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Il Meglio e il Peggio del mese
IL DIRITTO DI OPPORSI di Destin Daniel Cretton
Sceneggiatura di Destin Daniel Cretton, Andrew Lanham

Con Jamie Foxx,Michael B. Jordan,Brie Larson,Michael Harding

Torna in luce un fatto che sembrava cancellato dal tempo ma il tormentato episodio accaduto a Walter McMillian,un boscaiolo dedito all’alacre lavoro,è qualcosa oltre le cronache giudiziarie e rimette in gioco questioni etiche di assoluta e attualissima considerazione. Nel 1987 viene fermato da una pattuglia e senza motivi specifici sarà arrestato per la grave accusa di omicidio di una giovane. Non esiste alcun dettaglio che possa associare la sua persona al delitto e nemmeno il carattere dell’uomo potrebbe indurre gli spettatori a pensarlo artefice del gesto. Non siamo più nei decenni bui della caccia al nero ma nel sud degli Stati Uniti prevale anche in quegli anni una silente obbedienza a radicati precetti che tendono a conservare se non amplificare il fattore razziale. L’apparato delle istituzioni può giovarsi di un navigato congegno di abitudini e comportamenti che non contestualizza solo i costumi ,la mentalità dei luoghi,ma rende facilitata la persecuzione degli individui proprio attraverso l’effettiva predisposizione all’ingiustizia,paradossale esercizio legalitario espletato negando i più elementari diritti della Giustizia. Walter non è bianco,questa che appare una colpa insormontabile diverrà nel profondo di certe coscienze un capo di accusa senza attenuanti per condannarlo a morte senza prove. Processi sommari e scadenti avvocati di difesa,non sono come si potrebbe credere errori di percorso,servono ipocritamente a un paese per dichiararsi garantista,tutto fa parte di una farsa giudiziaria per trasformare la vocazione sacrale del Tribunale nel più servile e criminoso strumento di salvaguardia per un gruppo sociale. Esiste in Alabama un pensiero di chiusura culturale traendo vantaggi dal muro perpetrato di certe sentenze giudiziarie empie di soggettività che nei fatti sanciscono l’illegalità morale di una classe dirigista sempre pronta all’offensiva sistematica per autoleggitimarsi. In favore dello sfortunato Walter arriva in soccorso l’avvocato Stevenson,eccellente legale laureato ad Harvard con curriculum che di solito prevede parcelle notevoli per uno di questo livello ma egli preferisce l’antitesi del difensore pregiato. Mette a disposizione la rara volontà del samaritano insieme a una collega del posto studiando attentamente l’oscuro caso. La sua origine umile guida il percorso professionale ad un servizio senza pause che possa riabilitare verità e condizione degli altri,conoscendo da vicino quanto l’oltraggio razziale sia stato handicap dal marchio implacabile. Ha in se stesso un requisito etico nell’azione evitando di far prevalere la classica logica di contrapposizione,per il vero molto confacente alla replica secolarizzata di usanze retrive che l’apparato locale persegue quale regola stabile. Non si può contare a priori sul concetto iniquo di società,il fine non consiste nel mettere di fronte povertà contro la ricchezza,semmai questa dovrà essere contrastata con l’affermazione della Giustizia facendone risaltare principi inderogabili corrotti dal degenerato e fazioso utilizzo di leggi disonorevoli. Capacità individuali del difensore a fronte d’inossidabili,furbe resistenze dell’accusa avranno un impatto che sorprende in ogni senso,ma di lato porgeranno agli spettatori un retrogusto emotivo fatto di convinzione tematica assai pregevole. Per tale filigrana,che peraltro limita al massimo convenzionali stilismi ambientali del legal thriller,avremo una pellicola d’impegno di stretta portata contemporanea,i cui contenuti risaltano fuori dal tempo per mostrare l’inossidabile esigenza a tutte le latitudini di un autentico bisogno della Giustizia.