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Il Meglio e il Peggio del mese
GLI SPIRITI DELL’ ISOLA di Martin McDonagh
Sceneggiatura di Martin McDonagh

Con Colin Farrell,Brendan Gleeson,Kerry Condon,Barry Keoghan

Dentro l’isola,e non attorno,poco distante o appena sopra,questo sguardo diverrà una conformazione primaria della storia che forse potrebbe disorientare i meno attenti in attesa sempre di classici,analogici sviluppi capitolari. Ciò che accadrà interagisce in completa connessione tra l’ambiente e l’affermazione egocentrica dei singoli individui. L’isola di Inisherin è luogo immaginario sulla costa occidentale d’Irlanda,un accorgimento usato ancora da Martin McDonagh come in Tre Manifesti a Ebbing,Missouri. Il disegno di apologo racchiude nel dentro un sincero spirito che apre alla catarsi rappresentativa del background locale, per induzione strafatto di composizione statuaria,dove abbondano personaggi crepuscolari e quanto mai in sintonia con il sentirsi isolani. Andranno a scrivere il racconto (appunti di finezze rette con la stessa sfumata tempra di una pagina letteraria),mostrando tra le pieghe l’emblema di una marginalità mal sopportata,che si rivela non attraverso le polveri della deflagrazione ma rincorrendo timbro dopo timbro il significato di una devastante implosione. Il frutto che potrà germogliare su quella superficie nasce dal fulcro insensibile dell’io,s’arroga voleri,sfugge diritti oltre gli equilibri della comunità ed é precursore sicuro di cieca violenza. Siamo al fianco di una strana vicenda dalle movenze afasiche che concatenerà dinamiche e rilievi in tutti gli abitanti del piccolo villaggio. Quel microcosmo sa imprimersi con lungimirante discesa smuovendosi nella quintessenza di molti personaggi,seguendo un intrecciarsi che estrapola tormenti tali da far percepire il radicato costrutto della regione. L’eco sullo sfondo è quello della guerra civile irlandese nel 1923,per quanto poco considerato dagli abitanti sembra la conseguenza di basi ingannatrici che la pellicola ha il pregio di riconoscere con intellettiva puntualità. Manca esattamente un mese alla fine del tragico evento,questo lo considereremo un sottile spessore di estrema importanza per contestualizzare un parallelo di compatta assurdità. Un’amicizia di vecchia data è andata in crisi,il vecchio Colm non vuol rivolgere più la parola al carissimo compagno di sempre,il più giovane Pádraic,e quindi negandogli di fatto futura condivisione. Costui se la prende per l’abnorme iniziativa dell’altro. Si sente tradito quasi fosse un cuore ferito ma Colm continuerà ad esternare la sua definitiva sentenza. L’anziano crede di non avere innanzi molte stagioni di vita e vorrebbe dedicare tutto il tempo per creare una melodia musicale da lasciare a ricordo tangibile del suo ingegno artistico. Pádraic non si dà pace farà di tutto per riabilitare quel rapporto frantumato. Egli cerca almeno la gentilezza negli altri per lui resta sopra tutto il valore inderogabile della dignità ma dovrà cambiar metodo. Si comprende seguendo i capitoli quanto i due protagonisti potrebbero anche avere legittime ragioni individuali,tuttavia la fraterna amicizia appartiene al senso virtuoso che non andrebbe mai violato. Il risentimento prevale nell’amaro viaggio di amici che erano stati inseparabili,purtroppo l’escalation trova coinvolte le persone del luogo e questo non rasserena il clima anzi finisce per renderlo incontrollabile. Il film è un ritratto impressionista sull’impossibilità di trovare un equilibrio sostanziale,giunto al punto di non ritorno e ormai circondato da insormontabili ammassi che generano solo lacerazioni. Emergono nella prosa come una rapsodia le sofferenze,verità e disvalori accumulati nel passato,stigmatizzando con gelido abbraccio gli attimi del presente mentre il minaccioso e sempiterno senso di vita,morte soggiace incrollabile sull’isola. L’intimismo,acre o empio di generosa baldanza dell’ego,scelto dalla pellicola sonda e va alla scoperta di analogie,diversità nell’etnia cercando quel legame più illuminante che potrebbe fondersi nella storiografia.