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Il Meglio e il Peggio del mese
CRAWL – INTRAPPOLATI di Alexandre Aja
Sceneggiatura di Michael Rasmussen,Shawn Rasmussen

Con Kaya Scodelario,Barry Pepper,Morfydd Clark,Ross Anderson

La formula del disaster movie appartiene ad un consolidato copyright che trova benzina ogni giorno grazie al versante dell’informazione. Si mantiene sulle lancette dell’emotività per stordire e confondere,non dar tempo alla riflessione come se le urla mediatiche fossero stile rappresentativo di un tornado. Conta strenuamente sul fervido auspicio di eccezionalità affinché i media possano battezzare l’avvenimento meteo e ogni allerta di brezza appunto nel nome del film catastrofe. Purtroppo prevale con abbondanza il fattore catastrofico un procedimento che nella trasposizione di fiction tende ad amplificare la portata degli eventi naturali,ambientali,climatici,rendendoli consapevolmente portatori dell’apocalisse biblico. Quell’indiscreta fomentatrice,miscela di Inferno,che strapazza la fenomenologia tralasciando il corso delle tipicità ricorrenti, attua l’astuto coinvolgimento dell’interiorità aprendo nel microclima di umana pertinenza la congettura dei confusi intrecci da Giudizio Universale. Oltre il Titanic e il Poseidon,lava e lapilli,terremoti al surround uniti al crepitio dell’incendio sulla torre panoramica dal cui attico si ammirano i balletti coreografici delle trombe d’aria che arrivano dall’oceano,c’è tutto un genere in continuo reinventarsi per intimidire e rendere domestico l’incubo sotto il segno della perturbabilità virtuale. Finché gli individui non troveranno il giusto antidoto alla consueta trappola ricattatoria,che irrompe istigando e rimescolando il livello degli umori con quello del ranking giornaliero di pioggia,continueremo ad avere il sempre perfetto cocktail dal quale far dipendere la lista dell’immaginario e così tramandare il sottogenere plastico delle regole drammaturgiche. Proprio in queste condizioni di humus germinatorio va a inseminarsi la vicenda di una giovane resa triste e prematuramente incupita per il dissolvimento inarrestabile della famiglia. Quando i suoi slanci di atleta in piscina sono in stand by,mentre la lontananza e il ricordo stimolante del padre paiono sedimentare angoscia a iosa per causa di quel ricorrente sisma delle coppie che si chiama separazione. Tutto trama per il peggio,l’autunno è prossimo concedendole la malinconica simbiosi da stagione del declino che probabilmente non s’addice ad una ragazza con potenziale. Siamo in Florida,non esiste terra peggiore e cielo più addensato nei giorni di fine estate che annunciano l’arrivo dei terribili,annuali uragani. Haley,il nome della protagonista,durante uno dei tanti giorni di rabbia repressa pare fregarsene dell’avvicinarsi dell’emulo di Katrina,che in quanto energia devastatrice avanza senza sosta. In particolar modo accelera dopo il contatto voce con il padre che non dà segni di risposta. Allora corre in auto verso la casetta rurale del genitore andando a sfidare la forza dell’uragano dentro il suo cuore tenebroso che sembra aver colpito gravemente l’uomo. Qui giunge il colpo geniale,perlomeno secondo gli sceneggiatori,che pensando di compenetrare al disaster le topiche dell’horror mettono in scena gli alligatori in fuga (poveretti !) dai parchi acquatici della Florida. La sfortunata Haley in difesa del padre ferito se lo dovrà vedere con orridi lucertoloni molto più simili ai dinosauri. Memore di Kill Bill la donna sfiderà la natura ostile e mettendo la mano armata nello stomaco del rettile di turno tenta la via di un riscatto brutale con il mondo cattivo,ma ormai siamo alla farsa. Fra connessioni dal tenore allegorico veramente superficiali si consuma il balletto del film che seppur ancorato a capitoli B-Movie vorrebbe con solubilità pretestuosa il diritto alla categoria superiore.