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Niente di nuovo a Cannes
Ancora Palma d’Oro per Haneke ma i film di puro talento sono ignorati
Moretti premia Garrone e fa un palmares a sua immagine e somiglianza
La Croisette crocevia per l’orgoglio e gli interessi del cinema italiano

Marilyn simbolo di Cannes 2012
Marilyn simbolo di Cannes 2012
Dopo il palmares della scorsa edizione in cui prevalsero coraggio e spirito di innovazione,Cannes 2012 ha offerto impressione fondata di un brusco ritorno all’indietro. Non discutiamo sul valore di questo o quel film,ma si pone in evidenza un metro di valutazione poco propenso alla scoperta di tendenze e soprattutto di filtri attualizzanti,che in un periodo cruciale come questo avrebbero reso alla cinematografia un formidabile servizio. La Palma d’Oro è di Michael Haneke per la pellicola Amour,costruito sul rapporto drammatico e crepuscolare di una coppia di anziani nel variegato e intenso rapporto con la figlia. Il Gran Premio della Giuria viene assegnato a Reality di Matteo Garrone. Dupa Dealuri (Beyond The Hills) risulterà il film più premiato con la miglior sceneggiatura a Cristian Mungio e le migliori interpreti,Cristina Flutur e Cosmina Stratan. L’attore più performante è stato Mads Mikkelsen in The Hunt di Thomas Wittenberg,quello per la regia va a Carlos Reygadas che ha diretto Post Tenebras Lux mentre il Premio della Giuria risulterà appannaggio di The Angels Share,commedia brillante di Ken Loach. Ha prevalso un considerevole orientamento su nomi legati allo score recente del festival,scelte che viste da vicino inducono ragionevolmente a condurci verso una metodologia di selezione conservatrice privilegiando visuali élitarie.

La Pama d'Oro è di Michael Haneke
La Pama d'Oro è di Michael Haneke
Haneke,Mungio,Loach e Garrone sono cineasti cui Cannes ha già tributato riconoscimenti. Se per Haneke è già la seconda Palma dopo quella del 2009 e il premio regia del 2005,per Mungio il conferimento di quest’anno si aggiunge al massimo premio ottenuto nel 2007 con 4 mesi,3 settimane,2 giorni. Ken Loach vinse il festival nel 2006 mentre Matteo Garrone nel 2008 prese il Gran premio della Giuria come del resto in questa edizione. A differenza dell’anno passato si è registrato un largo scollamento fra le decisioni della giuria e l’opinione festivaliera,intendendo per questa l’insieme dei cinephiles e di buona parte della stampa internazionale. C’erano in concorso opere multiformi e realizzate con il faro di puro talento. Il riferimento d’obbligo va a Holy Motors di Leos Carax e alla modernissima,profonda metastoria di David Cronemberg, Cosmopolis,forse troppo innovativa anche per Cannes. Queste hanno lasciato un’eco di preferenze straordinario ma risulteranno totalmente ignorate.

A Matteo Garrone va Il Gran Premio
A Matteo Garrone va Il Gran Premio
Aveva ragione Terry Gilliam quando asseriva che per vincere un festival bisogna avere la rispettabilità,termine non certamente sinonimo di anticonformismo. Avrà un bel da fare Nanni Moretti per sedare le cattive voci che si udivano subito dopo la premiazione,considerando l’importanza del ruolo di presidente in una kermesse dove,stando ai si dice,nessuna pellicola premiata ha avuto voto unanime. In discussione ci sono alcuni palmares discutibili e particolarmente quello legato a Reality di Garrone. Tutti sanno che il film italiano non ha avuto un sostegno di critica notevole nei media internazionali rimanendo di fatto relegato in posizioni di secondo livello,nello stesso tempo è a conoscenza lo stretto rapporto che lega i due registi. Moretti risultò molto determinante per far decollare la carriera di Garrone,che tra l’altro fu anche attore ne Il Caimano. Abbiamo sentito discussioni animate e velenose al proposito da parte di note penne della critica ma siamo certi che non ne scriveranno mai. Cannes rimane un crocevia irrinunciabile per l’orgoglio e l’orgasmo degli interessi nel cinema italiano,la statistica ci offre spunto per osservare strane coincidenze. Partendo dal festival 2008 fino ad oggi ogni qualvolta c’erano italiani in giuria come per prestigio usciva dal cilindro un premio o più per i film nazionali. Da Sergio Castellitto a Giovanna Mezzogiorno e Alberto Barbera fino a Nanni Moretti esistono molte tracce dalle inquietanti supposizioni. Escludendo nel 2009 Asia Argento che non aiutò Vincere ad entrare nei palmares,episodio successivamente citato da un risentito Marco Bellocchio. C’è materiale per una fiction da prime time.
Franco Ferri