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Questa settimana ti dico no,la prossima ti dirò sì
L’invasiva presenza di film comici ogni settimana nei cinema
Rai e Mediaset in una comune strategia culturale che va oltre il marketing
La celebrazione di un genere lontano da modelli satirici e impegnati

Francesco  Pannofino,re della new comedy
Francesco Pannofino,re della new comedy
Il titolo che abbiamo scelto non si riferisce alla prossima uscita dell’ennesima farsa all’italiana ma risulta una sintesi semiseria di una certa improvvisazione distributiva che porta nei cinema storie facilmente dimenticabili nelle quali anche gli attori sono spesso gli stessi spalmati su ogni pellicola. Il genere comico,ma è difficile ridere,ormai è di fatto l’unico prodotto di riferimento per l’industria che viene replicato in grande mole praticamente ogni weekend. La galleria dei successi quest’anno ha trovato non soltanto il solito film natalizio di Neri Parenti,ma da Che bella giornata  a Qualunquemente passando per Femmine contro Maschi,Immaturi  a Nessuno mi può giudicare si fa pressante l’idea che il cinepanettone sia disponibile tutto l’anno. Le decisioni del marketing stanno supportando un fenomeno di gran quantità che inversamente non restituisce proporzionati livelli qualitativi rischiando una certa saturazione anche in quel pubblico che dava carta bianca al genere. Le ultime uscite da Boris - il film,C’è chi dice no,Se sei così ti dico sì,stanno avendo rendite da flop. Si evidenzia in questa fase di cinema la consueta preponderanza della televisione che mette in forza i suoi denari ma anche il suo background nello stabilire il format delle storie. Sorvoleremo su oggettivi deficit per i mediocri meriti nella scrittura dei film,per gli alti tassi di grossolanità divenuta un quoziente irrinunciabilmente attrattivo. Sosteniamo l’impossibilità  di chiamarle commedie perché quelle vere non risiedono più qui e coloro che abusano del termine probabilmente sanno di ingannare quella stessa realtà che resta ai margini nelle pellicole.

woody  Allen, un modello superato ?
woody Allen, un modello superato ?
In un certo qual modo si ha impressione piuttosto nitida che negli interessi mediatici di Rai e Mediaset esista una strategia culturale comune per non lasciare neutrale lo spazio del cinema. La manifestazione palese di questo schema recentemente ha richiamato interesse nel quotidiano più fiancheggiatore dell’attuale governo nazionale,Il Giornale che in un editoriale dal titolo Basta con volgarità e ideologia: ecco la new-comedy all’italiana,fa un disinvolto elogio della tendenza. Il redazionale di sapore tipicamente promo,in assenza di validi accenti critici,sviolina le presunte caratteristiche dei recenti film orientate nel dare impulso a storie senza volgarità e scemenze varie che in definitiva espellono ideologia ed impegno. L’epocale momento,sempre secondo Il Giornale,sancisce la fine di un modo di fare cinema tipicamente istituzionale perché la commedia non avrebbe bisogno di denunciare niente. Forse è da dimostrare che la volgarità non c’e più nel comico odierno,non sono le parolacce il nocciolo della questione,ma il volgare in quanto fattore culturale ed estetico che diviene istituzione radicata in quei filmetti. Potremmo discutere o meno sulla necessità della presenza di impegno ed ideologia nelle commedie,certamente l’umorismo politico ha una lunga tradizione che ha origini nel teatro fin dall’antica Grecia e nel cinema sarebbe come annullare l’influenza narrativa,non tanto di Risi o Monicelli,ma di Charlie Chaplin o Billy Wilder e in tempi recenti  di Woody Allen,Stephen Frears,Wes Anderson,. La sola ideologia intravista risiede in una strumentalizzazione mediatica che ha sbagliato nettamente il profilo del testimonial,perché questo cinema italiano non ha né appeal,né ideali per agitare una pur dignitosa battaglia conservatrice.
F. F.