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Il Meglio e il Peggio del mese
DOMANI E’UN ALTRO GIORNO di Simone Spada
Sceneggiatura di Giacomo Ciarrapico,Luca Vendruscolo

Con Marco Giallini,Valerio Mastandrea,Anna Ferzetti

Durante questi anni non siamo ancora riusciti a comprendere fino in fondo quanto la crisi abbia inciso sulla cultura e più in generale sul bagaglio espressivo del paese. Il cinema rappresentò per l’Italia un motivo di eccellenza di enorme proporzione. Un tempo storie con radici domestiche attraverso il linguaggio dinamico hanno inciso e formato un particolare stile d’immaginario che riusciva ad attecchire all’estero forgiando un quadro di riconoscibile unicità. La dialettica e la competizione nei film erano divenute così centrali e favorevoli grazie a felici vene ispiratrici trovando un vento di ampia portata internazionale. Poi in stagioni più vicine,quando altre generazioni di attori e autori non riuscirono ulteriormente a far emergere quei valori di talento necessari,la cinematografia assunse in qualche modo un posto di secondo piano,ma le ragioni più profonde sarebbero tuttora da chiarire. Si notò dall’assoluta mancanza di contenuti originali la secca perdita di appeal che stava trasformando il cinema italiano. Da una decina d’anni per arginare la debordante mediocrità e per supportare l’assenza di validi autori si è ricorsi al rifacimento di commedie provenienti dall’estero. Film curiosi quanto sovente neppure di gran qualità,i cui remake dato che in molti casi sono stati poco visti in Italia avrebbero avuto una qualche potenziale chance per riabilitare il circuito virtuoso con il pubblico. Oggi invece assistiamo per la prima volta all’importazione coatta di una pellicola drammatica,genere quasi dimenticato nel paese per l’oggettiva difficoltà che assembla scarsa preparazione e voglia di sfuggire alle complessità. Il film odierno assomiglia ad un tentativo di arrembante copia incolla che non potrà essere scambiato furbescamente per libero rifacimento. La cosa non sfuggirà tanto agevolmente considerato che la matrice originale appartiene al celebre;Truman,diretto da Cesc Gay,pluripremiato film spagnolo uscito tre anni fa. Il ruolo di Giallini é quello incarnato da Ricardo Darin e Mastandrea ripercorre la figura mediatrice interpretata da Javier Cámara. Truman,è il cane,che nella dolorosa situazione della storia richiama un percorso alienante e interrogativo,così vero da proiettare sugli amici umani tanti dilemmi insoluti,ma adesso si chiama Pato. La pellicola raccontava una vicenda in cui è lucido il tema della morte,con l’amicizia quale asse preferenziale per aggrapparsi all’esistenza,dove il filo conduttore rappresentato dall’animale rivelava l’intreccio significante tra vita,separazioni e dubbi trascendenti. Quest’aspetto di virtuosa presenza in filigrana che tracciava nei fondamenti la sceneggiatura originale diviene nella nuova stesura più annacquato e circoscritto a spunti d’occasione,ma è l’intero percorso a lasciare forti perplessità. Nel riproporre a spron battuto la precedente trama manca il ritratto impressivo,verrà meno quel tocco di gelida e malinconica intrusione che rendeva struggente la poesia di Truman. Gli interpreti frenano di certo la naturale tendenza all’estemporaneo commediante,ma non hanno la tenuta per poter permeare l’effetto stravolto dell’evento,quello avviluppato nello stesso istante da incalcolabile amara dolcezza che si percepiva dalla performance dei colleghi ispanici. A volte il dosaggio di equilibrio che serve all’amicizia appare del tutto sfilacciato e si fa fatica a convivere nel contesto con dialoghi poco meditati. Potranno tentar di convincerci che anche un clone,nel suo estremo di potenza plagiata,possieda il rigore ammaliante del sopraffino quanto un’opera originale ma nel frattempo si sono rotte le scatole a forza di idiozie incorniciate. Magari sarà proprio l’oggettiva qualità del primo film a riverberare sul remake italiano un coinvolgimento catapultando quell’effetto placebo che sorge dalla rispettosa emozione di temi spiazzanti e funesti.