformazione e il metodo solitamente approssimativo che regna in tv quando si tratta di dissertazioni cinematografiche. Stavolta è la Rai,oltretutto produttore del film,che nel Televideo (immagine a lato) annuncia subito la notizia dell’Oscar vinto dalla pellicola di Glazer,”Una delusione per l’Italia”…”Il film di Garrone ispirato alla vita del capitano Schettino e al disastro della Costa Concordia aveva suscitato grande interesse e aspettative” Anche questo è un modo di dare notizie (grottesche) che confermano ancora la caduta del servizio pubblico,ma non di meno evidenzia scarso rispetto per la stessa kermesse hollywoodiana. E pensare che grazie alla diretta Rai1,la Notte degli Oscar,aveva avuto in Italia il migliore share di sempre dopo anni di ascolti minimali su altre reti. Le zone bugiarde invece passano sempre indenni.