
Il grande viaggio,intenso e meraviglioso sostiene una necessità recondita che emerge e si manifesta per vie traverse,d’improvviso,quando nessuno pensa di farne uso. Il grande viaggio è temerario,insolito e duro,ma non lascia sperduti oppure in balia di pasticciate soluzioni a metà. Basta seguire l’itinerario. Il viaggio proposto dal film dischiude orizzonti fantasiosi,visionari e travolgenti,forse complessi da individuare ma lascia consapevolezza erudita che la sua mappa possa far raggiungere l’obiettivo. Il racconto prepara un tracciato psicologico,addestrando nello specifico il logo dell’anima,inseguendo un bisogno di risposte che ciascuno non avrebbe supposto perché mai si era posto pertinenti domande. Ingegnosa per stimolante coraggio la trama andrà a incontrare misteri di tono fatalista senza che il rivestimento fantastico deteriori le corde e le credibilità esistenziali della vicenda. Anzi questa giusta preferenza espressiva favorisce adeguatamente il trasporto figurativo degli elementi,motivando intrecci,depressioni e svolte,che si arrovellano nel bagaglio interiore dei personaggi. Con aderenza percettiva che richiama il pensiero orientale lo sviluppo propone un’osservazione puntigliosa durante tutto il corso di questo straordinario viaggio. Inquadrare fino a quale punto sarà possibile affrontare la lunga strada,scoprire dove e con quali entropiche interferenze agire per un riequilibrio attivo tra corpo,mente,spirito. E’ su tali basi che viene distesa la difficile ma intrigante scrittura dello sceneggiatore Seth Reiss,personalità anticonformista già noto per il controverso,
The Menu. Ora conosceremo gli ignari viaggiatori. David viene invitato a un matrimonio fuori città,purtroppo la sua auto resta bloccata non avendo pagato il parking. Per fortuna vede l’annuncio di un autonoleggio che sembra fatto apposta,sebbene la macchina disponibile sia vecchia di un trentennio ma gli offrono un Gps molto particolare. Fermate e destinazione appaiono personalizzate da un navigatore alternativo,perspicace quanto poco incline ai freddi comunicati. Giunto alla cerimonia nuziale conosce Sarah,splendida e vulcanica che s’insinua sulla sorpresa e sulle sue incertezze. Chi è questa donna così audace e quali segreti potrebbe nascondere? L’amicizia tra i due diviene cosa fatta,hanno auto e Gps per fare strada insieme,il viaggio è assicurato ma non si trasforma in prevedibile routine. Il film di Kogonada è un piccolo dono corroborante al caos che ci circonda perché sa guardare alla voglia di cambiare e mette gli spettatori nella condizione intellegibile di apprezzarla. Offre la sensazione impetuosa di esplorare la grandezza di un mare nelle variabili più disparate,anche mentre le sue acque s’agitano minacciose di tempesta melmosa,ben sapendo che la tremenda energia sprigionata non distrugge le creature dei fondali,ma lì ricrea linfa e biodiversità. Non simula l’amore,cerca negli angoli bui di un passato che non se ne va,le lacerazioni,i complessi di colpa,i silenzi disperati,le false certezze,ravvisati come sedimenti impietosi ai quali non servono per niente le ragioni genuine del sentimento. Compreso tra l’arguta ingerenza di una accalorata commedia e i drammatici tormenti segnati dalle vite,Un Grande Intenso Meraviglioso Viaggio (traduzione letterale del titolo) si alimenta d’imaginifica tensione che scorre ritagliata da un attento scandaglio psicanalitico e dalle esplorabili vie del destino. Colin Farrell è protagonista di eccellenza,la Margot Robbie è sempre più fatale.