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APRILE 2024

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Il Meglio e il Peggio del mese
TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh
Sceneggiatura di Martin McDonagh

Con Frances McDormand,Woody Harrelson,Sam Rockwell,Caleb Landry Jones

Pensare di inquadrare questa storia unicamente nel tormento del background locale,tradizionalmente contraddittorio e spietato dell’America profonda sarebbe un errore di lettura interpretativa. Il thriller venato di doloroso umanesimo e cinica rappresentazione di una piccola comunità ispessita da ipocrita pelle,che non sa oramai rigenerare le cellule di un bene comune,va oltre la reale identità del suolo geografico. Ebbing,cittadina cupa e sfuggente del Missouri non esiste,ma questo rimanda nel titolo ad una terminologia che apostrofa un nomignolo decadente dove abitanti,stili di vita e assetti vari,richiamano nei capitoli al distinguibile ritratto di una società moribonda come pure alle sottigliezze ellittiche di una parabola a valenza universale. La via descritta dalla pellicola trasmette il messaggio più accorato sul peccato e sulla redenzione da quando abbiamo conosciuto le storie di Paul Thomas Anderson senza peraltro avere in comune con quelle un denominatore che risalti il chiaro principio di certi sentieri. Il bene e il male non si separano mai,anzi s’intersecano indistinguibili quasi fossero le oscure carreggiate di una difficile espiazione nelle quali,senza l’uno o l’altro,non potremmo raggiungere il cerchio sofferto dell’equilibrio. La vicenda appassionata di Mildred,donna complessa incatenata dagli eventi,inizia quando il silenzio degli inquirenti e la complicità omertosa della gente stanno favorendo l’ingiustizia per un crimine orrendo. Sua figlia mesi prima fu violentata e uccisa ma le indagini per scovare l’assassino sono rimaste nell’impasse senza fondato motivo. Tutto è fermo,compreso il suo stato interiore ma con un lampo di geniale creatività afferra il volto di quel candido,conforme paesaggio della disperazione mettendo in atto una rivolta molto azzeccata. Usando fine tecnica pubblicitaria affitta tre cartelloni stradali dove riconduce a interrogativi sul delitto con sibillina capacità ottenendo risultato di poter assediare giudizi e coscienze di un‘intera cittadina. Questo scenario di posizione diverrà il simbolo di uno spazio arcano,un totem in cui la missione della donna si sviluppa in fervida,autorevole azione nel disegnare alternative che smuovono e impauriscono il sistema. Contemporaneamente la conduce a superare la rigida contrapposizione antagonista andando oltre una visione solo soggettiva. Il pessimismo cosmico e gli effetti della disintegrazione portano al concetto che Dio non si vede,il mondo è vuoto e non importa quello che facciamo,ma il profondo della natura individuale rilancia e indica la dimensione della speranza perduta in percorsi soffusi e inimmaginabili,il ricorso alla determinazione presenta un aiuto provvidenziale contro il riciclo continuo dell’eterna sconfitta. La storia scavando nell’ipersensibile dei personaggi,scuotendoli a paradigmatico esempio di sguardo in controluce come fosse l’interno di una caverna ignota,ne scolpisce i veri contorni rivelando le maschere o il vigore sconosciuto di voler rinnovarsi. Interamente labile alle classificazioni di genere e avvezzo d’indefinibile,magistrale contesto metanarrativo il film esercita la mente trasportandoci nel cuore di un affresco che guida a compimento il senso di un apologo struggentemente contemporaneo. Una costruzione nondimeno politica che si affaccia sul periodo più scettico,disilluso,da quando le regole e la civiltà conosciute sono state calpestate,probabilmente affossate,dalla più turpe decadenza della storia recente. Un’epoca che non desidera riconoscersi ancora nell’autorità di istituzioni e associazioni morali colpevoli di garantire solo ipocriti andamenti dimenticando la suprema immagine di ciò che è davvero giusto.