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Il Meglio e il Peggio del mese
LA FELICITA’ DEGLI ALTRI di Daniel Cohen
Sceneggiatura di Daniel Cohen, Olivier Dazat

Con Bérénice Bejo,Vincent Cassel,François Damiens,Florence Foresti

Chi pensa alla felicità quale beneficio assoluto,indivisibile di ogni individuo potrebbe aver perso una scommessa. Fattore primario della spinta all’evoluzione il diritto alla conquista di un appagamento positivo veniva inserito anche nella costituzione degli Stati Uniti,ma con evidenza i giorni nostri paiono voler aggiungere dell’altro. Per il vero l’essenza felice non sembra disponibile in abbondanza e solo piccole dosi paiono un’insperata dote di pochi. Prevale in tal senso un’idea relativa di intervento fatale quasi fosse tutto da ascrivere al classico mistero della fortuna. La felicità raccontata nel film è un sagace e tormentato itinerario dolce amaro pieno di malcelata ostilità che si manifesta tra amici quando prevale,inattesa,una luce sfavillante nella vita di uno di loro. Tutti gli omaggi ed elogi verso chi sta beneficiando di un momento molto favorevole,ma spesso la condivisione gioiosa non sembra poi godere di eccessivi entusiasmi negli altri a cominciare dal giro più stretto. Un’amicizia verrà vista nel suo rovescio più diretto,l’abbattuta ripercussione si mostra nei sentimenti di taluni quando un’affermazione schietta dona giorni felici che cambiano il passo del corso esistenziale alla più riservata. Léa fa la commessa in una boutique,possiede una sensibilità profonda dal quadro prospettico,vedendo e stando a contatto con molte persone durante la giornata riesce ad immaginarle,descriverle nella dimensione meglio congeniale. Arguisce dei pensieri intimi,affabulanti,espressi su misura della personalità delle clienti,come per rivestirle dell’abito più interiore e desiderato adattato alle linee dell’imprevedibilità. Queste note sa scriverle e tradurle con originale piglio nei post social in cui ritrae con deduzioni fantasiose figure di donne sconosciute sulle quali saprà pennellare un attraente spessore letterario. Un editore la contatta per realizzare il libro che non faticherà molto a diventare un empatico best seller. La scrittrice di successo é ruolo che prenderà in contropiede i suoi più stretti confidenti,marito e un’altra coppia,con cui ha dato il via a tante esperienze. Certamente s’inerpicano nei suoi confronti piccole invidie e rancorose disapprovazioni fino allora mai dichiarate ma la storia metterà in scena con maggior impeto una forma di conflitto ben più che sibillina. Si scatena una competizione al limite del grottesco che vorrebbe arginare,emulare in qualche maniera il carisma della malcapitata Lèa mentre il marito suo malgrado patirà le nuove risorse della giovane donna. Così gli amici spiazzati pensano di eguagliare la raggiunta fama di lei mettendosi a fare i talentuosi dell’ultima ora usando l’adesione da neofiti presuntuosi. Improvvisarsi e tramutarsi velocemente in grandi letterati,poeti o artisti della scultura usando un semplice testo tutorial,divenire musicisti in voga dopo aver comprato tastiera e software per comporre,cantare,registrare hit sono del resto refrain modaioli che sembrano alla portata di tutti e il film possiede risorse per descrivere il ventaglio d’ironia dentro una battaglia campale. Commedia tra le più raffinate,di derivazione teatrale,sa muoversi con molto acume sul terreno dei contrasti evidenziandone i sottintesi e le più nascoste fragilità. Personaggi a nudo su ogni frangente e in queste pagine si aprono le dinamiche più riuscite che possiedono anche un risvolto dal profilo distinguibile in difesa della creatività e del talento puro. Secondo una concezione diffusa ma quanto mai avvolta di luce artificiale l’espressione talentuosa sarebbe il prodotto di un gioco in continuo movimento. Invece la partita è falsata da criteri pubblicitari scambiando come sempre cause con effetti. La genialità del talento non si rileva o si riproduce con metodi certificati,tantomeno verrà colta ad ogni angolo di strada,ma sarà contestualizzato un equivoco contemporaneo sul quale la pellicola fa emergere chiarezza intellettiva. Quando le spinte di livellamento culturale verso il basso stanno attuando comprensibile disorientamento il richiamo al giusto principio lascia un piacere al di là delle sottigliezze. Un film oltretutto sul cambiamento come non facile percorso che pone in rilievo l’effettiva valenza del sostantivo felicitas e la sua tagliente altra facciata intesa quale sarcastica sventura per alcuni,comprensibilmente senz’arte né parte.