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Sean Connery, l’uomo che volle farsi Maestro
La parabola e la trasformazione di un attore diventato leggendario
Svolta decisiva quando interpreta Ramirez nel visionario Highlander

Sean Connery, Oscar per Gli Intoccabili
Sean Connery, Oscar per Gli Intoccabili
La grande opera di un uomo che lascia la terra dopo lunga vita non resti un fatto triste da causare tanto dolore agli altri. Bensì quel giorno deve essere un’occasione di gioia e festa per tutti,un evento di gratitudine infinita che gli porgiamo con grazia e soprattutto per mostrare ai più giovani quanto sia stata rilevante,prospettica e di grande insegnamento la sua esistenza. Così suggeriva Akira Kurosawa in un episodio della sua pellicola più estroversa,Sogni. In questa base c’è passato,presente,futuro dell’uomo,la coerente e sapiente dottrina di chi ha solcato una strada memorabile lasciando che gli epitaffi non si coprano di patina polverosa ma risveglino costantemente la vitalità del mito. La carriera di Sean Connery può stare alacremente in tale dimensione,passo dopo passo con le sue interpretazioni ha scritto pagine fondamentali ramificando una delle più alte espressioni della storia del cinema. Divenuto fenomeno di massa negli anni sessanta grazie a James Bond fece scoppiare altrettanto glamour mediatico quando lasciò quel ruolo di agente segreto che pareva insostituibile. Le clausole dei contratti stavano mutandosi in asperità sempre meno praticabili,ma ancor più era la rapida trasformazione dell’uomo a renderlo ormai lontano dall’identikit di 007 descritto nei racconti di Ian Fleming. Il divorzio dalla ditta Broccoli-Saltzman lasciò costernati uomini e donne di ogni latitudine,un eco enorme come per l’altra grande separazione di quel periodo firmata dai Beatles. Insieme contrassegneranno per multipla allegoria la parabola finale di un decennio straordinario. Tuttavia la reminiscenza magnetica e irresistibile si riaccendeva di nuovo,nonostante tutto Sean tornò sui suoi passi e nel 1971 riprese le vesti di Bond in 007: Una Cascata di Diamanti. Connery era sempre popolare ma non gettò più capacità e talento per proposte sbiadite. Gli anni settanta proseguivano con progetti di grandi registi,John Boorman (Zardoz),John Milius (Il Vento e il Leone) e John Huston (L'Uomo che Volle farsi Re). Erano ruoli fuori del convenzionale dove i personaggi rivestivano un comune denominatore giocato sull’autorevolezza che l’attore seppe identificare con intrinseca naturalità. Aveva raggiunto e fortificato nella filmografia il carattere da vero maliardo,eppure tra i dettagli di un perfezionismo mai domo mancava ancora qualcosa. Siamo negli anni ottanta quando tra il richiamo di ruoli avventurosi e l’intimista,crepuscolare Cinque Giorni Una Estate di Fred Zinneman si riaffaccia il fantasma pericoloso del decadentismo. Del resto pare attratto dal confronto narcisista con gli anni trascorsi e accetta di buon grado lo smoking extralarge di un James Bond apocrifo,fuori dalla scuderia di Cubby Broccoli,gira Mai Dire Mai. Ci voleva ben altro per scrollare definitivamente i pesi di un tempo ma la strada del possibile prevede soluzioni a getto continuo.

Sean Connery è Ramirez in Highlander
Sean Connery è Ramirez in Highlander
Serviva l’impresa grandiosa che lo portasse alla leggenda,non era tanto facile perché avrebbe dovuto incontrare se stesso nella parte più profonda dell’indole. Scavare per far uscire dal carisma una novità che aggiungesse linfa a quel quid finora acquisito dal pubblico,prestigioso ma un po’marmoreo. Dove scoprire l’occasione da metamorfosi superlativa per giungere all’empireo dell’arte? Il destino s’incrocia perfetto quando accetta una parte minore in un film indipendente sul quale in pochi avrebbero scommesso che invece si rivelò una pagina innovativa e stimolante di cinema. Highlander di Russell Mulcahy (1986) è stato il prototipo del fantasy contemporaneo,soltanto in Italia venne visto da quasi due milioni (cifra ufficiosa). Una storia che già sapeva mettere in perfetto collaudo funzionale la fluidità narrativa di una pellicola visionaria,la verosimiglianza compatibile tra realtà e mondi fantastici. Era un viaggio di epica ancestrale del pensiero con spostamenti continui tra dimensioni parallele che riannodavano avvenimenti antichi con le vicende presenti dei personaggi. Porta lo spettatore nell’adrenalinico percorso che miscela emotività,riflessione di ascendenza karmica alternando continue varianti tra luce e mondi oscuri. Si lotta nelle notti di New York per la ricompensa finale dentro uno stilismo dai fondali off,attraversato da sprazzi metallari,al quale suoni e canzoni dei Queen offrono uno scenario molto elettrizzante. C’è un protagonista (Christopher Lambert) inquieto e attonito che non si può sottrarre quale prescelto al combattimento,in suo aiuto sovviene uno strano cavaliere,Ramirez,dall’innata,lontana facoltà di iniziarlo e liberare in lui capacità senza confini. Un vero ispiratore che favorisce nell’allievo il traguardo dell’equilibrio armonico affinché quel magma divenga natura compiuta. Il ruolo di Ramirez,meno di venti minuti sullo schermo,sarà dirompente per Sean Connery. L’istintiva sicurezza protettiva che emana é la fiducia nell’aiuto,l’ordine dell’ insegnamento contro il caos che può distruggere. Nasceva dall’interpretazione la consapevolezza rinverdita del maestro illuminante che non lascerà mai soli. Il capitolo della pellicola per spirito e richiami culturali anni dopo ispirò Quentin Tarantino ma a Connery ha cambiato la vita come una svolta decisiva. Subito arriva il personaggio di Guglielmo da Baskerville ne Il Nome della Rosa di Jean-Jacques Annaud che lo vede tutore esemplare del giovane Adso (Christian Slater). Cercherà ancora questo sentiero dall’orizzonte magistrale evitando di tradurlo con cliché,ne rimase affascinato anche Steven Spielberg che gli affidò un personaggio simile pur se assolutamente spiazzante. Interpreterà il professor Henry Jones,severo padre e mentore di influenza junghiana verso l’insofferente figlio in Indiana Jones e l'Ultima Crociata. Nei ruoli imprimerà costantemente le figure di uomo giusto,virtuoso di sostanza fatale,da Gli Intoccabili di Brian De Palma al Primo Cavaliere di Jerry Zucker (è King Arthur), fino a Scoprendo Forrester di Gus Van Sant e La leggenda degli Uomini Straordinari di Stephen Norrington. Mentre le generazioni di spettatori stanno cambiando capiterà di percepire immutata la sua immagine. Negli ultimi film citati quando entrava in scena a proiezione aperta si accendeva spesso l’applauso in sala,a volte boato teatrale per l’ingresso sul palco riservato all’attore in carne e ossa eppure immortale nell’essenza. Storie da rockstar,non succede quasi mai,ora era leggenda.
Franco Ferri