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NOVEMBRE 2025
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Il Meglio e il Peggio del mese
LA VITA VA COSI’ di Riccardo Milani
Sceneggiatura di Michele Astori, Riccardo Milani

Con Giuseppe Ignazio Loi,Virginia Raffaele,Diego Abatantuono,Geppy Cucciari

Gli ingredienti che permettono alla storia di miscelare situazioni a sentimenti hanno fornito un risultato sicuramente trainante. Il film ha avuto interesse e successo da parte del pubblico perché fa scorgere gli elementi più amabili,esenti da sconvenienze empatiche,portandoli ad un livello che non poteva che essere preferito e accettato da ampie frange di spettatori. Questa riuscita accade di rado nelle produzioni italiane,eppure la dimensione da accattivante commedia sociale ne La Vita Va Così è qualcosa che si accetta con riserva. Proprio il volersi calare in un presunto scontro di classe,nella presumibile durezza di un contenzioso finanziario che fattori causali determinano attraverso inganni,soprusi dovrà mettere la vicenda sotto un’ottica inevitabile e attenta. Nondimeno aver voluto cimentarsi per intenzioni in una sorta di racconto morale,il sempiterno connubio duellante tra genti e la loro terra,pone domande più pertinenti. La commedia non ha intenzione di scontentare alcuno. Finendo dentro una sorta di opportuno dolcificante resterà lontana dalla costruzione archetipa della storica Commedia all’Italiana,ma si avverte peraltro palese il tentativo insistito di collocarsi su tali paraggi. Le sceneggiature di Age & Scarpelli venivano condite di cinismo senza paraventi,i personaggi creati da Benvenuti e De Bernardi erano costruiti tragicamente in un habitat poco sopportabile ma il tenace e maldestro vitalismo poteva divenire veicolo di riscatto sorridente. Quest’ultima coppia di sceneggiatori inventò per Una Questione d’Onore (1966) di Luigi Zampa il caratteristico e pungente personaggio di Efisio Mulas (Ugo Tognazzi) uomo tipico di Sardegna che cerca la sopravvivenza in mezzo a faide secolari e a un delitto da compiere quale prezzo per non soccombere. La Vita Va Così prende in prestito quel nome storico plausibilmente come ossequioso omaggio quasi fosse beneaugurante per i suoi sviluppi di trama. Così l’identificativo di Efisio Mulas torna al centro di un film con il volto di un sardo verace (Giuseppe Ignazio Loi) e la testarda veemenza di individuo fiero fedele alle origini tradizionali. Costui resta indefesso e resistente nei suoi adorati appezzamenti di pascolo quando una società del continente vorrebbe comprarli forzosamente per una gigantesca speculazione edilizia mirata a realizzare un resort. Con lui c’è la figlia (Virginia Raffaele) a tener buona la gente del posto che invece ambirebbe lavorare nei vagheggiati servizi turistici,dall’altra sponda rivediamo un ostinato compratore,un Diego Abatantuono nei panni di amministratore delegato dei costruttori. Merito certo del film è aver rimesso in buon spolvero la figura del comico dopo che da tempo sembrava aver imboccato il viale del tramonto. La commedia tosta e amara non rivela però punti favorevoli di contatto tendendo a trasformarsi in fiaba consolatoria che evita i canoni impietosi classici del reale quotidiano. Capitalismo aggressivo e l’illusione dei poveri disperati rispolverano contrasti tra miseria e ricchezza di sapore Zavattiniano,ma l’efficacia morale si disperde perché sono assenti le parvenze di tragico e tutti si possono giovare (anche i sopraffattori) di un’aria surreale quanto benevola da bravi ragazzi. Meglio sarebbe andata se il film avesse saputo articolare dei temi roventi che sono stati in qualche modo vicini a poetica e teoria Pasoliniana quali l’inscindibile arcano valore che si crea fra uomini e terra o lo sradicamento culturale delle popolazioni dovuto alle ingannevoli sirene del potere. Nessuno di questi filoni ha avuto proseguo vivace per una scrittura accorta,doverosa e utilissima alla riuscita,non basta soltanto accennare (solo bozzetti) per sentirsi appagati da una commedia di supposto impegno.