Lady Gaga e Al Pacino in House of Gucci
Una storia italiana raccontata con sagacia,attraverso angolazioni contrastanti che ne testimoniano l’autenticità non perdendo mai di vista le sfumature di pastello,giusto veicolo di atmosfere corali. Casa Gucci nella versione targata Ridley Scott è il banchetto di famiglia dove si serve affetto e versatile intenzione d’inganni o tradimenti nel periodo più cruciale di un passaggio d’epoca. Quello in bilico tra splendore e decadenza,quando nei primi anni ottanta la celebrità di tanti marchi familiari stava per cedere lo scettro alla forza prima suadente poi onnivora che contraddistinguerà il mondo finanziario. Gucci vive in quei giorni la sua parabola rappresentata dagli interessi,dai caratteri troppo diversi dei componenti familiari e dalla deflagrazione di un personaggio esterno divenuto in seguito centrale,Patrizia Reggiani (Lady Gaga). Si potrebbe suggerire che al regista inglese piacciono le donne imbroglione,così dopo
The Last Duel aggiunge alla galleria dei suoi film un’altra parte contorta,ma la moglie mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci (Adam Driver) nei capitoli sarà un perfetto reagente per circoscrivere o per dare un significato più ampio alla controversa saga. Nel film si respira nel complesso una forte aderenza allo spirito del paese che ha dato i natali alla celeberrima griffa mettendo i puntini su radicate dinamiche e sulle pieghe tonali dei protagonisti. Non troveremo inclinazioni al colore e pittoresco di altre pellicole internazionali ambientate in Italia. Ogni passaggio e modulazione che interagisce lascia che commedia,dramma,malinconia e tragedia siano specchio fedele della radice da cui provengono. Diciamolo con sincerità attualmente il cinema italiano non avrebbe avuto background e capacità espansiva per realizzare,manifestare con stessa profondità di campo una pagina che rappresenta con dovizia storiografica tracce importanti a volte ambigue del paese. Una cinematografia ha il dovere in primis (spesso sottinteso) di testimoniare accadimenti,epoche per memoria e discussione,e noi dobbiamo ringraziare coloro che nell’amore del cinema hanno reso possibile questo compito diversamente lacunoso. Il cinema italiano un tempo sapeva farlo egregiamente con alte potenzialità,forse è per questo che lodando le straordinarie interpretazioni di tutti gli attori del film,tra gli altri Al Pacino nei panni di Aldo Gucci,fa venire in mente nella più consona forma,Ugo Tognazzi. Personaggio in cui Al Pacino rendendolo gioioso ma perfido affabulatore dosa un cinico disincanto fatto di italica verve che sarebbe stato calzato a pennello nell’attore cremonese. Calibra nelle parole e nel gorgo delle situazioni la strategia di una corrosiva ragion di stato plasmando nella sventurata House una grottesca brezza d’illusione che possa confondere il rigore della fine.
House of Gucci è brillante,tragico,variopinto di gamma umana anche ben sapendo rappresentare i risvolti amari che una vicenda così contorta porta per forza in evidenza. La pellicola durante un periodo come questo è divenuta per fortuna con permeabile,vasto coinvolgimento,uno dei maggiori successi dell’anno,e lo conferma nel panorama globale piazzandosi tra i big. Non date retta alla stampa frettolosa e piena di sospetti pregiudiziali che l’ha definita un fallimento del box office. Le location italiane sono state empatici sfondi di un bel film come pure la colonna sonora fa scorrere titoli fondamentali. In tal caso è d’obbligo una curiosità statistica. Caterina Caselli presente in una sequenza di
House of Gucci con la canzone
Sono Bugiarda attualmente é diventata la voce italiana più rappresentata su grande schermo nel mondo. Un’altra conferma di prestigio dopo che la sua celebre
Nessuno Mi Può Giudicare venne scelta per far da score alla scena già diventata cult di
Titane,Palma d’Oro di Cannes 2021.