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Il Meglio e il Peggio del mese
IL LATO POSITIVO di David O. Russell
Sceneggiatura di David O. Russell

Con Bradley Cooper,Jennifer Lawrence,Robert De Niro,Jacki Weaver

Le leggi dell’equilibrio risiedono nella mente anche quando spesso sono frutto di ingarbugliate e stratificate codifiche presenti circostanti al mondo delle relazioni. In fondo Pat non se l’è andato a cercare irrazionalmente il periodo di recupero in clinica psichiatrica al pari di tutte le restrizioni che hanno portato fine al suo matrimonio. Dotato di un carattere esuberante,generoso,diretto e senza filtri nel rapporto con gli altri ha pagato un eccesso di verità mostrato nell’incasinata relazione con la moglie. Il recupero è possibile,una canzone gli ha rovinato la vita ma se riesce a prendere il passo della nota giusta s’inverte la rotta. Soffre di disturbo bipolare,che tradotto dal linguaggio clinico fissa la patologica frequenza di sbalzi umorali spesso in depressione. Per il vero i genitori fanno il possibile nello sforzo di riabilitarlo ma l’impeto convenzionale che incalzano nei suoi confronti mette in luce quell’impossibilità sofferta di sentirsi normale. Ben altri progetti risiedono nella psiche sotto pressione di Pat,cercare l’angolo positivo delle cose sarà il principale,“ Dobbiamo arrampicarci e crescere senza bisogno di nessuno “ parafrasava con saggezza una celebre canzone. Così in quel sentiero che proverà a costruire dovrà esserci posto per l’indimenticata ex in un rinnovato rapporto. Ci sono elementi di riuscita nell’impresa e un ponte inaspettato viene offerto da Tiffany che si mostrerà collaborativa chiedendo reciprocità. Questa insolita ragazza dalle caratteristiche ed esperienze affini sarà molto importante per lui in un riflesso speculare fondamentale. David O. Russell continua lo scavo di personaggi che definiscono in buona misura la dimensione psico sociale di questo periodo. Come nel precedente The Fighter affina,focalizza la loro segreta intimità per mettere allo scoperto la distonia nei comportamenti relazionali a equazione prossima del caos collettivo,ma nella configurata complessità di questi si intravede via di riscatto. Il film s’incammina sulle leggi di un difficile e sostenibile equilibrio esistenziale in cui si ramifica il fulcro narrativo e insieme stilistico della storia. In questo sottile e rischioso bilico c’è la costruzione di una sceneggiatura che sa di dramma senza vocazione tragica. Lascia assaporare la commedia senza risvolti divertiti o effimeri rilanciandone gli umori vitalistici e inventivi quanto imprevedibili nel concedere crediti di riabilitazione. Questo è il suo centro di gravità che contraddistingue l’architettura pregiata di una pellicola attenta alle sensibilità,spesso bruciate,di persone marginalizzate dall’altrui nichilismo. La sua genesi lascia difficile catalogazione nei generi ma apre orizzonti vasti come è consuetudine di un cinema interfacciato e stimolante.