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La Passione sul calvario del cinema italiano
Mazzacurati è un giardiniere che azzecca la diagnosi ma poi…
Fra i dubbi della stampa internazionali e le certezze in pompa magna di Rondi

a cura di FRANCO FERRI

Carlo  Mazzacurati
Carlo Mazzacurati
Carlo Mazzacurati non lo dirà mai apertamente ma la sua Passione è una metafora dell’ormai lungo periodo di crisi qualitativa dentro il cinema italiano. Le vicende associate alle situazioni che muovono i personaggi ci portano direttamente al cuore del problema,dove un regista che lavora da decenni sa conoscere tensioni e arie climatiche. Il recensore sa subito indirizzare la storia ..”La passione è un’opera dal sapore artigianale in parte autobiografica”… suggerisce sul Giornale Maurizio Caverzan.Non scopriremo niente di nuovo quando notiamo che il filo conduttore insito nella vicenda sia la superficiale aderenza ad un lavoro artistico con eccesso di improvvisazione e scarse motivazioni interiori.

Alberto  Crespi
Alberto Crespi
L’occasione non racconta il momento critico di un artista alla ricerca della folgorazione,semmai vuol sottolineare come la mediocrità possa essere un’allegra compagna con la quale si cerca di convivere nella collaudata formula dell’arte di arrangiarsi.” Il film è anche uno sguardo ironico sul nostro cinema che non sa più a quale santo votarsi”,dichiara Alberto Crespi sull’Unità. Se l’input del film possiede  potenziale per scoprire le dinamiche di un palinsesto dalla carica grottesca,non altrettanto ci è parso il suo effettivo svolgimento Mazzacurati si comporta alla stregua di un giardiniere che comprende bene la diagnosi di un terreno incapace di far crescere piante rigogliose,ma poi non fa altro che concimare e seminare malamente alla stessa maniera dei colleghi precedenti. Insomma un prodotto sfornato in perfetta linea con le incertezze della filiera cinematografica nazionale mentre ancora la stampa internazionale sta ponendo seri interrogativi sui motivi della sua presenza in concorso al festival di Venezia.

Gianluigi  Rondi
Gianluigi Rondi
Diametralmente opposto in tono solenne il decano dei critici italiani,Gianluigi Rondi la pensa così. “Un’operazione difficile risolta in modo perfetto,parte come una commedia ed arriva alla sublimazione del sacro”. Probabilmente la sua affermazione assoluta risulta enfatica e non aiuta all’esatta definizione della pellicola,mentre un’altra opinionista sulla stessa frequenza,altrettanto ben disposta quando si tratta di fare la balia al made in Italy,è Lietta Tornabuoni che dalle pagine della Stampa lapidariamente comunica,”La passione è una commedia amara italiana divertente e intelligente”.