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Il Meglio e il Peggio del mese
I ROSES di Jay Roach
Sceneggiatura di Tony McNamara

Con Olivia Colman,Benedict Cumberbatch,Kate McKinnon,Kate McKinnon

Se non ci fosse stata una parentela nobile nessuno avrebbe mostrato interesse per questo film,ma dal momento che in qualche maniera o per forza deve le prime pagine all’illustre discendenza con La Guerra dei Roses di Danny DeVito il confronto sarà inevitabile. Non si tratta di un remake della vicenda che ha stabilito nel 1989 due fattori fondamentali,il grande successo mondiale con oltre 160 milioni di dollari guadagnati (oggi da rivalutare almeno il doppio) e l’eco diffuso di critici entusiasti. Viene riadattato il racconto scritto da Warren Adler dal quale lo sceneggiatore Tony McNamara confeziona un rivestimento che si adagia a grandi linee per una lettura solvibilmente attuale. L’idea della nuova versione deriva dal portfolio assunto da Disney nell’eredità della vecchia 20th Century Fox,che realizzò la pellicola quasi quarant’anni fa. Il titolo sarà inserito in una strategia manageriale di rigenerazione produttiva come altri importanti lavori del passato. Difficile trovare un’aderenza narrativa e similitudini significative tra le due storie. I Roses,marito e moglie hanno cambiato pelle insieme ai loro nomi,non preparano un’altra sulfurea discesa agli inferi che i coniugi Michael Douglas e Kathleen Turner ingaggiarono nella Guerra dei Roses in nome di una strenua supremazia dei sessi. Olivia Colman e Benedict Cumberbatch sembrerebbero adatti per proprie caratteristiche drammatiche ad affrontare le perfide ambiguità del tema,ma i dialoghi di commedia in sostanza lieve non catturano affatto un retrogusto quanto mai amarognolo oppure di riformato spirito iconoclasta. Ci consegnano personaggi sbiaditi se non intronati che tra lazzi e smorfiette riempiono gracili sequenze. Nulla si eleva al di là di un comunissimo situation-family dove peraltro coinvolgimento e verosimiglianza restano lontani anni luce. Le relazioni di coppia sono complicate come negli anni ottanta,le vocazioni al martirio volontario da matrimonio si mantengono immutabilmente quali scelte non ambite. L’incontro tra un architetto di successo e una sognatrice che vorrebbe aprire un ristorante in America diviene fatale. Si trasferiscono dall’Inghilterra in California ma mentre lei si dedica ai figli riponendo sogni e ambizioni lui continua l’attività progettuale. Per riconoscenza dovuta alla dedizione familiare le compra un immobile dove finalmente poter aprire uno spazio desiderato e fare cucina da chef. Durante una notte di tempesta il vento fa crollare l’avveniristico tetto di un museo da lui ideato e molte persone per rifugiarsi dalle intemperie entrano nel locale di lei. Tra questi avventori c’è un noto critico culinario che scopre i suoi menu lanciandola tra le star. Purtroppo la grave catastrofe provoca il licenziamento di lui dallo Studio. Questo ribalta i ruoli che lo vedranno trasformarsi in casalingo con rigide prassi verso i figli,mentre lei ora è una celebre imprenditrice,vera locomotiva della famiglia. Risentimenti,gelosie e rivalse metteranno a repentaglio l’unione,mentre le cose cambiano il divorzio sembra essere l’unica via praticabile. La Guerra dei Roses (1989) rimane a tutt’oggi un capitolo superbo. Ha saputo arrivare ai simboli della convivenza scavando nell’ipocrita connivenza,riuscendo a definire non tanto le sconfinate oscurità degli individui ma dei più estesi vincoli derivanti da stratificazioni e livelli sociali. Quella commedia così potente sa discernere il grottesco e con medesima fresca,scioltezza,sa trattare sottilmente sulla filosofia del diritto abilitando capacità di racconto da capolavoro. Vale come un noir impetuoso che senza compromessi indaga sulla gamma della ferocia umana smascherando ogni paravento rassicurante. I Roses,targato 2025,ha volutamente sostituito gli ingredienti fondanti,rivela lo stesso sapore di un hamburger infarcito di salse e lattuga al quale si vorrebbe attribuire l’appellativo mendace di gourmet.