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Dumbo: Tim Burton e l’allegoria anticapitalista
Nel nuovo live action Disney viene elaborato un messaggio attualizzante
Tutta la progettualità di un regista creativo per un affresco visionario

Dumbo e i suoi amici nel live action Disney
Dumbo e i suoi amici nel live action Disney
Nella politica di restyling dei grandi classici cartoon,Disney sta privilegiando nel live action una formula distinguibile che raccolga modi di vedere e sensibilità del tutto attualizzanti. Possiamo fare confronti e avere preferenze legittime,ma ciò che è certo emerge un diverso criterio nell’elaborare la fiaba,non solo perché questa nella revisione moderna ha ormai perso l’aurea di distanza culturale e,forse inavvicinabile relazione dal contesto tangibile. Sviluppi e possibilità tecnologiche hanno permesso interazione nel racconto partendo da una realtà che implementi quella tipica del cartoon inserendovi modalità e tempi del realismo. Allo stesso istante potremmo raggiungere con la medesima equazione il processo inverso,riuscendo a modulare completamente non solo la parte meccanicista di due sistemi,giostrandoci inoltre l’intersezione di logiche interpretative del tutto amalgamabili che una volta sarebbero state assolutamente divergenti se non improponibili. Riusciremo ad integrare così in una storia con maggior espressività e dinamismo il fattore dei simboli che un tempo erano relegati all’intuizione e a una permeabilità non sempre ottimale nel tessuto fiabesco. L’esperienza vissuta nel live action,Dumbo,permea tale percorso perché le differenze notevoli che lo discostano dalla sceneggiatura dell’animazione del 1941 tendono ad assimilare con più svolgimento analogie semantiche e di sottile interpretazione. Queste magari erano presenti anche nel capostipite,seppur in dosaggio meno evoluto,ma la sopraggiunta,maggiormente complessa,elaborazione culturale della mitologia associata alle sopra descritte occasioni espressive permettono straordinaria efficacia nell’architettura allegorica. Tim Burton ci mette del suo e come un pittore chiamato a rivedere l’affresco,quanto a riprendere gli spunti del mito,persegue uno scenario dove dolcezza e inquietudine devono leggere ancora pagine di fantasia senza alterare e ripudiare il disegno amato fin dalla fanciullezza. Nella storia dell’elefantino volante scompare l’elemento del volo in quanto gioco di epidermico sorriso. La possibilità di librarsi nell’aria rivela il dono fatale calibrato dal desiderio indomito di poterlo esprimere,quanto osteggiato dall’interiorità dell’animale di non saperlo ancora realizzare. Non è un gadget da mostrare ma segue il progressivo dischiudersi di un sofferto talento che non riesce ad esprimersi pienamente. La sensibile,attaccata amicizia dei bambini sarà di enorme aiuto per compenetrare e far comprendere la natura diversa dell’animale. Attraverso la loro disinteressata complicità motiverà grandi aspettative per apprendere meglio la propria unicità,e per non cadere nella schiava condizione di quelli attratti dall’avido opportunismo di voler sfruttare le sue fantastiche doti. Come una fiaba dolcenera dal sapore contemporaneo le componenti antagoniste distinguono il sentiero di Dumbo. Ritraggono la pista circense di una formazione tormentata che è divisa tra l’entrare in simbiosi con se stesso e la discutibile accettazione dello status di star in cattività a perpetuo compimento del cerchio spietato voluto da un’insaziabile show business. L’innocente spettacolo del circo diviene il cupo setting che stabilisce dalla nascita le fasi di una vita non libera,sotto questo aspetto saranno presenti indicazioni figurative di riferimento attualizzante molto sostanziali. Tim Burton al proposito rilascia una fervida sagacia progettuale che rivela dal disegno forte sostegno presentando la tridimensionalità di una metafora anticapitalista. L’affresco visivo abbraccia la dimensione ravvicinata della creatura che soffre ma non cede,passa alla prospettica del sordo dialogo con individui soltanto pieni di brama del denaro,fino a integrarsi nel fondale dove sorge Dreamland. Questa città Luna Park rappresenta l’ideale del sogno illusorio e grottesco concepito per ammansire la massa in cui,gioco,spettacoli straordinari,tecnocrazia,riempiono le esistenze degli individui che avranno esclusivo compito di non sottrarsi al consumo. Il paradiso ludico è la quintessenza di una fiction che preordina guadagni e assetti sociali favolosi,tuttavia Dumbo detiene la capacità originaria di poter essere il basamento di questo squallido equilibrio e in parallelo con il suo libero volo di avere la facoltà per mandarlo in frantumi. Il dubbio shakespeariano che anima il film.
Franco Ferri
30 marzo 2019