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Oscar: La sfida di Hollywood indica nuove vie
Spotlight e Grande Scommessa uniscono industria e scelte indipendenti
Premi che vanno oltre il talento nel saggio tentativo di migliorare la società

A pensarci bene la recente notte degli Oscar non fa che rinvigorire il subliminale passaggio uscito dalle premiazioni dell’anno passato. Dodici mesi fa uscì trionfatore Birdman,non tanto nel numero di statuette ma nella precisa definizione filigranata che si sviluppava nel film di Alejandro González Iñárritu. La pellicola ha rappresentato perfetta aderenza con molti significati dinamici,spesso contorti e non ben compresi,che muovono e forse confondono il genere umano nell’oceano quotidiano. Fu una risposta moderna tipicamente indipendente,mostrava la cristallina capacità di saper comunicare messaggi difficili al grande pubblico di ogni paese con il linguaggio di un cinema che sa esprimere il quantum del codice universalmente compreso. Hollywood e il fascino innovativo che riescono spesso a distillare i film nati da produttori indipendenti,sono un accostamento piuttosto ricorrente ma va sottolineata una fase nella quale si rinnova questo amore di solida caratura. L’industria cinematografica americana cerca sempre nuove strade che interessino il pubblico e non ci pensa due volte a sfidarlo contro ogni convenzione,contro qualunque strategia che solletichi soltanto la maggioranza. Riesce a intuire con grande apporto di conoscenza che una buona idea seppur di nicchia potrebbe trasformarsi in un apparato da grandi numeri alzando share e livelli di cultura. Il cinema quando vuole sa essere un necessario faro di democrazia e verità nell’esprimere le difficoltà interne alla società. Se gli uomini non trovano la coesione giusta per unirsi mentre disappunto e contraddizioni minano la scala dei valori liberi,allora sarà la luce del grande schermo a restituire il faro di una guida inimitabile che motiva speranze per state insieme. Così possiamo leggere quest’anno i riconoscimenti al Caso Spotlight e alla Grande Scommessa,storie ambientate nell’intoccabilità di una potere statuario come la Chiesa e nell’ancestrale,folle origine di un’altra gerarchia fuori controllo che sta estirpando ogni angolo del pianeta,quella finanziaria. Gli Oscar in queste due edizioni completano una fase armonica che guarda alla crescita degli individui indicando in ultimo un panorama contrastato da cui far valere scelte etiche e politiche. I classici premi dell’industria inoltre coincidono con quelli alternativi assegnati annualmente allo Spirito Indipendente evidenziando sintomatico parallelismo. Un artista,un produttore che vince l’Academy conosce esplicitamente il valore del talento ma implicitamente contestualizza la realizzazione di un indicatore virtuoso per la società contemporanea,nella suddetta linea si svolgerà con saggezza il compito in cui l’Oscar è tutore,più di ogni show o lustrino,quello di favorire il perfezionamento. I marchi dell’entertainment hanno una coscienza ? Sono l’evoluzione metafisica di chi tratta lo spettatore in ragione di un pensiero e non più come un cliente ? Se il cinema viene considerato arte e cultura non sarà difficile trovare posto per coloro che lo immaginano con l’infinito della mente. Attraverso questa chiave espansiva comprenderemo il merito di molti uomini che impiegano il sogno modellandolo e nobilitandolo pur consapevoli del rischio ad alta percentuale nel momento in cui atterrerà sul reale. Fanno sorridere di ridicolo invece le dichiarazioni sconsiderate di un commentatore improvvisato e pagato sulle reti tv italiane che mesi fa affermava sul conservatorismo totale del cinema hollywoodiano,lamentando l’indisponibilità negligente delle Case al nuovo. Evidentemente le capacità,tanto meno quelle da giornalismo veritiero non appartengono a queste latitudini dove il merito stabilmente si equipara al curriculum di appartenenza o casta lasciando al palo ogni concetto mediatico di raccontare con onestà la cinematografia.
Franco Ferri
6 marzo 2016