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Shoah: Un Sacchetto di Biglie
La biografia racconta il viaggio di due bambini verso la chimera della libertà
Gioco e tragedia si mescolano al pericolo dei treni per Auschwitz

Un Sacchetto di Biglie: Bambini e Shoah
Un Sacchetto di Biglie: Bambini e Shoah
La ricorrenza dedicata alla memoria della Shoah quest’anno vede la programmazione nelle sale cinematografiche di un film atipico quanto ferventemente ispirato di saggio idealismo. Un Sacchetto di Biglie è la parafrasi giocosa ma non certo edulcorata che illustra una parentesi molto amata dai bambini a cavallo tra gli anni trenta e quaranta. Le palline colorate hanno rappresentato in quel periodo uno dei modelli più diffusi per accendere divertimento e occasione di stare insieme ma contemporaneamente,la vicenda si svolge a partire dal 1942,l’innocenza del passatempo diviene il catalizzatore e l’amaro contrasto che vedrà l’emersione di terribili eventi. Il racconto è l’autobiografia scritta da Joseph Joffo,figlio di un barbiere ebraico a Parigi,che era appena un fanciullo quando le leggi razziali volute dal governo di Vichy presero una direzione senza appello. Il collaborazionismo del maresciallo Petain e la piena assunzione di poteri da parte dei nazisti convinsero i suoi genitori ad una estrema decisione. Organizzarono la fuga di lui e del fratello verso sud,a Nizza,dove ancora si respirava aria non nefasta. Sembrava l’apoteosi,ardita e fanciullesca,che investe la spontaneità di uno svago chiedere il baratto del sacchetto di biglie con l’infame marchio cucito sui vestiti per riconoscere gli Ebrei. Eppure gioco e tragedia viaggeranno come compagni nel più insondabile dei tragitti verso l’esito di una lotteria conosciuto solo dal fato. Il coinvolgimento leggiadro e l’atteggiamento infantile troveranno di fronte alla crudeltà della Storia una rapida,incessante full immersion nelle paure della vita e nella più nefasta,illegittima sopraffazione dei diritti di libertà. Intriso di candida dedizione rappresentando i bambini nell’espressione poetica di anni non ancora corrotti dalla bestialità di certi uomini,il film tenderà sventuratamente a far scoprire la disumana determinazione presente nelle circostanze autoritarie,quando si perpetua la volontà di ridurre in schiavitù e abbattere l’origine degli altri. La cifra stilistica nella pellicola diretta da Christian Duguay combina l’essenza,l’idea profonda e al tempo stesso suggestiva che guarda ai percorsi assumendo ampia gamma di sensibilità,riuscendo a contestualizzare senza perplessità narrative un indiscutibile racconto di impegno civile e morale. Descrive e avversa l’assurda,barbara volontà di chi vuol esistere solo per l’esercizio del comando in dispregio all’evoluzione e all’esistenza altrui. Nei bambini la fuga verso sud,l’arrivo nel mar Mediterraneo e quella distesa d’acqua verranno da loro vissuti come una novità incantevole. Aprirà ad un astratto e meraviglioso lampo di libertà ma la breve parentesi sarà abbuiata dalla comparsa della più turpe e deflagrante deriva della guerra. Non potevano comprendere completamente il pericolo della tragedia connaturato negli adulti,il trauma ne accelerò la crescita ma lascerà dentro il segno di tracce indelebili. I treni per Auschwitz erano diventati prassi regolare in tutta la Francia e l’Europa continentale,purtroppo partivano anche da Roma e Milano. Fa rabbrividire il capitolo rivolto al famigerato Philippe Petain,il cui governo coprì’d’infamia un intero paese. Veniva considerato un intellettuale idealista nel credere ad un’Europa unita nelle comuni radici Cristiane. Aveva fiducia che il progetto sarebbe stato conseguito facilmente grazie all’alleanza con Berlino,lo stesso Hitler guardava con favore all’opzione. Oggi c’è una forte somiglianza d’intenti con il passato,fascismo e dispotismo guarda caso ritrovano nuove identità e uguali brame di potere. Il Giorno della Memoria serve anche in questo,aiutando a contrastare le forze dell’abisso.
Franco Ferri
27 gennaio 2018