Christopher Nolan
Christopher Nolan ha un atteggiamento tutto suo che di film in film mostra non solo le sembianze di uno stile ma porta alla conoscenza,se assorbita da meditata attenzione,ipotesi stimolanti tra esoterismo e disciplina scientifica che nella loro abiura dell’antitesi possano determinare assetti alternativi sulle realtà rappresentabili. Ogni pellicola dell’autore britannico presenta nel contiguo l’equivalenza del mistero,la costruzione intellegibile di sofismi atti all’interagire quali agenti imprescindibili per sfrondare palpitanti quesiti esistenziali oppure al fine di ribaltare le solvenze granitiche della logica (
The Prestige). Nei sagaci processi che regolano le sue sceneggiature il percorso evolutivo di una storia,spesso indicato magistralmente nell’archetipo,l’uomo è al centro di una disputa segreta con se stesso e i mondi esterni le cui incognite diverranno motivo di scontro quanto in estremo andranno a sostenere le espressioni di pura affinità dell’essere (
Interstellar). L’ultima opera,
Tenet,considera e sviluppa per principio l’idea dei teoremi precedenti ma amplifica per esperienza di saggezza il dialogo con la sfera intima e privata appreso nel sofisticato viaggio di
Inception. Una filigrana che tiene in vita motivazioni,relazioni e la sopravvivenza stessa dei protagonisti in quanto pedine essenziali nei momenti di svolta. La differenza rispetto ai film trascorsi la fa un postulato di fisica,meglio conosciuto come teoria dell'azione a distanza di Wheeler e Feynman che elabora un metodo di analisi sull’inversione temporale in campo elettromagnetico. Nolan non indugia con l’azione classica del viaggio nel tempo,né tantomeno ambisce all’overdose da clone delle trame fantasy. Studia e affronta il dinamismo del plot nelle possibilità variabili rileggendo con arguzia e coraggio quel presupposto fisico che diviene l’asse portante della sua struttura narrativa. Codifica la supposizione inserendola nella nebulosa realtà odierna da mondo crepuscolare,facendo valere primari interrogativi del pensiero corrente che vanno a iscrivere un’oscura definizione di futuro prossimo. La storia adombrata di attualizzante quesito filosofico considera le pericolose derive del momento definendo una strategia cinematografica quasi fosse un vasto sistema di simboli seppur ricchi di fluida espressione.
Tenet non è però una tesi di lezioni teoriche,non adora di certo la linearità,ma le tematiche sono così irruente e vere che auspicano un piano figurativo differente mai imparentato con l’architettura della fantascienza. E’ una pellicola da vedere perché nel proprio impianto di complessità riesce a decodificare con ampiezza il bisogno di verità e fa proprio quel coinvolgimento politico che riflette dalla pressione della vicenda. Viviamo anni particolari che mostrano in sottofondo il magma di un nuovo assetto del potere mondiale dopo quello della caduta del muro di Berlino. Sostengono anche esperti di studi geopolitici che siamo in mezzo a forme di guerre combattute con criteri non convenzionali e distratte chiaramente alle percezioni dei popoli,ma pericoli incontrollati potrebbero tramutare la nuova guerra fredda in qualcos’altro di non auspicabile. Christopher Nolan in apertura del film realizza una bellissima allegoria di tale realtà presentando la battaglia mimetica in teatro,nel mezzo di un pubblico anestetizzato,addormentato da contendenti che perseguono obiettivi occulti. Il protagonista di
Tenet è John David Washington,incaricato nella strana missione per stoppare le incertezze mortali dal futuro. La convinzione fideista lo accompagna ma si muove nella disagiata consapevolezza di ferire se stesso e gli altri nel circostante. Nolan fa riemergere un'altra versione del potere redentore,quale tipicità di un carisma controcorrente nei risvolti sfuggenti di un’identità,aspetto del resto che aveva ben definito nei suoi
Batman.