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Cinema: Non fanno giorno mille lucciole
Promesse e incauto ottimismo non aiutano le sale a risalire la corrente
Italia in coda all’Europa mentre tutto peggiora e molti schermi spengono

Michele Placido tra i testimonial dello spot
Michele Placido tra i testimonial dello spot
Poteva andare meglio,ma non deve esistere la stucchevole norma del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno utilizzata sempre da chi non è avvezzo a ciò che è vero. Si stanno affermando tanti ipocriti refrain per nulla esplicativi sul disastro che oggi circonda il cinema visto nella sua più naturale location,la proiezione in sala. Siamo oltretutto sbalorditi per il proliferare di una propaganda incessante che invero alimenta il solito ritornello da tarallucci e vino senza affrontare schiette problematiche. Prendiamo il grande spot,anzi un corto,con tanto di storia voluto dal Sancta Sanctorum del cinema italiano per riportare spettatori nelle sale cinematografiche. Programmato regolarmente nei mesi scorsi da tutti i cinema come anche dalle tv doveva servire a restituire fiducia nel pubblico dopo periodi di tanta astinenza e sale chiuse. Nella realtà dei fatti è stato solamente un puro prodotto di autoreferenzialità per i volti noti e quasi noti che vi hanno partecipato. Il suo scopo promozionale è stato vanificato dagli eventi successivi e dalla complessiva indifferenza di chi l’ha visto. Presentava un messaggio per certo ottimista (è pubblicità!) però sbilanciato nella rappresentazione e incline ai metodi del promo ingannevole che non sono passati inosservati. L’idea dell’isola che non c’è di spielberghiana ispirazione,smaccatamente tale anche negli effetti sonori del suo celebre film (Hook),ha travisato e forzato il momento contingente del resto sotto gli occhi di chiunque. Il ritorno nei cinema non ha coinciso affatto con la gioiosa affluenza raccontata dal corto,nella cui costruzione allegorica il significato di viaggio delineato nella visione di un film viene assistito da un fasullo stuolo di personaggi che assicurano il volo magico degli spettatori. La glacialità,la cruda insolvenza di questo reale periodo che non fa sconti di amaro ha reso l’ingresso invece molto più contorto e difficile. Se volessimo aderire ad una forma analoga di metafora crediamo che oggi entrare in un cinema possa sembrare più il checkin di un aeroporto verso zone di guerra. Documenti vari di accesso smistano la necessaria trafila per questo speciale imbarco lasciando ogni incombenza ad esausti e sgomenti lavoratori costretti da un protocollo impietoso alla verifica dei visti. Le istituzioni avevano promesso con enfasi il favore di metodologie specifiche che avrebbero donato per le visioni in sala una nuova grande opportunità da cogliere,ma i fatti dimostrano purtroppo il contrario. Durante tanti mesi di attese,di speranze vuote,solo pochissimi film nel particolare Spider Man No Way Home hanno fatto sentire battiti pulsanti come se fosse stato raggiunto un miraggio,ma per le atre pellicole esigui numeri hanno oltrepassato quel limite invalicabile. Si è alzato un muro tra il cinema e il suo naturale pubblico. Il disinteresse che insiste e la troppa differenza con altre latitudini fanno derivare uno stato di gravità assoluta da valutare ben oltre il periodo transitorio. La luce delle proiezioni perde le ipnotiche,versatili energie che investono di infinito approdo ogni spettatore,non si replicherà e riaffermerà,nella spettrale oscurità di sale praticamente vuote. I palliativi artificiali introdotti non hanno risolto alcuna problematica tantomeno quelle pertinenti alla vocazione dei cinema quale versatile conduttore di forme culturali e avvicinamento tra i popoli.

Nei vari paesi d’Europa cause similari ma differenti metodi di gestione hanno senz’altro limitato gli effetti negativi sulle sale cinematografiche che invece da noi continuano a straripare. Lo dimostrano i numeri degli spettatori,essi parlano con risolutezza,mettono in chiaro nelle diversità quanto sia ancora importante e non procrastinabile per le persone la strada insostituibile della visione collettiva. Le riaperture seppur scaglionate avvenute nella primavera 2021 hanno prodotto risultati che fisseranno nel nuovo anno tendenze d’incoraggiamento. Nel Regno Unito dove le luci dei grandi schermi furono riaccese il 17 maggio conteggeranno a fine dicembre 74 milioni di presenze che imprimono un aumento del 68% rispetto alle cifre del 2020. Le annate precedenti a tale data solitamente viaggiavano su 190 milioni biglietti venduti. Il passaggio nel panorama continentale vede la ripresa francese che ha rimarcato cifre interessanti seppur contrassegnate da riaperture avvenute il 19 maggio stabilendo a fine anno un considerevole flusso valutato a 91 milioni d’ingressi. In anni di cosiddetta normalità le sale francesi hanno stabilizzato un pubblico intorno a 200 milioni,perciò il dato raggiunto va considerato con estrema attenzione. Anche la Spagna ha recitato un ruolo niente male nel disgelo dei grandi schermi. Anzi nei periodi altrove rabbuiati dal lockdown non ha mai voluto far chiudere le proprie sale cinematografiche stimandolo quale segno di speranza. Attraverso un costante afflusso che andrà aumentando dalla primavera in poi chiuderà il 2021 con 41 milioni di spettatori rappresentativi di una simbolica,singolare statistica,come se ogni abitante iberico durante l’anno avesse acquistato un biglietto per il cinema. La Germania è stato il paese più tardivo e guardingo nel riaprire,solo il 1° luglio dell’anno trascorso sono ricominciate le proiezioni e a fine anno gli spettatori saranno 40,4 milioni. In tale graduatoria l’Italia ha accentuato il gap tra i grandi paesi europei risultando nettamente in coda. L’anno scorso dopo quattro mesi di chiusura (sei se consideriamo dal 25 ottobre 2020) le sale saranno riaperte il 26 aprile,e nei successivi otto mesi le presenze hanno raggiunto 24.800.000 rispetto alle 28.100.000 del 2020 segnando addirittura -13.30%. Per confronto con stagioni agevoli i cinema italiani ospitavano solitamente tra 95/98 milioni annui di spettatori. Si infittisce una controtendenza preoccupante nel panorama europeo che ancora adesso sembra restare immutata (grafico a lato). L’ottimismo di maniera e i blandi provvedimenti che governi e sigle amministrative indirizzano sulla questione crea distanza,difficoltà nell’affrontare il baricentro delle tematiche. Attualmente la situazione si è maggiormente deteriorata per fragilità economica e insicurezza di ogni abitante del paese,ma non sembra importare più di tanto ai vertici. I cinema dai piccoli ai multiplex mostrano visibili ferite che si stanno aggravando e si chiede loro di far giorno con mille lucciole; intanto molti schermi hanno chiuso o stanno per farlo. Al proposito ci è giunto un toccante messaggio da un centro lontano dalle città dove la rilevanza della sala cinematografica è fondamentale nella vita e nella cultura quotidiana ma questa non ci sarà più. La scomparsa del cinema da un tessuto sociale lascia rimpianti che poco prima erano certezze,c’è tutto un percorso il cui metabolismo costruisce sapere,ideali,viaggi maestosi,e le sensazioni scritte dall'affezionato spettatore pennellano di forza veritiera ogni parola suscitata dal rito delle proiezioni. Egli ricordando quel cinema ormai chiuso rammenta.”L’Emozione delle Luci che si Spengono…Gli Abbracci al Sapore di Popcorn…Tutte le Lacrime,Tutte le Risate,Tutti i Sospiri, Conoscere Mondi Nuovi Senza Uscire dai Vicoli di Questa Piccola Città. Grazie”.
Franco Ferri
6 marzo 2022