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Il Meglio e il Peggio del mese
L’UOMO DEL LABIRINTO di Donato Carrisi
Sceneggiatura di Donato Carrisi

Con Toni Servillo,Dustin Hoffman,Valentina Bellé

I giochi della mente trovano un posto sempre più incisivo e ricco di possibilità espressive da quando la tecnologia applicata al cinema è divenuta uno strumento di favorevole ausilio evolutivo. Esprimere l’immaginazione attraverso il principio dell’immagine ha trovato contributo permeabile e creativo nelle possibilità applicative permettendo il formarsi di stili da recepire nell’adeguato linguaggio dell’immaginario sovente ricco d’imprevedibili e sfuggenti regole modulari. Diviene possibile elaborare un racconto seguendo un concetto che renda assimilabile piani apparentemente irrazionali con le congetture dell’oggettivo senza cadere in luoghi contraddittori rispettando e riadattando studi di valore scientifico dai quali tener giusto conto. La psicanalisi ha influenzato Kubrick e le suggestioni derivanti da studi neuropsichiatrici sono state propedeutiche a lavori di Scorsese e Polański lasciando che la scienza sia stata senza saperlo un sentiero di stimolo per il movimento cinematografico. Più in generale il viaggio nel cervello umano ha trascritto momenti di visionarietà e sensazioni impalpabili che grazie al cinema contemporaneo ha trovato verità di rappresentazione portando sostegno a film drammatici,al genere thriller e più in generale all’horror facilitandone anche le versioni d’autore. Sembra lontano il tempo in cui per trasferire in forma comunicativa certe atmosfere e le estranianti devianze del polo fantasioso pareva sussistere la sola intensità letteraria,e il cinema riteneva in qualche maniera di assecondarla attraverso un gioco di puzzle retorici,distaccati che determinavano generica,indeterminabile logica d’intellettualismo. Il passo del cambiamento è stato senz’altro dovuto al ricorso di ponderati e paralleli progressi delle possibilità produttive introducendo imput nei quali sarà Hitchcock in primis a spingere accelerazioni con risposte acute anticipando una rinnovata capacità di lettura contenutistica e d’innovazione visionaria,segnando di fatto un confine storico con La Donna che Visse Due Volte (Vertigo) nel 1958. E’ sembrato necessario introdurre queste considerazioni di carattere antologico in relazione all’Uomo del Labirinto perché il film ambirebbe un posto al sole in queste fatali categorie al contrario propone un frullato di elementi basici che non possiedono alcuna risorsa di alta qualità,tantomeno confrontabile nel lignaggio delle strade sopracitate. Appare da subito una pellicola che vorrebbe narrare con eccessivo,spavaldo esibizionismo da piccolo prestigiatore qualcosa di originale rispetto al connubio tra uomo e psiche,ma rimane ad uno stato completamente velleitario se non del tutto disordinato. Regnano nei capitoli della storia atteggiamenti superficiali,insolventi,dove soltanto l’immodestia di chi presume a priori riesce a fare più guai di un cataclisma. Donato Carrisi non sa trasferire in cinema le pagine dei suoi romanzi,non fa uno sforzo in più per offrire dinamismo e opportune soluzioni figurative alla forma in movimento; la lingua del grande schermo. Preferendo la letteratura dell’ego pretende che le sequenze diventino soltanto un supporto decorativo al profluvio delle parole spesso sostenute dalla convenzione banale della voce fuori campo. Semmai il cinema quale centro di iconografie plastiche lo si coglie in qualche luogo comune tratto da vecchi film noir e nelle grossolane parvenze simboliche che sembrano effetti carpiti da pellicole horror di terza serie. Un trend espansivo del quale avevamo già avuto qualche flash in pillole nel precedente film,La Ragazza nella Nebbia. Il gioco delle realtà multiple non smuove e casomai s’agita con macchinosi avanzamenti posticci,imposti in sceneggiatura evitando il rigore di una migliore e convincente costruzione d’architettura. L’enigma della donna rapita e la caccia ai suoi fantasmi rimarranno sconclusionati quanto pieni di saccenza venefica,resta il mistero della presenza di un Dustin Hoffman nel cast che peraltro pare in vacanza premio. A meno che l’approdo nell’Italia delle pensioni d’oro sia il prologo ad un caso da risolvere,un noir stavolta veramente speciale e criptico.