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Il Meglio e il Peggio del mese
MARIA REGINA DI SCOZIA di Josie Rourke
Sceneggiatura di Beau Willimon

Con Margot Robbie,Saoirse Ronan,Jack Lowden,Joe Alwyn

Se nel panorama cinematografico attuale ci fosse ancora necessità di rivangare la storia del passato per riaffermare o aggiornare morale e protagonisti,l’occasione data da quest’ennesimo adattamento di Maria Stuarda (Stuart per la cultura inglese),vede invece la macchinosa affermazione di un tedioso polpettone. L’ambizione di portare ai nostri giorni tensioni e personali battaglie delle corti di un tempo segnalano il traboccamento di una moda,che se non si possiede straripante talento cinematografico,assistito da ribelle quanto sensibile tocco,rischia nel migliore dei casi un processo implosivo da sterile opportunità revisionista. Il problema centrale del film è quello di aver tentato di sdoganare un temperamento moderno nelle protagoniste senza un disegno articolato che rendesse scontri e incontri delle sovrane di suscettibile contemporaneità su tutto il palinsesto del racconto,. La leggera patina di Maria insicura ma decisa a far valere su Elisabetta diritti e ragioni oltre il potere costituito non rappresenta un divenire del personaggio. Nel momento in cui l’insieme di dialoghi e situazioni restano ancorati all’affresco più tradizionale,il tenue sapore di donna in trattativa,ostilmente considerata ma coerente alla propria fede,finisce per assumere nel resto del film la prevalenza da furbo restyling. Siamo nel 1561,Maria divenuta regina di Francia torna nella sua Scozia per riprendere il trono ma questa terra ora ha un'altra sovrana, Elisabetta I° monarca d’Inghilterra e con lei un coagulo di battaglie per dominare,sostenute da secolari conflitti tra cattolici e protestanti. La lotta per la supremazia europea si concentra tra queste tipologie d’improbabile femminismo cinquecentesco che a distanza ma non troppo vogliono l’autenticazione del proprio status regnante. Rispetto alle versioni precedenti della vicenda Maria di Francia non ha atteggiamento belligerante verso la rivale Elisabetta,il suo appare un temperamento moderato che induce al compromesso e alla possibilità di mediare una soluzione di potere. L’arte della politica vorrebbe assumere contorni da tavolo dei negoziati ma l’Europa senza frontiere sembra ancora lontana dall’arrivo. L’avanzata di questa donna pioniera diventa scudo e nuova linfa contro la ferocia maldicente di uomini belve che vogliono l’assolutismo. Maria la buona cerca un regno volendo sottrarsi al violento comando creato dall’uomo. Vorrebbe il confronto con la plumbea e scostante Elisabetta,ma la ragion di stato fa prevalere nella regina inglese la prospettica risoluzione su chi dovrà infine sostenere la parte di vittima predestinata. Uno script che resta fin troppo conservatore nella sostanza,non servono gocce di futura condizione evolutiva per avvalorarlo nel recinto delle novità espressive. In definitiva resta in evidenza solo l’ingrediente di una sedicente rilettura culturale che non è poi così lontana dall’opinabile e dalla fake storica. La priorità per una messa in scena dal fondamentalista risvolto teatrale lega gli altri elementi ad un equilibrio che non permette il ribaltamento dei canoni,e tutto resta sul solco dell’apparenza. Quando la pellicola si propone nel fondale iconografico quale esame di riconoscimento sfavillante pensa a Ridley Scott,ma il colore ammaliato di quei ritratti storici ora appare sul trono barocco di un stilismo ormai insostenibile.