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Il Meglio e il Peggio del mese
VICE – L’UOMO NELL’OMBRA di Adam McKay
Sceneggiatura di Adam McKay

Con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell,Sam Rockwell

Tra tutti i racconti cinematografici che negli ultimi anni possono aver rappresentato in modo esemplare,con presenza di idealismo e nobili intenzioni di scavare nei film ad indirizzo civile,questo diviene il più innovativo e completo. Innanzitutto con molto coraggio e intelligente acutezza è la prima pellicola che tenta di capire a fondo attraverso sintesi da storiografia i mutamenti avvenuti negli ultimi venti anni. Qualcosa che non resterà limitato ai soli Stati Uniti ma per incauta tempesta coinvolge tutte le società del pianeta. I legami e i piani che hanno,stanno stravolgendo il mondo sono frutto di coincidenze puntigliose sulle quali casualità e caotiche sembianze sembrerebbero del tutto assenti. Per certo verranno sostenuti da uno scenario occulto la cui azione viene agevolata dalla politica,nello specifico da un preciso protagonista oltre le regole,Dick Cheney. Un nome che poteva dire poco ai non specialisti dell’establishment Usa,ma la sua influenza strategica accese il faro del dietro le quinte da vero comandante in capo dell’amministrazione Bush. Adam McKay aveva già diretto il fortunato e originale;La Grande Scommessa,districandosi con radicale sagacia nel più infido dei temi odierni,ovvero l’influenza capillare della scienza finanziaria,delle multinazionali,nel sistematico prospetto che regge tutti gli attuali risvolti. La scommessa più rischiosa era di poter alzare ancora il tiro ponendo le basi di un affresco senza eguali che raccogliesse i fatti,ergendosi a conduttore storico politico dei turbolenti anni del ventunesimo secolo. Se si sceglie il genere biografico,che si adatta meglio alle rivisitazioni e al catalizzarsi come fulcro in un personaggio esplicativo di un’epoca,quasi sempre ha la meglio il concetto dell’uomo esemplare condiviso universalmente. Il vice di George W. Bush di sicuro ha avuto intelligenza e senso non comune della visione davanti,ma nel ritratto di Adam McKay diverrà il campione più straordinario della prospettiva diabolica dopo le follie planetarie scatenate da Hitler. Vedremo il protagonista più ignobile nel pianificare nuove tirannie,eludere e togliere diritti umani che sembravano inattaccabili. E’ la scalata del self made man,outsider di rinnovato brevetto americano. Un ex ragazzo fannullone del Wyoming,la cui figura piano piano immersa nell’agone politico lo condurrà paradossalmente ad occupare il medesimo peso nelle svolte che segnano i passaggi importanti del mondo,sulla falsariga di quelli realizzati da personaggi tipo,Henry Ford,Walt Disney,Elvis Presley. Una biografia anche al negativo vuole però la verità sacrosanta della storia recente. Aiuta a scoprire la cappa sottile e altrettanto pesante focalizzata su quella nuova forma di dispotismo che ha invaso continenti e paesi nell’ultimo ventennio. Fa da contrappunto in questo l’aspetto della persona priva di quel minimo,edificante profilo che ci si possa aspettare dentro l’obiettivo da un soggetto prestigioso e autorevole. Raccontare il fulgore dell’uomo grigio,dai tratti antiestetici più infidi,le cui imprese soggiacciono morbide e nascoste nell’oscurità senza alcuna dote di romantica battaglia,compete per una posta in palio che sembrerebbe strizzare l’occhio ai classici narratori russi. Possiede d’incontro una poliedrica dimensione di grande cinema fluidificato attraverso la ricostruzione certosina di tanti eventi collegati fra allegoria,surreale e grottesco. Dick Cheney non ha inventato l’auto o il rock & roll,eppure nel riconsegnare il potere alle caste del denaro ha eseguito una propria originale performance sulle esigenze di quella parte di società che non vuol affatto concedere alcunché agli altri. Senza dubbio ricalibra le leggi della politica colpevoli di rendere in formato beffardo gli effetti rinnovati dell’aggettivo cambiamento. Si globalizzano interessi petroliferi e terrorismo (quali scoperte su Isis e Al-Zarqawi !) non scordando sporchi affari in Italia. Si controlla totalmente il settore mediatico trasformato in comunicazione dei conservatori. Soprattutto vengono stravolti i principi costituzionali basati sul pensiero democratico delegando in tal modo al Vice Presidente la possibilità di un arbitrio senza eguali,favorendo intromissione nella privacy dei cittadini e nell’autorizzare torture ai prigionieri politici. Resta da domandarsi semmai perché misteriosamente i suoi successori non abbiano raddrizzato questi disvalori,ma Cheney conquisterà anche il copyright di un lungimirante tormentone chiamato,cambiamenti climatici. Un adattamento ingannevole,fuorviante per il glossario che ha avuto successo e diffusione ovunque grazie all’input mediatico voluto dallo staff del secondo (primo) presidente. In una democrazia in crisi dove un Vice ha saputo imporre decisioni d’altri tempi con l’avvallo inerme della maggioranza delle genti,questa pellicola rappresenta con spirito libero la più sincera e controversa forma di coscienziosa denuncia civile.