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Cannes alla grande tra veleni e certezze
Premiati “La Vie d’Adele",i fratelli Coen e Bérénice Bejo
In un’edizione di grande qualità resta fuori dai giochi Sorrentino

La solita sortita partigiana dei media nazionali veniva udita poco dopo la consegna dei palmares al 66° Festival di Cannes. Uno veloce zapping sui telegiornali del bel paese ci faceva cogliere una grande perla.Così veniamo a conoscenza che La Grande Bellezza non era entrato nella dorata lista vincitrice causa l’assenza di un italiano nella giuria presieduta da Spielberg. Con molto candore la cronista di Tg 5,Anna Praderio dalla Croisette,esclama l’apologia del tarocco e del compromesso per assicurarsi un premio. Forse il film di Sorrentino aveva bisogno di una spinta essendo un prodotto della medesima scuderia televisiva ma per l’obiettività dell’informazione non era necessario appellarsi all’ennesimo arbitro che diventa giocatore amico. La qualità non s’inventa a tavolino,il film italiano è stato battuto da altri concorrenti nitidamente migliori,quest’anno erano numerosi a possedere un tasso di valore molto più sostenuto che in altre edizioni. La Palma d’Oro 2013 è appannaggio di La Vie d'Adèle Chapitres 1 & 2 un film diretto da Abdellatif Kechiche,storia di un amore controcorrente,di sentimenti forti e inquieti fra due ragazze. La giuria ha raccolto il clima e lo stile avvolgente,mai docile della vicenda,concordando con i giudizi esaltanti quanto unanimi della stampa internazionale come non si vedeva da anni. L’altro premio importante,ovvero Il Gran Premio della Giuria,lo prendono i fratelli Coen con Inside Llewyn Davis,intorno alla vita di Dave van Ronk chitarrista folk degli anni’60,che seppe dare un volto musicale al periodo insieme a Bob Dylan. Il premio della regia viene assegnato a Amat Escalante per il suo Heli ,lasciando che il riconoscimento resti ancora in Messico dopo la vittoria l’anno scorso di Carlos Reygadas. La migliore attrice è Bérénice Bejo nell’intensa performance di Le Passè del regista iraniano Asghar Farhadi,altro film molto apprezzato dalla critica. L’omologo maschile è attribuito a Bruce Dern nel film statunitense Nebraska di Alexander Payne,mentre il Premio della Giuria va al giapponese Hirokazu Koreeda. Nella selezione Un Certain Regard ,dove sovente si scoprono talenti,la giuria presieduta dal regista danese Thomas Vinterberg ha in definitiva concordato e sostenuto i giudizi che la critica internazionale giornalmente emetteva. Nelle recensioni come nella vittoria, L'Image Manquante di Rithy Panh ha staccato tutti,lasciando la stessa impressione sfavillante de La Vie D'Adèle nel concorso principale. Sono piaciuti alla maggioranza anche L'Inconnu du Lac del francese Alain Guiraudie e Omar dell’israeliano Hany Abu-Assad che puntualmente vengono insigniti rispettivamente del Premio alla Regia e di quello della Giuria. Ha invece deluso le aspettative The Bling Ring di Sofia Coppola,una di quelle pellicole che avevano il favore del pronostico alla vigilia. Uguale atmosfera per Miele che ambiva traguardi importanti soprattutto per il sostegno della stampa italiana. A dire il vero l’impatto nel concorso del film di Valeria Golino non forniva indicazioni di livello altisonanti per gli opinionisti esteri,però il rimpianto per un premio mancato speriamo non inneschi le grottesche considerazioni sentite per il film di Sorrentino. A proposito anche nel Certain Regard non c’erano giurati italiani e le congetture raddoppieranno ?
Franco Ferri
26 maggio 2013