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Il Meglio e il Peggio del mese
TRE VOLTI di Jafar Panahi
Sceneggiatura di Jafar Panahi

Con Behnaz Jafari,Jafar Panahi,Marziyeh Rezaei,Maedeh Erteghaei

L’appuntamento con un nuovo film del regista iraniano merita,per tutti coloro a cui piace il cinema e ancor meglio sono diretti verso qualcosa d’intelligente,il segno di spunta sull’agenda degli eventi irrinunciabili. A partire da quando veste il ruolo di protagonista principale a bordo del’auto (Taxi Teheran) le sue storie diventano imprevedibili,motivate nello svolgimento di un’atmosfera figurativa e sanno catalizzare con determinata forza il tono dell’incontro speciale. Si attua uno sviluppo armonico delle situazioni concretizzato da un filo conduttore che nel viaggio,e nella parafrasi più estesa del movimento,trova l’ampiezza del coinvolgimento significativo. Quattro ruote,citycar,ma l’utility del trasferimento con Jafar Panahi perde il quoziente dell’anonimato ricevendo in cambio il dono di mezzo comunicatore. L’automobile aderisce con duttile sagacia al percorso intellettivo delle scelte autorali,modulando curiosità e mappe conoscitive,appare strumento aggiunto che supporta egregiamente il compito da obiettivo della profondità di campo. La guida per il regista si attiene ad un protocollo variabile che segna il contatto con gli altri nei boulevard di città, scrivendo nuovamente misteriosi capitoli mentre vaga nelle stradine di campagna. Panahi lascia così i viali affollati di Teheran per andare nei luoghi rurali dell’Iran servendosi stavolta di un fuoristrada,ma non sarà un itinerario tranquillo. Una ragazza ha inviato un video drammatico ad un’attrice celebre che messa in subbuglio da questo selfie ansiogeno chiede al regista di andare a cercarla insieme,magari salvarla da tristi propositi. La giovane è appassionata di recitazione,forse vuole eccedere per attirare quell’attenzione che di solito non viene recepita dagli addetti ai lavori. Non possiamo sottovalutare del resto l’ostilità familiare che non accetterebbe per tradizione i lustrini dello spettacolo e la vita degli attori. Il mondo dei social ha impresso anche in Iran una fase di cambiamento che sorvola volontà politiche e antiche barriere ancestrali mettendo in start nuovi desideri e prospettive insolite fino a pochi anni addietro. Questo comporta visibili contrasti culturali che non si omologano ai parametri sociali improntati dalla rivoluzione degli Ayatollah. Giunti con visibile fascino e lenta fatica nelle zone lontane dalla capitale,il volonteroso tragitto del regista e dell’attrice rimane sorpreso,non di meno avvinto da questa disputa che é molto sentita dai locali. La pellicola seguendo la traccia di realtà,nel tentativo di mettere a fuoco gli interrogativi e le urgenze della ragazza,scopre un’altra storia dal carattere percettibilmente vivo e presente. Diverrà rivelazione spontanea di quanto vecchio e nuovo,l’affezione incrollabile degli abitanti più anziani ai precetti della tradizione religiosa e il mutamento a tratti sottile eppure pieno di vigore trans generazionale,stiano avvolgendo la cultura di un paese apparentemente fermo per lo straniero. Panahi,il viaggio come moto continuo che tende alla perfettibilità del cerchio,fa un gioco di controluce mettendo in risalto il dibattito politico e certe manifestazioni di libera espressione ancora poco (eufemismo) condivise dal potere centrale. Da politologo che usa il mezzo cinematografico sa guardare alle possibilità future di questo impegnativo e scomodo passaggio. La terza strada fotografata,gli ultimi lineamenti dei volti osservati nella ruralità del paese,quella prospettica resterà emblematicamente ardua. Forse non basterà nemmeno la volontà della giovane con il piccone che voleva allargare la carreggiata,spesso il solco tradizionale serve a mantenere integre le coscienze. Qualcuno si potrà proteggere dal diluvio annunciato.