BIRDMAN di Alejandro G. Iñárritu
Sceneggiatura di Alejandro G.Iñárritu,Nicolás Giacobone,Alexander Dinelaris,Armando Bo
Con Michael Keaton,Edward Norton,Emma Stone,Naomi Watts Riggan è un attore smarrito,fa fatica a raccogliere i frammenti rimasti della passata celebrità,pensa che esista un giorno preciso in cui muoiono le star. Lo dice con rammarico,ben sapendo che a quelle ricorrenze da Dei sarà contrapposta la sua,triste dipartita feriale,quanto avvolta nell’oblio della gente. Il divo dei blockbuster di una volta sembra aver disperso nel costume da Birdman la bussola che rende elettriche le corde della vita. Il teatro gli apre una nuova era di riscatto,nel contatto diretto con il pubblico che soppianta la mediazione dell’obiettivo da camera cinematografica vuol rimettere in sesto,non tanto la carriera,ma l’anelito fatto di vero,distante da etichette o convenzioni abusate. Il mestiere dell’interprete lusinga e soddisfa ma non deve prescindere dalla capacità di saper rigenerare in molte forme emozioni,impulsi interni ed esterni in cui l’io assume la responsabilità di demiurgo incantatore. Va incontro alla plasticità dei sentimenti come se fossero agganciati all’idea suggestiva di una modellazione scultorea delle impressioni profonde,impercettibilmente legate all’essere,mai adeguate alla riproduzione meccanica del logo plastificato. Invece le ali posticce da Birdman lasciano cattive scorie,insinuano e sporgono l’esistenza decadente di Riggan Thompson che vorrebbe amore ma lo confonde suo malgrado con l’ammirazione supina. L’arrivo nel cast di Shiner,interprete sopraffino,maniaco della verità a visione suprema gli scompaginerà vita e fiction. Il contrasto e l’ammirazione per quest’uomo che ha scorto nell’arte le radici di una missione rimetteranno in moto meccanismi che sembravano perduti. Per capirci,Shiner è uno che disprezza la popolarità vista a parente zoccola del prestigio. La coraggiosa rinascita di un angelo caduto in terra viene raccontata da Alejandro González Iñárritu mettendo in relazione situazioni della vita reale a stretto contatto del microcosmo ideale dietro un sipario. Un processo dinamico nel quale il teatro è l’elemento più congeniale per esprimere il lento,faticoso spirito della metamorfosi rappresentando nell’interno di quello spazio,dal palco ai camerini,la disperata condizione dell’uomo che può comunque divenire speranza praticabile. In questo scenario di full immersion totale si delinea la via del meta spettacolo che va in parallelo di professionalità e personali vicende dei protagonisti intercettando rigore stilistico e passione feroce provate anche da Fellini e Truffaut. Iñárritu preferisce la sincera vocazione del teatro come terapeutica alle illusorie sbornie offerte dal cinema,senza dimenticare che l’occhio e lo sguardo con cui osserva e rilancia la sua proposta sono tipicamente cinematografici. Stende il panno verde in un tavolo da gioco dove le insidiose carte della vita aspettano un rilancio immediato e in questo gioco a modo suo identifica straordinario e moderno affresco palpitante. Resterà il miglior film da anni a questa parte sul contatto percettibile di un’umanità che sembrava non più riproducibile e focalizzabile con illustrazioni classiche,tanto pareva smarrita e non più adatta a codifiche algebriche. Con una fantasiosa intelligibilità multi facciale,figlia di un pensiero dalla caratura digitale,ha costruito un apologo vicinissimo all’immagine saliente della contemporaneità comunicandone i veri archetipi.
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