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“E ora dove andiamo ?” nel Libano delle divisioni fra drammi e sorrisi
Una commedia mediterranea di indiscusso valore diretta da Nadine Labaki

Le donne di 'E Ora Dove Andiamo'?
Le donne di 'E Ora Dove Andiamo'?
L’epilogo di un film diventa la confluenza e il significante di tutto un film,per questo non dovremmo mai iniziare a parlare dal fondo ma senza fare scorrettezze o rivelare fasi salienti ci preme cominciare da lì perché in quella sequenza ammireremo tutta la profondità di una storia. Immaginiamo di vedere l’architettura di una costruzione armoniosa il cui disegno va a confluire nell’alto di una cupola,apoteosi di significati artistici connessi all’energia universale di un messaggio senza confini. Questa è la sensazione avvolgente scaturita da E Ora Dove Andiamo ?,titolo che evidenzia appunto l’ultima frase del film,aforisma perfetto nel coagulare le problematiche irrisolte di una comunità fondamentalmente divisa da tensioni religiose. Il ritorno di Nadine Labaki nelle vesti di autrice ci riporta,dopo le introspezioni corali di Caramel,nel cuore agitato e al tempo stesso colorato del Libano. Il racconto dell’intimo dramma di una comunità non è impresa da affrontare con metodi manichei in specialmodo quando la diversità e il furore di appartenenza sono ubicati fra vicini di casa con problematiche,affetti e aspettative spesso uguali.

Nadine Labaki
Nadine Labaki
La bella Labaki,anche interprete della pellicola,sceglie la via più congeniale alle sue corde ovvero la commedia che in apparenza sembrerebbe la tela meno indicata. Alla resa dei conti saprà districarsi nella materia riuscendo a gestire toni amari e leggerezza del sorriso che hanno la caparbietà comunicativa di rendere partecipe lo spettatore mai più straniero ad ogni latitudine. Cibo e baccanali diverranno il deterrente efficacissimo contro l’ennesima violenta faida e la regia del diversivo rivoluzionario,riappacificante sarà opera delle donne. Viene in mente l’immagine forte di una rinnovata e attuale commedia mediterranea che pur esprimendo insieme gaudente e per certi versi secolarizzato habitat,sa calarsi nell’animo e nei meandri di una comunità trovando fra il grottesco e il faceto importanti ragioni etiche. La regista libanese si è formata rileggendo i canoni che hanno fatto la fortuna della commedia nel mondo applicandoli all’ambiente sociale di appartenenza coniugandoli con naturalezza per una lettura senza confini. Una lezione davvero divulgativa che dovrebbe essere presa di esempio nell’Italia odierna dove la commedia ha preso la deriva,e i tarallucci e vino sono diventati il fine e non il mezzo di tante storie. In fondo la commedia di stampo mediterraneo un tempo era il volto sostanziale della cinematografia di casa che poi è stato snaturato,non tanto da una generica involuzione,ma da una circostanziata assenza di validi autori e giusti interpreti.
Franco Ferri