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Il Meglio e il Peggio del mese
BABY DRIVER – IL GENIO DELLA FUGA di Edgar Wright
Sceneggiatura di Edgar Wright

Con Ansel Elgort,Lily James,Kevin Spacey,Jamie Foxx,Jon Hamm

Sono silenziosi e introversi gli eroi buoni che nei film di scasso,rapine,guidano a tutta velocità le auto per far dileguare nel nulla i protagonisti dei colpi. Sono la parte neutra in un gioco sporco ma per motivi comprensibilmente dinamici divengono la punta di diamante che può facilitare il risultato finale. Non sappiamo se la realtà riproduca in fotocopia l’assioma,ma dal punto di vista del cinema appaiono i favoriti di un genere romanzato che nel tempo ha fornito una filmografia dai tratti noir,intensiva e controcorrente. I ruoli hanno determinato svolte importanti per attori che,grazie a queste interpretazioni,trasformeranno definitivamente le loro carriere imponendosi come simboli a tutto charme. Acceleravano nel nome dei Ryan due classici che hanno visto il senso della velocità a perfetto catalizzatore di un’indole,chiusa nel carattere,espansiva nella cilindrata. Serve rammentare Driver l’Imprendibile di Walter Hill con Ryan O'Neal,e in anni più recenti,Drive di Nicolas Winding Refn con Ryan Gosling. Negli action movie non prevalgono spesso sfumature dei personaggi e il crime story inteso a genere heist sembra al ribasso,eppure adesso c’è qualcosa di nuovo. Baby Driver non è una storia come le altre,infatti da perfetto outsider propone novità di rilievo rivisitando con fantasia il concetto delle grandi pellicole di ieri. Chi è Baby? E’ il più afasico, simmetrico,personaggio che abbiamo conosciuto. Incarna un driver da fuga per rapine con straniata dipendenza al gioco del crimine rappresentando in sincrono il perfezionismo più assoluto alla guida dell’auto. Entrato nel giro per ricatto,è purtroppo un ragazzo in salita,vive con un genitore adottivo disabile dopo aver perso i genitori in tenera età. Quel trauma causato da un crash lo guiderà in uno stato di chiusura in sé stesso e il mondo esterno diviene un laboratorio continuo dove suoni,voci,auto sono l’alfabeto con cui cerca un proprio slancio interiore. L’equilibrio psicofisico che ha somatizzato gli ha donato la capacità di saper guidare scattanti quattro ruote in mezzo al traffico cittadino come fossero comandate da un joystick. Le folli corse seminando gli inseguitori con stile Playstation,per lui non sono il culmine di un misfatto,sembrano l’apoteosi esistenziale grazie a musiche stratosferiche quasi onde vibranti verso la rivelazione di una superealtà idealizzante,specie se viene incalzata dalla preferita della personale playlist,Brighton Rock dei Queen. L’artista della guida attinge benzina dalle canzoni nelle quali s’immedesima,c’è stretto aggancio tra velocità,digressione sull’acceleratore e quelle sulle corde di una chitarra elettrica. La colonna sonora rende oltre la cifra emotiva o di puro supporto semmai ogni canzone,che sia rock,soul o hip hop,viene chiamata in causa dagli stessi personaggi offrendo in modo attivo e diretto una cifra da interprete aggiunto. La vera fuga di Baby non è spedita su strade di asfalto ma solca in una direzione che non vuole l’annientamento dentro il percorso di una mappa recondita. C’è la notte nel film,quella che Baby deve affrontare in modo convinto se vuole sconfiggere i propri demoni perché la lotta,dopo l’inferno,regala tutte le cose mai avvicinate. Edgar Wright con la consueta verve pessimista che l’assiste (La Fine del Mondo) raccoglie tante sfumature di grigio. Predilige gli scontri fatali,quelli da cui dipendono il salto di qualità interiore. Un film eccellente che guarda al talento come possibile totem di volo e nel medesimo tempo di aspra contesa se non di ostacolo per altri. In modo originale esce il senso di un’altra America in cui riscopriamo una diversa riedificazione dei suoi miti. Scopriamo un viaggio on the road verso la salvezza fatto di nuova percezione. Una catarsi dove l’orizzontalità fisica viene sostituita da una navigazione ramificata sovente insondabile che avanza nel profondo non sempre agevole dell’individualità.