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APRILE 2024

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Il Meglio e il Peggio del mese
THE FIGHTER di David O.Russell
Sceneggiatura di Eric Johnson,Keith Dorrington,David O. Russell,Scott Silver,Paul Tamasy

Con Mark Wahlberg,Christian Bale,Amy Adams,Melissa Leo

Il mondo della boxe che il cinema ci aveva regalato associato alla mitologia dell’immagine era da tempo in crisi. Il connubio al di fuori dello standard e del racconto celebrativo si era incanalato in un vicolo cieco. Quello che maggiormente un film non riusciva più ad esprimere risultava dall’assenza di una definizione credibile e attualizzante nel mix fra pugile e società. L’effettivo punto di stallo per la verità non sta in un’ipotetica incertezza mediatica del cinema ma in un’involuzione tout court che quello sport ha registrato nel legame con il sociale da cui nasceva. Questo film al contrario sa rimettere in gioco un percorso virtuoso,usando i parametri di una storia vera che diviene sano pretesto per calarsi nel profondo dell’America e restituirci lo spirito reale,a volte rassegnante e depresso dei nostri giorni,ma che vuol ritrovare com’è tradizione da quelle parti il filo conduttore più prossimo all’avanzamento. Nel viaggio della vicenda troveremo situazioni e ritratti descritti in modo superbo,non sarà difficile trarne un’accettabile raffigurazione universale. Il microcosmo fuori estratto di un paese visto dalla sua profondità geografica possiede senso oggettivo nel saper rivelare un focus di questi anni,iconografico e simbolico,che identifica e avvicina in chiave globale. Quante volte passando in strade,nei supermercati,alle fermate del bus vediamo quei volti che riproducono con schietta volgare decadenza nel look,nei gesti,nel linguaggio il ruolo più inflazionato. Gli eserciti del neo analfabetismo amano il mito della televisione,aspirano i vapori di un’accettazione incondizionata del sistema che a sua volta sa ricambiare relegandoli nei meccanismi utili solo alla sopravvivenza del medesimo. Nel film in filigrana,e non solo,c’è un po’tutto questo e la voglia di riscatto del nostro pugile si deve misurare con intrecci familiari non propriamente benefici. La forza dell’individuo non implode nell’habitat sfavorevole,sa liberare la scintilla di poesia che illumina il match della vita. Nella costruzione appare evidente un sottile confronto fra cinema e tv anche in cifra di stili. L’avvolgente sequenza iniziale introduce alla scansione del genere sul piccolo schermo che va forte,(almeno in America) la docu-fiction con il suo spietato obiettivo che racconta scavando le vite degli altri. Il modello narrativo mutuato dallo stesso cinema per rigenerare il format casalingo in realtà sarà un buon sparring partner per la pellicola in un ideale duello. Una vittoria netta si addice al valore cinematografico perchè saprà usare ottiche molto più sofisticate verso profondità congeniali ad una intuitiva complessità contemporanea del vero.