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Il Meglio e il Peggio del mese
SOGNANDO A NEW YORK – IN THE HEIGHTS di Jon M.Chu
Sceneggiatura di Quiara Alegría Hudes

Con Melissa Barrera,Leslie Grace,Anthony Ramos,Olga Merediz

Il brillante percorso artistico di questo musical atipico diretto da Lin-Manuel Miranda non poteva che cominciare in sordina dalla provincia per poi approdare nella lineup dei teatri off di Broadway. L’inaspettato eco del suo successo a furor di popolo l’ha condotto subito a trovarsi un degno spazio nel gotha del mitico boulevard newyorkese. Una spinta dal basso che ha saputo imprimere quel sapore di limpida novità andando a rinnovare una griglia di offerta musical da tempo statica,fin troppo ingombrata da proposte classiche sicuramente invitanti oltremodo brandizzate dalla celebrità del logo. Inno alla freschezza ha vinto svariati Tony Awards (Oscar teatrali) mettendo il sigillo soprattutto su quello di Miglior Musical. L’attesa trasposizione su grande schermo non potrà che essere un punto di riferimento per gli amanti del format,non solo per la solida eredità ricevuta ma anche nell’impegno profuso di una proposta cinematografica mai e poi mai sottotono. Resa più agile da un palinsesto che privilegia ovviamente le location di strada ha avvantaggiato tale relazione nella consistenza coreografica non perdendo peraltro il feeling con le particolarità di personaggi molto diversificati. Perviene in questo modo ad un insieme di fondo che restituisce intatto il calore nativo di un microcosmo alla ricerca del cordone etnico. Non corre il rischio dell’asettico gusto ricalcando i cliché del genere musical. Nei caratteri delle situazioni colpirà un’impressione di fondo che per semplificare assomiglia a quella dello street food quando porta avanti il progetto di cucine lontane. Si possono combinare riassumendoli tanti ingredienti ma sicuramente lasceranno immutato il denominatore di tipicità le cui fragranze genuine non ingannano il desiderio di conoscenza e sostenibile assunzione del cibo. La vicenda si svolge a Washington Heights,quartiere della Grande Mela appena sopra Manhattan dove i suoi abitanti sono in maggioranza originari dei Caraibi e in generale del Mundo Latino. C’è il candore complesso dell’anima latina che li spinge in avanti senza fargli dimenticare il lato intarsiato di malinconia per guardarsi indietro. Non è la condizione che privilegia il corso della vecchiaia ma uno speciale invito della radice rivolto e sentito dagli stessi giovani del quartiere sospesi tra i sogni dei loro antenati e il magnetico tocco di una città incredibile. Origini Dominicane,Cubane,Portoricane,non considerano la resa all’omologazione ma tengono vivi i segni dei Dreamers che una parte dell’America odierna vorrebbe cestinare dimenticando le ragioni di un mito scolpito nella storia moderna. Assisteremo alla rappresentazione di vita durante i tre giorni che precedettero e seguirono il blackout del 2003 a New York. Giorno e buio che avvinghiano i personaggi sorprendendoli dentro l’habitat delle speranze come pure delle stringenti rivelazioni. Nel bellissimo momento in cui vedremo Abuela (interpretata da Olga Merediz come a teatro),negli istanti lenti a riflesso della sua esistenza risalta la percettività metafisica all’interno di una coreografia che fa scoprire un elevato grado di visionaria adesione. Altre sequenze dall’originale,versatile dinamica potremo scoprirle tra luci e ombre degli angoli stradali,ma come si vorrebbe a supporto di una buona librettistica diventa fondamentale la fusione dell’intera colonna sonora tra danze caraibiche,salsa,dirty dance fino all’intrusione ritmica con l’hip hop. Il tutto propedeutico alla rarefatta e composta strutturazione di un reale che il musical attraverso i movimenti di ballo riesce spesso a innalzare rivelando vibranti aspetti simbolici.