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APRILE 2024

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Il Meglio e il Peggio del mese
SCAPPA – GET OUT di Jordan Peele
Sceneggiatura di Jordan Peele

Con Daniel Kaluuya,Allison Williams,Bradley Whitford,Catherine Keener

Un po’come Chris,il personaggio centrale del film,la storia vuol fotografare il più complicato e allo stesso istante inquieto,implacabile frame dell’America contemporanea. Se qualcuno consigliato dagli indistruttibili guru di slogan ed etichette sbiadite pensasse di vedere una tipica pellicola dell’horror avrebbe sbagliato indirizzo,ma per lo stesso motivo chi non amasse il genere pur desiderando qualcosa di originale ed eccitante evitandolo avrebbe di sicuro perso il treno più opportuno. Semmai l’horror va a definire la sulfurea in ebollizione di una lurida,corrotta prassi culturale che vive nella società attraverso la liceità di caratteri camuffati,quanto presentabili, in perfetta simbiosi perbenista. La vicenda contestualizza nel mistero dalla maschera impalpabile la faccia mostruosa,sommersa di un latente e ipocrita filo nero della storia americana che possa essere utile all’emersione di simboli e significanti orribili mentre stanno affondando la verità genuina. Il soggetto della questione si presenta nella versione più disposta e meglio apprezzabile di una società evoluta,ovvero la convivenza multirazziale. Un aspetto che Chris e Rose coppia affiatata spera di condividere nel weekend dai genitori di lei,gli Armitage,gente di elevata cultura quanto progressisti e affascinati da una società integrata. Lui nero,è un tipo convinto dal suo amore,una ragazza esigente quanto disponibile che gestisce in modo gioviale il clima di una relazione. Scatta foto dal timbro malinconico, esaltando nelle mostre il dentro,permeando l’apparente quiete di soggetti naturali. Del resto captare l’anelito segreto intorno a noi usando un otturatore di luce sottintende una forma di magia sempre ineguagliabile e il film prende a modello l’ardita idea. Nasce subito una conturbante atmosfera,s’inquadra all’istante un affresco che s’impone per direzione non prevista,mettendo l’occhio sull’orizzonte come uno zoom tra il focus privato e l’impressionabilità notturna,violenta dell’habitat sociale. Non sarà pertinente,forse sarà un eccesso ingombrante,ma il dubbio di pensare se siamo nell’America di Obama o già in quella di Trump diviene molto ossessivo. La vicenda non si cura propriamente di questo dilemma dal sapore politico,ma considera un’estensione ancora più profonda che vada ben al di là cercando di cogliere una dimensione schietta,sui generis,del razzismo o della retorica antirazziale con estrema valutazione critica. Per Chris e Rose l’arrivo nella dimora di campagna non sarà certo l’incontro con striduli di vecchie porte e visite nel sotterraneo degli antenati,ma uno strano rendez vous con i vertigo della mente che li renderanno coscienti delle loro integrali brutalità,complessi di colpa,sottomissione o supremazia in un preciso ordine dominante. Il film fissa un appuntamento alternativo in cui mistery e paradosso assumono il testimone di raccontare un altro modo di fare cinema black dal sapore ugualmente introspettivo e di certo al vetriolo. Nonostante gli ultimi venti minuti,in cui la storia per andare all’epilogo viri in schemi un po’ convenzionali,porterà in dote come una reminiscenza seducente il lavoro più ossessivo di Roman Polanski (L’Inquilino del Terzo Piano),dove il complotto non resta una congettura folle ma una connessione kafkiana con tentacoli razionali. Su questa pista potrà autodefinirsi Kubrickiano (Eyes Wide Shut) per citazione nel dialogo,ma saprà prenderne i capisaldi discretamente quando la lucidità ipnotica va al servizio di un progetto senza ritegno richiamando in superficie il più abominevole ritratto e ricatto del Potere mentre plagia coscienze. Una risorsa naturale dove comandi,sessualità e forza assoluta siano legati alla prospettiva vincente di una gerarchia insuperabile. Tutta nello stile la filigrana terrificante di questo film sorprendente e pieno di ingegno catalizzatore come non accadeva da tempo.