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APRILE 2024

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Il Meglio e il Peggio del mese
DOGMAN di Luc Besson
Sceneggiatura di Luc Besson

Con Caleb Landry Jones,Jojo T. Gibbs,Salma Bailey,Marisa Berenson

Le sfaccettature e le personalità descritte nei film di Luc Besson hanno per riferimento basilare la lotta per la sopravvivenza,condizione per sottrarsi all’oblio voluto dal destino,presupposto per sfuggire al limbo che ha imposto l’Universo. Douglas,personaggio centrale della sua recente pellicola,rientra pienamente nel corollario ma lascerà un ricordo di sé ancor più forte,così affrescato,talmente immerso nella purezza espressiva da permettere di aprire sul racconto degli squarci introspettivi,dialettici e semantici che daranno un risultato tra i più potenti del regista francese. Egli riesce a trovare una quadratura perfezionista alla mescola delle tematiche a cui è da sempre vicino,trasportando il dolore del personaggio in una chiave che si espande,comunicando emozione,trasferendo negli alvei delle’impressioni il definibile spazio di un naufragio tormentato mai tentato da aggiustamenti consolatori. Non constateremo in alcun modo che le sequenze d’azione possano essere tentate di sovrastare,dirigere la vita malinconica e la straziante ribalta di Douglas. A condurre il vero spettacolo del protagonista sarà la complessa,disperata ed estroversa posizione che vuole riabilitarsi nel tentativo di riappacificare l’intimità dilaniata. Si può rimanere attratti con sincerità dall’ipnosi di un’anima inquieta. Dogman sembra una tela per nulla scomposta nei colori,fusa nel dramma,spruzzata dal thriller,seguendo le sue linee di manga finirà per comporre un fantasmagorico rendez vous che sotto molti aspetti stilizza,rinnovando con vigore,un’ipotesi di Comic. Se volessimo circoscriverlo al genere Besson ne ha chiaro l’orizzonte (Lucy),segue con filologica esistenzialità il temperamento e la credibilità delle situazioni che nel clima di iperrealtà originano una convincente intelaiatura. Per innalzare la dignità dell’eroe c’è bisogno di imprese su imprese. Qui si presentano immensi il disavanzo cosmico e la privazione d’amore che hanno relegato ingiustamente Douglas tra i reietti,ma questa dimensione antitetica prodotta dall’esclusione e da un’atavica condizione randagia stimolano la trasformazione del giovane. Se la famiglia e gli uomini lo hanno cacciato non poteva non essere accolto per iperbole dal mondo animale,anzi offrirà lui stesso ospitalità a una miriade di cani che gli saranno riconoscenti alleati contro la malasorte. Nel ragazzo diversamente abile dimora talento e valore ma per rimetterlo al centro non servono improbabili concessioni o il falso pietismo degli altri. Il plot prepara una fine cesellatura mettendo in testa una scelta inderogabile;la condanna ad essere libero,un’alternativa di percorso verificabile anche dalle citazioni canore in cui Besson incanala dotte teorie di elevata suggestione. Esprime fin dall’infame ghetto dove si delinea la prigionia le migliori,reattive concezioni da collegare per idealità e rigore etico all’esistenzialismo francese. Sono sostanziali le decisioni per capovolgere l’infelicità in rapporto a ciò che Douglas sa di essere e su quali obiettivi puntare,di certo non trattiene la fantasia. Considerare le fasi primarie e i dettagli del proprio esistere assume un significato molto importante per forgiare una coscienza adatta alla necessità,ma sarà la completa disponibilità del protagonista verso un’immaginazione totale a rendere nitido il pensiero caro a Jean Paul Sartre. Volere l’affermazione di sé stessi contiene un senso dinamico compiuto che potrebbe abilitare conseguenze risolutive,in concreto opponendosi alla caducità della vita,ribellandosi alla banalità dell’esistenza.